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Le voci dell'Io. Autobiografia e automitografia nell'opera di Vittorio Alfieri

Automatismi e meccanismi inconsci di autosublimazione dell'Io

La partitura organica della Vita in varie epoche offre, nella totalità delle opere alfieriane, lo strumento più chiaro per un'analisi della genesi interiore e del salto qualitativo dall'autobiografia all'automitografia. Il discrimen su cui ci muoviamo è particolarmente labile. Il meccanismo psicologico, all'origine di tale passaggio, può essere colto solo in una visione esterna e a posteriori, tenendo conto che, per Alfieri, ciò che a nostri occhi di moderni potrebbe risultare meramente retorico o altisonante rientra appieno nella sua vocazione teatrale e, un po', in quella del Settecento. Come nel calcolo matematico del tempo esteriore non esistono soluzioni di discontinuità, così anche da una prospettiva culturale è impossibile separare, nel nostro caso, il clima settecentesco dall'ascendenza seicentesca del Barocco. Alfieri recupera, inconsciamente, come retaggio di un' epoca, un' impostazione coreografica dell'esistenza e, nel tentativo di esorcizzare il terribile horror vacui, riveste il ruolo di attore e scrittore tragico nell'arte e nella vita. Chiara e significativa metafora esistenziale di un' epoca può essere considerata la bizzarra decisione del poeta barocco John Donne di farsi ritrarre avvolto nel sudario, in modo da esorcizzare la morte facendosene egli stesso l' emblema.
Pur convalidata anche da un critico della levatura di Debenedetti la salda ed organica compattezza interna della Vita, si può tentare una divisione dell'autobiografia in due parti essenziali, sulla base di considerazioni di carattere temporale e stilistico. La prima sezione vede schierate le tre epoche iniziali contro la quarta e la sua continuazione. Il punto di snodo, attorno al quale si condensa l' attenzione del poeta, si concentra soprattutto sulla Puerizia, Adolescenza e Giovinezza.
Leggendo la quarta epoca, la Virilità, si percepisce la vaga impressione che la narrazione, prima fresca e scorrevole, abbia subito un'improvvisa battuta d'arresto ed abbia invertito quell'andamento musicale e poetico proprio delle sezioni precedenti. Anche lo stile ne risente; sembra in parte aver perso genuinità e una certa vivida piacevolezza.
Il tempo, scandito prima da grandi onde concentriche, di risonanza interiore, assume un aspetto più semplice perché lineare e modulato esclusivamente sul presente, aderente ad una vita non più "inimitabile" , che suscitava invidia a quelli che furono un tempo gli amici dello scrittore, ma assestata sentimentalmente e fisicamente. Il passaggio dalla Puerizia, Adolescenza e Giovinezza alla Virilità segna un lento e caustico scivolare della narrazione poetica ad una scansione più piatta e di sapore cronachistico, parallela ad uno stile di vita mutato. Dopo il “bollore” giovanile delle passioni, il poeta decide di vivere "di rendita" , presago della fortuna che la futura gloria letteraria gli avrebbe apportato. Deposto il coturno, in realtà, Alfieri non abbandona l'attività intellettuale. Egli si dedica al cesello, al labor limae delle sue opere, attività riconosciuta noiosa dallo stesso autore ma che consente alla mente di rilassarsi e di volare lontana, svincolata da una ferrea concentrazione sul tema e sulla pagina.
Esistono, fondamentalmente, due ragioni primarie per cui la Vita si presta, nella prima parte, a favorire uno studio più particolareggiato del rapporto autobiografia/automitografia: una di tipo cronologico, l'altra logica consequenziale. Quando il poeta si accinge a scrivere l' autobiografia, ha già abbondantemente superato “il mezzo del cammin di nostra vita”; l'arco temporale che lo separa dall'infanzia è quindi molto esteso ed egli può riattingere dalla riserva della memoria solo quegli avvenimenti che si sono impressi sulla lastra fotografica della mente con l' evidenza di immediati flashes-back. Ecco perché la Puerizia ha un carattere di freschezza e di poeticità bloccata istantaneamente nella narrazione di eventi che si sono cristallizzati e fissati nella memoria in una loro integrità.

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Le voci dell'Io. Autobiografia e automitografia nell'opera di Vittorio Alfieri

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Informazioni tesi

  Autore: Maurizio Masi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Marco Marchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 295

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Parole chiave

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automitografia
voci
autobiografia
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