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Attaccamento disorganizzato, modello Sé / Altro e hopelessness come predittori di psicopatologia

BHS (Beck Hopelessness Scale)

BHS (Beck Hopelessness Scale) (Beck e Steer, 1989) è uno strumento self-report costituito da 20 affermazioni con modalità di risposta vero/falso, formulate per misurare, nella settimana precedente, l’estensione delle opinioni negative o positive sul futuro. Ogni affermazione può ottenere un punteggio 0 o 1, ed il punteggio totale della BHS è dato dalla somma di tutte le risposte pessimistiche nei 20 item, avendo quindi un range da 0 a 20.

Campione. La standardizzazione è stata effettuata su un primo campione di pazienti psichiatrici che hanno avuto ideazione suicidaria o hanno effettivamente tentato il suicidio; dei primi il 54% erano donne, il 62% bianchi ed il 38% afro-americani, con un’età media di 34 anni (d.s. ± 2,5), mentre dei secondi il 58% erano donne, il 51% bianchi ed il 48% afro-americani, con un’età media di 30 anni (d.s. ± 10,7). Un secondo campione includeva pazienti con dipendenza da alcol o da eroina, soggetti con episodio singolo di depressione maggiore, con episodi ricorrenti di depressione maggiore, e con soggetti distimici (Beck et al., 1974).

Dimensionalità. L’analisi delle componenti principali effettuata sulla BHS di coloro che hanno tentato il suicidio, ha evidenziato 3 componenti: 1) Sentimenti sul futuro, 2) Perdita della motivazione, 3) Aspettative future. In uno studio seguente (Steer et al., 1994) è stata evidenziata invece una struttura bifattoriale: 1) Pessimismo sul futuro, e 2) Rinuncia, e questa struttura fattoriale è stata mantenuta per pazienti con disturbi dell’umore o di ansia primaria.

Attendibilità. I coefficienti di attendibilità KR-20 secondo la formula di Kuder e Richardson, misurati in diversi campioni clinici e non clinici, hanno un range molto elevato, da ,87 a ,93; inoltre la BHS ha un adeguato coefficiente di attendibilità test-retest ad una settimana, in un campione psichiatrico (r = ,69), ed uno ottimo a tre settimane con un campione di studenti universitari (r = ,85).

Validità concorrente. La BHS ha mostrato coefficienti di correlazione, da moderati ad elevati (da ,62 a ,74), con punteggi clinici di disperazione in pazienti in cura domiciliare ed in pazienti ospedalizzati che hanno tentato il suicidio. Alcuni studi hanno evidenziato che punteggi più elevati alla BHS sono stati riscontrati in coloro che hanno tentato il suicidio più volte, rispetto a quelli che hanno tentato una sola volta o agli ideatori suicidari. Inoltre, i punteggi di coloro che hanno tentato il suicidio, donne ed afro-americani, sono più alti dei pazienti di pronto soccorso.

I coefficienti di correlazione tra la BHS ed il Beck Depression Inventory, hanno un range da ,42 a ,64 in un campione clinico; altri studi hanno invece evidenziato associazioni significative tra la BHS e l’intento suicidario misurato dalla Suicide Intent Scale (Beck et al., 1982), mentre moderate correlazioni (r = ,46) sono state rilevate con l’ideazione suicidaria in un campione psichiatrico (Beck et al., 1993).
Validità predittiva. La BHS viene considerata come un importante fattore di rischio suicidario in studi prospettici condotti su pazienti ospedalizzati (Beck et al., 1990). Ad esempio, pazienti che hanno ottenuto un punteggio maggiore o uguale a 9, sono 11 volte più disposti a commettere suicidio di coloro che hanno ottenuto un punteggio più basso o uguale a 8 (Beck et al., 1989).

Infatti, uno studio ha indicato che pazienti la cui disperazione non cambia significativamente ai trattamenti psichiatrici, possono essere maggiormente disposti a commettere suicidio (Dahlsgaard et al., 1998). Sensibilità al cambiamento. In letteratura sono riportati significative riduzioni ai punteggi della BHS dovuti a trattamenti psichiatrici; ad esempio, è stato trovato che pazienti depressi trattati con terapia cognitiva allo scopo di ridurre la disperazione, hanno ottenuto maggiori decrementi alla BHS di pazienti trattati farmacologicamente, e questi cambiamenti erano anche associati a modificazioni nella sintomatologia depressiva (Rush et al., 1982).

La validazione italiana è stata condotta su tre campioni distinti: 577 studenti universitari, di cui 262 uomini (età media = 22,47; d.s. = 2,4) e 315 donne (età media = 22,22; d.s. = 2,25); 976 soggetti provenienti dalla popolazione generale, di cui 522 uomini (età media = 34,74; d.s. = 9,38) e 454 donne (età media = 34,20; d.s. = 9,01); un gruppo di pazienti psichiatrici, 99 uomini (età media = 41,48; d.s. = 12,97) e 70 donne (età media = 39,51; d.s. = 13,70), dei quali, complessivamente, 58 hanno tentato il suicidio in precedenza e 76 soggetti sono stati valutati a rischio di suicidio (Pompili et al., 2009). Le analisi statistiche di attendibilità come coerenza interna hanno mostrato i coefficienti Kuder-Richardson (KR-20) per item dicotomici rispettivamente nei tre campioni: 0,75, 0,78 e 0,89, quindi molto soddisfacenti. Analisi fattoriali esplorative (AFE) e confermative (AFC) hanno evidenziato una struttura monofattoriale che identifica in modo netto il costrutto della disperazione. Il potere discriminativo del test è stato studiato confrontando il gruppo clinico con un gruppo appaiato al primo ed estratto casualmente dai soggetti provenienti dalla popolazione generale; i confronti effettuati sono stati tutti statisticamente significativi ed hanno messo in luce la maggiore presenza della disperazione nel gruppo clinico, differenziando quindi in modo netto i due gruppi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Attaccamento disorganizzato, modello Sé / Altro e hopelessness come predittori di psicopatologia

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Informazioni tesi

  Autore: Mauro Bruzzese
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Maurizio Pompili
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 142

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