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Il linguaggio politico di Umberto Bossi (analisi dei discorsi a Pontida tra 2005 e 2011)

Bossi e il linguaggio della gente comune

"Il tipo di comunicazione politica della Lega Nord rivela anzitutto la presenza di un discorso politico tipico di molti movimenti populistici, caratterizzato in primo luogo da una forte presa emotiva e soprattutto da un linguaggio volutamente povero". Innanzitutto il linguaggio di Bossi può fare a meno dei media, soprattutto per quanto riguarda il primo decennio di vita del partito. Il Senatùr infatti ha sempre preferito una comunicazione diretta e personale per i propri militanti ed il proprio elettorato, utilizzando abitualmente slogan, formule, motti ed epiteti spesso aspri e crudi. La forma non mediata della sua comunicazione emerge non solo nei numerosi comizi di piazza e riti annuali attraverso discorsi urlati e gesti provocatori, ma anche sui muri della "Repubblica del Nord" mediante manifesti politici, scritte cubitali, disegni e simbologie. Bossi ha infatti privilegiato i vecchi sistemi di comunicazione, utilizzando mezzi molto tradizionali a partire dal giornale di partito, "Lombardia Autonomista", che ha rappresentato il suo principale strumento di propaganda agli albori del movimento. Il giornale leghista si diffonde dapprima come un foglio, simile ad un volantino, reperibile gratuitamente in bar, luoghi di incontro, taxi, panchine. In seguito si affermerà come vero e proprio organo ufficiale, con la duplice funzione di informare elettori e simpatizzanti circa la linea politica del movimento e, contemporaneamente, creare un certo senso di condivisione e identificazione tra i militanti stessi.
L'inusuale impiego di questi mezzi é uno dei diversi punti di rottura rispetto agli altri partiti tradizionali: la Lega infatti si distacca da questi sia per la scelta degli strumenti di comunicazione, sia per il contenuto della comunicazione stessa. La peculiarità della comunicazione politica del Senatùr risiede proprio nell'assenza del medium televisivo e dalla stampa indipendente, considerati canali ad hoc delle informazioni politiche. Per quanto riguarda la forma, Bossi utilizza un linguaggio prevalentemente dialettale, fuori dalle righe e dai rigidi schemi politici.

Soltanto il linguaggio dialettale consente infatti di esprimere realmente le quotidiane pulsioni biologiche liberate dal conformismo comportamentale, dall'etichetta e dalla "buona educazione", dal self control professionale e dalla reputazione. Il turpiloquio permette lo sgravio in maniera immediata e perentoria del pesante fardello delle convenzioni e delle spiegazioni dovute.

Giorgio Bocca sottolinea come "i partiti si [siano] ancora una volta affidati ai tristi slogan, ai tristi faccioni degli spot televisivi, dei manifesti. La Lega ha parlato direttamente con la gente". Allo stesso tempo Daniele Vimercati ha osservato che "Bossi, come Lenin, ha un'oratoria molto efficace e popolana, che infiamma le piazze", evidenziando così la dialettica populista del Senatùr, che privilegia il comizio ai network televisivi. "La comunicazione della Lega […] non fa notizia, ma é la notizia" visto che il resto dei mass media inizierà ad occuparsi seriamente della politica leghista solo quando questa riporterà, negli anni Novanta, un certo seguito di elettori. Prima di allora l'interesse verso il movimento del Nord era dovuto prettamente alle provocazioni superficiali del neo-nato partito e dei suoi attori. "[Con] la grande stampa, fin dall"inizio c'é stato con il movimento un rapporto conflittuale che si è espresso, oltre che strumentalizzando le vicende leghiste, soprattutto con il "silenzio" nei confronti delle tematiche autonomiste". Proprio per quanto riguarda il rapporto con i media, Bossi ha più volte ribadito che "la Lega non ha mai contato sull'aiuto dei mezzi d'informazione, ha sempre fatto affidamento solo sulla sua forza […] In Italia, purtroppo, il pluralismo degli organi d'informazione e la libertà di stampa sono un'illusione […] Con poche eccezioni, tutti rispondono alla logica della partitocrazia". "Solo dopo il grande successo [delle] elezioni politiche ci sono stati dei cambiamenti nell'atteggiamento dei mass media […] che hanno spezzato […] il silenzio […] Ma ormai la Lega era divenuta un fenomeno che faceva notizia, al punto che mettere la foto del Senatùr bastava a molti settimanali per aumentare il numero di copie vendute". Al di là degli atteggiamenti assunti dai mezzi di massa, il dato più importante è che Bossi è stato in grado di realizzare una comunicazione capace di raggiungere efficacemente l'elettorato, facendogli condividere a pieno i propri codici linguistici. E' stato in grado, in altre parole, "di esprimere e raccontare nella loro "rozzezza" e "semplicità" quello che la gente vuole sentirsi dire dalla classe politica". La cultura leghista dunque, pur essendo intrisa di luoghi comuni e di forme lessicali poco auliche, ha avuto il merito di riconoscere e insofferenze di molti cittadini del Nord, riattivandone quei sentimenti di appartenenza al territorio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il linguaggio politico di Umberto Bossi (analisi dei discorsi a Pontida tra 2005 e 2011)

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Informazioni tesi

  Autore: Marco F. Testa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Michele Prospero
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 151

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