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L'immigrazione nel Diritto dell'Unione europea

Chi sono i rifugiati e quali sono i loro diritti?

La questione dei richiedenti asilo e dei rifugiati politici è considerata secondaria rispetto a quella più ampia dell’immigrazione o peggio ritenuta di identica natura. In merito, esiste nell’immaginario comune confusione fra i due fenomeni e i distinguo fra “immigrato” e “rifugiato” sono spesso poco chiari. Si tende, infatti, a mettere in un grande calderone e a considerare sinonimi termini come immigrato, clandestino, extracomunitario, profugo, rifugiato, richiedente asilo, annullandone le differenze.
Generalmente, per comodità o perché è quella che evoca più paura, si preferisce usare maggiormente la parola “clandestino” per indicare sia chi non ha un permesso di soggiorno, sia chi fa richiesta d’asilo. L’equiparazione rifugiato-clandestino è dovuta principalmente al fatto che chi chiede asilo difficilmente ha con sé i propri documenti. Infatti, chi scappa da un regime dittatoriale molto spesso non gli vengono rilasciati i documenti per l’espatrio o è possibile che, durante una guerra o un bombardamento, i documenti vengano persi o distrutti. Tale particolarità dei rifugiati non viene considerata e si preferisce chiamarli impropriamente “clandestini”, negando così la loro condizione di persone perseguitate, in fuga da guerre o da regimi autoritari. La differenza sostanziale fra gli immigrati e i rifugiati sta nella volontarietà della scelta di emigrare: i primi decidono volontariamente di emigrare in cerca di condizioni economiche migliori, i secondi invece sono obbligati a lasciare il proprio Paese perché è in pericolo la loro vita e sopravvivenza e non possono fare ritorno a casa, finché la situazione nel loro Paese non cambia. Proprio per tale condizione di vulnerabilità, i rifugiati sono protetti da una Convenzione internazionale ad hoc, la Convenzione internazionale di Ginevra sullo status di rifugiati del 1951, la quale è incentrata sul principio di non respingimento (non refoulement).
Secondo l’art. 1A della suddetta Convenzione, il rifugiato è colui che “temendo di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui è cittadino (…) e non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”. Tuttavia, in base alla suddetta Convenzione, non è sufficiente scappare da un conflitto o da un bombardamento per ottenere, lo status di rifugiato. Una persona invece che scappa dall’anarchia violenta che regna da tanti anni nel suo Paese, come la Somalia o da un massacro, come nel Darfur in atto dal 2003, non può essere respinta, in quanto esiste per lui un reale rischio e pericolo per la propria sopravvivenza. Proprio per tutelare anche quelle persone non riconosciute come rifugiati, è stata introdotta, nel quadro giuridico comunitario, la “protezione sussidiaria”. Essa tutela lo straniero che, pur non avendo lo status di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra, poiché non sussiste per lui una persecuzione individuale, necessita comunque di una protezione, in quanto in caso di rimpatrio nel Paese d’origine, subirebbe un “danno grave” (come la pena di morte o tortura o altri trattamenti degradanti) a causa di conflitti armati, violenze generalizzate o massicce violazione dei diritti umani. Prima del 2008 in Italia, come anche in altri Paesi dell’Unione europea, non era prevista la concessione della protezione sussidiaria, per cui, chi non rientrava nella definizione di rifugiato, ma sarebbe stato in pericolo in caso di rimpatrio, beneficiava di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, ottenendo quindi la “protezione umanitaria”, la quale prevede però minori diritti rispetto alla protezione sussidiaria e allo status di rifugiato. Riassumendo, tre sono le categorie di persone che possono ottenere l’asilo, a cui corrispondono una diversa condizione giuridica e diversi diritti: vi è propriamente il “rifugiato”, come previsto dalla Convenzione di Ginevra; chi ottiene la protezione sussidiaria e chi ottiene la protezione umanitaria. Nel primo caso, il rifugiato ha il diritto ad avere un permesso di soggiorno di cinque anni e di un titolo di viaggio della stessa durata. Inoltre, i familiari possono ricongiungersi senza dimostrare di avere un reddito sufficiente e risorse economiche adeguate, come invece avviene per gli immigrati. Nel secondo caso, è previsto il rilascio del permesso di soggiorno per tre anni, un titolo di viaggio per lo stesso periodo e il ricongiungimento familiare, ma solo se sono garantiti i requisiti di reddito. Nell’ultimo caso, con la protezione umanitaria, la persona ha il diritto al permesso di soggiorno per un anno, al titolo di viaggio per il medesimo, ma non al ricongiungimento familiare.

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L'immigrazione nel Diritto dell'Unione europea

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Informazioni tesi

  Autore: Alice Mounirah Zilioli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Giuseppe Porro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 218

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Parole chiave

diritto internazionale
immigrazione
diritto dell'unione europea
tutela diritti umani
rifugiati
asilo politico
rom
minoranze etniche
governo italiano
sinti
lavoratori migranti
non refoulement
principio di non respingimento
organizzazioni internazionali immigrazione
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