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Quando il potere si trasferisce con la forza: per un’analisi dei colpi di Stato

Colpo di Stato e rivoluzione

A questo punto per avere una visione più chiara del colpo di Stato, ci sembra utile comparare il fenomeno in questione con la Rivoluzione poiché è frequente nella letteratura che i due termini vengano confusi dato che, entrambi portano al medesimo effetto: il mutamento del regime. Quindi da un punto di vista prettamente giuridico Rivoluzione e Colpo di Stato sono esattamente la stessa cosa, cioè sono entrambi fatti costituenti di un nuovo ordinamento giuridico.

Per Rivoluzione noi intendiamo:

Ciascuno di quei movimenti sociopolitici guidati da un gruppo dirigente contrapposto a quello dominante e basati su strati più o meno ampi della popolazione che, giudicando intollerabilmente ingiusta l’organizzazione sociopolitica della società, con una serie di operazioni illegali (rispetto all’ordinamento esistente) e per lo più anche violente, conquistano l’apparato burocratico e militare dello Stato e, con il potere politico cosi ottenuto, fondano una nuova legalità e provocano (o mirano a provocare) rapide e profonde trasformazioni complessive.

Questa definizione in un primo momento, non aiuta a costruire un solco tra i due fenomeni, però se analizzata con attenzione nei suoi punti riusciamo a raggiungere il nostro scopo. Innanzitutto vediamo che gli attori della Rivoluzione sono composti da un “gruppo dirigente contrapposto a quello dominante” basato su strati della popolazione. Tuttavia è bene subito precisare che il colpo di Stato è compiuto da organi interni al regime, mentre la rivoluzione è compiuta da attori che non sono organi dello Stato. In questo senso si è anche parlato di incompetenza costituzionale interna per gli attori del colpo di Stato e di incompetenza costituzionale esterna per gli attori della rivoluzione. Comunque sia, la Rivoluzione si caratterizza per l’appoggio popolare che nel caso del colpo di Stato rappresenta se mai l’eccezione piuttosto che la regola. Nei due casi diversa è la legittimazione poiché il colpo di Stato, in genere, si svolge pur sempre nel “nome” del vecchio status quo che per varie ragioni (corruzione della classe politica, necessità di riforme, presenza di partiti anti-sistema, crisi economiche, ecc.) risulta minacciato, pertanto si avrà se mai un consenso tacito della popolazione. Gli attori che portano avanti il colpo di Stato presentano la propria azione come necessaria al fine di porre termine a una “disfunzione” del regime: paradossalmente alcuni colpi di Stato sono degli atti illegali, secondo le regole del sistema vigente, posti in essere per mantenere la legalità. La Rivoluzione invece si pone come novità rispetto all’ordine costituito, infatti, la definizione sopra citata richiama alla costruzione ex novo della legalità che mira a “rapide e profonde trasformazioni complessive”: la Rivoluzione in un certo senso presenta aspetti universali e messianici che mancano al colpo di Stato; si pensi alla rivoluzione russa che ispirata da principi marxisti avrebbe portato (in teoria) un nuovo ordine senza Stato e senza classi sociali:

L’insurrezione di cui, anche contro la maggioranza del partito bolscevico, Lenin sostiene la necessità e l’attuabilità, ha il significato di un nuovo inizio che interrompe la storia per condurla su di un piano radicalmente differente. Grazie al possesso del potere politico questo nuovo inizio comporta la possibilità di risolvere le contraddizioni presenti al di fuori delle "leggi naturali" del capitalismo.

Nella definizione di Rivoluzione viene poi in rilievo, la conquista dell’ “apparato burocratico e militare dello Stato”. Procediamo anche in questo caso ad analizzare le differenze tra colpo di Stato e Rivoluzione. Ancora una volta ci viene in aiuto l’esempio della Rivoluzione russa che, dopo aver abbattuto le neonate e deboli strutture democratiche, organizza la struttura istituzionale e politica sui consigli di fabbrica (soviet). Il colpo di Stato invece in genere, non fa crollare l’organizzazione burocratica e militare del regime precedente, presentandosi, spesso, come una sua continuazione dato che sarebbe inconcepibile ad esempio che i militari una volta effettuato il golpe o il pronunciamento debellino la loro stessa struttura militare (se mai, come già detto sopra, il colpo di Stato, va a incidere sulla forma dello Stato stesso, determinando l’instaurazione di un nuovo ordinamento giuridico). Inoltre, c’è dibattito anche su quale dei due fenomeni sia più violento. Notoriamente la Rivoluzione in quanto posta dall’ “esterno” del regime vigente, sia per quanto riguarda gli attori, sia per quanto riguarda l’ideologia è un atto violento e sconvolgente più di quanto non lo sia il colpo di Stato sebbene con la rivoluzione d’ottobre si assiste alla “tecnicizzazione” dell’elemento “violenza”. Pertanto, l’elemento “violenza” insito nel concetto politico stesso di Rivoluzione, perfezionandosi, ha perso sempre più “quel suo carattere di sfrenato e tumultuoso urto, per divenire ad ogni sua successiva applicazione più ordinata e disciplinata”.

Il colpo di Stato, al contrario, svolgendosi in genere, nell’ordine, dietro una parvenza di legalità spesso osservata fino allo scrupolo e, soprattutto, in tempo breve, tende a far un uso più prudente e ordinato della violenza, la quale in genere viene usata più come coazione psicologica e come minaccia, che come strumento effettivo: i golpisti tendono in genere a evitare l’espansione del conflitto.
In ultimo, quello che viene in rilievo è che i due fenomeni qui brevemente comparati, hanno come tratto in comune l’illegalità dell’atto per qualunque ragione esso venga posto in essere e dunque la transizione da un regime a un altro.

Storicamente la Rivoluzione ha sempre rappresentato la creazione di un nuovo regime, pertanto è stata la “fucina” del regime democratico prima in Francia, poi negli Stati Uniti e infine in tutta Europa e di quello socialista in Russia o a Cuba; il colpo di Stato in genere si è limitato a riproporre regimi già comparsi sulla scena storica, quindi raramente è stato elemento di innovazione politica almeno fino alla seconda metà del Novecento quando ha proposto, nella classe degli autoritarismi, i vari regimi militari o civili-militari.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Quando il potere si trasferisce con la forza: per un’analisi dei colpi di Stato

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Marturano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze della politica
  Relatore: Francesco Raniolo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 296

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