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Il terzapaginese dal 1876 ad oggi: il caso del "Corriere della Sera"

Come è cambiata la lingua dei giornali: tappe fondamentali

La funzione dei quotidiani italiani non è soltanto informativa, ma anche formativa ed educativa, soprattutto dal punto di vista linguistico. Non bisogna infatti dimenticare che per molto tempo la stampa è stata una dei più importanti e potenti strumenti di diffusione della lingua nazionale oltre che di influenza e di arricchimento della stessa attraverso parole nuove, ampliamento di significati già esistenti, sostituzione di espressioni con altre più nuove, rafforzamento di alcuni usi.

Dopo l’Unità la tendenza mostrata dai giornali è stata quella di modificare il proprio linguaggio, rendendolo progressivamente più vicino anche ai ceti meno abbienti. Sulla base di questa osservazione possiamo analizzare le linee generali dello sviluppo del linguaggio dei quotidiani dall’Unità fino al secondo dopoguerra.

Negli anni dell’unificazione in Italia esistevano molti fogli locali caratterizzati da elementi comuni quali: le basse tirature, la politicizzazione e, dal punto di vista linguistico, da un’incapacità di raggiungere la maggior parte della popolazione. Questi giornali, infatti, si rivolgevano prettamente a quelle persone che possiamo definire “italofone” e che, appartenendo a ceti abbienti e godendo di un certo livello di istruzione, avevano diritto di voto.

Tuttavia, la scrittura giornalistica non aveva ancora un proprio status e delle caratteristiche ben delineate:i fatti della vita quotidiana erano descritti attraverso costrutti e lessico letterari, raffinatezze stilistiche ricche di prestigio e, forme dialettali e incongruenze linguistiche tipiche di chi non ha una conoscenza adeguata della lingua.

Frequenti erano costruzioni come la subordinazione multipla, l’accusativo con l’infinito e, per quanto riguarda la struttura della frase, una serie di costrutti retorici e l’alta frequenza del discorso indiretto che, oltre ad allontanare da chi legge i protagonisti dell’evento raccontato, rendeva il periodo più complesso da seguire.

L’unico giornale del periodo a mostrare la propensione verso un linguaggio semplice e comprensibile a una fetta più ampia di lettori fu “Il Fanfulla”. Il quotidiano di Ferdinando Martini, infatti, presentava un’ esposizione chiara e brillante, allo scopo di diffondere un unico modello di prosa italiana tra ceti e regioni diverse. Queste caratteristiche, connesse anche all’abbandono di ogni tipo di provincialismo e a un’organizzazione redazionale efficiente basata su una rete di corrispondenti, permisero a “Il Fanfulla” di raggiungere una diffusione nazionale.

Uno degli eventi più significativi per quanto riguarda le conseguenze linguistiche nell’universo dei giornali, fu sicuramente l’adozione del telegrafo come mezzo di comunicazione per le corrispondenze. Si può dire che una delle caratteristiche più significative dello stile giornalistico, la
brevità, nacque proprio in concomitanza con questo avvenimento. La necessità di inviare testi brevi era infatti connessa ai costi elevati dei messaggi telegrafici ed è una peculiarità che è sopravvissuta nelle colonne dei giornali anche quando al telegrafo si sostituì il telefono, relativamente meno costoso.

L’abbandono dell’ipotassi a favore della paratassi, quindi, derivò sicuramente dalle esigenze legate all’uso dei nuovi mezzi di trasmissione dei messaggi. Chi scriveva il testo, infatti, era ora costretto a limitare lo sfoggio di frasi belle ma vuote a favore di periodi semplici, brevi e, in generale, una comunicazione più chiara e precisa.

All’inizio del Novecento la riorganizzazione su base democratica della vita del paese e il suo sviluppo economico e culturale, permisero la nascita di nuove iniziative editoriali che si tradussero nella nascita dei più grandi quotidiani italiani: “La Stampa di Frassati, “Il Corriere della Sera” di Torelli-Viollier, “Il Giornale d’Italia” di Bergamini. Da un punto di vista formativo l’azione di questi giornali si inserì in un ‘azione volta alla diffusione della lingua italiana comune in ambienti in cui il dialetto era ancora l’unica modalità di linguaggio ed espressione diffusa.

In questi anni iniziarono a manifestarsi i mutamenti formali più significativi della scrittura giornalistica:una più attenta selezione lessicale, una tecnica espositiva basata su un ordine definito delle unità di contenuto e su formule di avvio e collegamento, una maggiore propensione verso lo stile nominale.

Sul piano formale si manifestò una mutazione dei rapporti interni: alcuni settori, come la cronaca sportiva e la pubblicità, assunsero caratteristiche proprie, facendo risaltare per contrasto il tono medio della cronaca politica e cittadina. I mutamenti iconografici come i caratteri della titolatura e la sostituzione con fotografie delle vignette e dei disegni pubblicitari, inoltre, favorì ulteriormente la diffusione di costrutti ellittici e nominali.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il terzapaginese dal 1876 ad oggi: il caso del "Corriere della Sera"

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Informazioni tesi

  Autore: Manuela Intrieri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Maria Catricalà
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 218

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