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Donazione e trapianto d'organi e tessuti: competenze infermieristiche nella morte cerebrale

Comunicazione di morte cerebrale

La comunicazione di morte cerebrale è molto complessa, essa racchiude in se un carico emotivo immenso; da una parte vi è la perdita del paziente, dall'altra la perdita di un amico, un fratello, una madre, un figlio. Le reazioni che s'innescano nei familiari sono imprevedibili, spesso vengono espressi sentimenti di dolore, rabbia, senso di colpa, vi possono essere reazioni violente contro i sanitari oppure il rifiuto totale della notizia. Un atteggiamento equilibrato ed un rapporto di fiducia adeguatamente costruito, saranno fondamentali in questa fase, in quanto un familiare consapevole che si è fatto il possibile per salvaguardare la vita del proprio caro, accetterà più facilmente tale comunicazione, limitando reazioni spropositate.
È importante che l'infermiere affianchi il medico durante tale comunicazione, e che tra di essi vi sia un rapporto di reciproco aiuto, poiché anche i sanitari possono reagire più o meno marcatamente alla perdita del paziente, vivendola come una sconfitta terapeutica. Il senso di frustrazione e irritazione che può derivarne, potrebbe così portare a un distacco facilmente percepito dai familiari, ma che deve essere assolutamente evitato; sono loro che necessitano maggiormente di aiuto e il compito dell'infermiere è fornirglielo.
Ciò che complica la situazione è la scarsa conoscenza della morte accertata con criteri neurologici. Spesso ci si trova di fronte a soggetti che ignorano totalmente l'argomento, credono che la morte avvenga solo quando il cuore smette di battere e cessa la respirazione, è quindi essenziale spiegare loro il concetto di morte cerebrale in maniera zelante, con l'intento di non lasciare alcun dubbio. Presupposto essenziale al fine di condurre adeguatamente la comunicazione, è la perfetta conoscenza di ciò di cui si parla, spiegare le cose con un linguaggio chiaro, semplice, comprensibile e diretto.
L'infermiere potrebbe successivamente accompagnare i familiari al capezzale del paziente, rendendoli partecipi di ciò che gli è stato precedentemente spiegato, in modo da consentirgli di iniziare ad elaborare la perdita. Eventuali chiarimenti possono essere forniti in questa fase, spesso, infatti, i familiari sono assaliti da dubbi che solo superato lo shock iniziale riescono ad affiorare. Un'adeguata preparazione dell'infermiere è dunque fondamentale per portare a buon fine il progetto comunicativo.
La morte, per quanto parte del ciclo vitale di ogni essere vivente, è un'esperienza traumatica per i cari che continuano a vivere, soprattutto se inaspettata. Secondo Kubler-Ross (2005) il processo di elaborazione del lutto dopo una perdita, può essere suddiviso in 5 fasi, queste sono sperimentate per lunghezze di tempo diverse e in gradi e livelli differenti. Non è detto che una persona attraversi tutte le fasi e che una volta attraversata una fase non ci possa essere un ritorno a quella precedente.
Le fasi identificate sono:

- Negazione;

- Rabbia;

- Patteggiamento;

- Depressione;

- Accettazione.

Comprenderne le prime è basilare per l'infermiere, poiché avvengono nelle ore iniziali, quando i familiari sono ancora in ospedale.
La negazione della notizia è spesso un meccanismo di difesa, essa può durare qualche istante o manifestarsi a lungo. Segue la collera, risposta dei familiari ad una situazione di cui non hanno il controllo, questa può essere indirizzata verso se stessi, verso Dio o verso gli altri. La fase del patteggiamento è un tentativo estremo di risolvere la situazione, si cerca di capire cosa è possibile fare per evitare ciò che è stato prospettato, essa è seguita dalla depressione, risultante dalla realizzazione dei fatti. Quando la persona ha vissuto pienamente tutte le fasi dell'elaborazione del lutto, l'adattamento alla perdita può considerarsi completo e solo allora secondo Kubler-Ross può essere raggiunta l'accettazione.
L'infermiere deve prendersi cura dei familiari, accoglierne la loro collera e riconoscerne la legittimità ponendosi in una condizione d'ascolto rispettoso e non invadente. Il suo scopo è ridurre l'intensità della sofferenza, rassicurare. Il solo fatto di essere presente riesce a trasmettere vicinanza e interesse, l'infermiere può anche attivarsi cogliendo il vissuto familiare, valutando quali sono le ripercussioni della morte sulla famiglia e proponendo eventuali supporti di cui potrebbero beneficiare.
La qualità dell'assistenza ricevuta è cruciale e riguarda direttamente l'infermiere. Una buona assistenza lascia un'immagine positiva, contrariamente ad un'assistenza inadeguata che lascerà rabbia ed amarezza. Essa è fondamentale anche per affrontare nel migliore dei modi la fase successiva alla comunicazione della morte cerebrale; la richiesta di consenso alla donazione.

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Donazione e trapianto d'organi e tessuti: competenze infermieristiche nella morte cerebrale

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Informazioni tesi

  Autore: Antonino Montemurro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Edoardo Scalici
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

FAQ

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Parole chiave

infermiere
morte cerebrale
donazione e trapianto
donazione organi e tessuti
infermiere di coordinamento locale
potenziale donatore

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