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L'evoluzione della comunicazione politica in Italia dal dopoguerra ad oggi. Dalla comunicazione di massa alla politica social

Comunicazione politica e media sociali

Siamo lontani dal "sito vetrina" degli albori dell’era digitale, quando ancora mancavano gli elementi scatenanti della rivoluzione comunicativa ossia, l’interazione, la partecipazione e il feedback.
Siamo nel pieno della rivoluzione comunicativa online, ma sono ancora richiesti i vecchi canoni televisivi di spettacolarizzazione e leaderizzazione della politica.
Siamo nell’universo social dell’integrazione mondiale in cui sono annullate le distanze tra le persone e dove ogni comunicazione può raggiungere un’eco di massa che sta all’origine dei fenomeni di protesta scaturiti dal web.
Uno spazio di interazione virtuale che in molti casi si espande oltre i propri confini, nei luoghi fisici di aggregazione.
Ad oggi, sono numerosi gli esempi in cui la rete ha svolto un ruolo centrale nei movimenti di protesta, come ad esempio nel caso della cosiddetta Primavera araba che ha sfruttato i social media per denunciare abusi e oppressioni da parte del regime al potere, ma anche della “Twitter Revolution” iraniana scaturita in seguito alla rielezione di Ahmadinejad alle elezioni presidenziali del 2009; il movimento degli “indignati” nato in Spagna, ma che ha contagiato l’Europa arrivando addirittura in Asia e Stati Uniti, nonché " Occupy Wall Street" a New York nel 2011.
L’indignazione made in Italy è rimasta ferma al Sessantotto, ma ci sono state manifestazioni e contestazioni sulla scia dei movimenti di protesta stranieri grazie alla diffusione in tempo reale delle informazioni in internet e alla possibilità di partecipazione attiva online.
La funzione dei social media non si riduce solo all’organizzazione e al coordinamento degli attivisti del web, essi svolgono anche l’importante compito di testimoniare al mondo l’evento, soprattutto quando questo si svolge nei paesi a forte tendenza alla censura.
Per comprendere l’intensità del fenomeno, ricorriamo ai dati sulla diffusione dei social network nel mondo i quali confermano uno sviluppo che non accenna ad arrestarsi, nonostante i recenti scandali sulla privacy e le molte falle nei sistemi di sicurezza.
I dati che emergono dalle ultime analisi statistiche, condotte dalle piattaforme di social media management, mostrano che la diffusione dei social network ha superato abbondantemente i tre miliardi di utenti nel mondo di cui 34 milioni in Italia ( circa il 57% della popolazione ). La classifica dei social media più utilizzati nel nostro paese vede YouTube e Facebook contendersi il primato con oltre il 60% degli utenti attivi mentre Watsapp non ha rivali tra i social network, seguita da Messenger, Instagram e Twitter. Da non sottovalutare il dato relativo al tempo speso su internet che va oltre le sei ore giornaliere, il doppio di quello televisivo.
Risulta evidente che la politica non può prescindere dalla presenza su internet e in particolare dai social media in quanto essi sono diventati strumenti indispensabili per la comunicazione e l’interazione politica, ma bisogna fare attenzione alle strategie da usare e soprattutto non bisogna sottovalutare che siamo in un contesto di comunicazione a due fasi, per cui i non può bastare semplicemente aprire un account e inserirvi un pensiero, un post o un tweet ogni tanto, ma è necessario interagire ed emozionare, proprio come se fossimo fisicamente di fronte agli interlocutori e non lasciarsi ingannare dalla freddezza della tastiera o del display.
Come in qualsiasi relazione interpersonale, anche per la social-comunicazione politica è importante moderare i toni per non travalicare in forme di comunicazione irrispettose e disordinate. Per ovviare, sarà fondamentale pubblicare la propria social media policy, in cui verranno specificate le regole di comportamento da seguire da entrambe le parti.
Gli studi e i sondaggi sui social media dimostrano che Facebook è quello che genera maggiore interesse e partecipazione e quindi anche la politica lo considera uno strumento chiave per costruire la relazione con i sostenitori.
Facebook è una piattaforma molto apprezzata per la semplicità di utilizzo e per la possibilità di interazione diretta ed immediata a tutti i livelli.
Qualità che rendono tale strumento, idoneo per la comunicazione politica sia in ambito locale che in quello nazionale, consentendo tra l’altro di ricevere feedback immediati attraverso cui monitorare l’efficacia dei messaggi trasmessi.
Conoscere in tempo reale l'opinione pubblica su determinati argomenti, consente di orientare la comunicazione politica sulle tematiche più interessanti e persuasive.
Altra caratteristica non meno importante, è la possibilità di accesso ai dati socialdemocratici e di interesse dei propri utenti, attraverso i quali elaborare messaggi mirati e personalizzati.
In definitiva i social media, Facebook in testa, consentono una vera e propria “targhettizzazione” di massa che abbatte ogni barriera comunicativa tra politica e corpo elettorale, ma occorre saper sfruttare al meglio queste potenzialità e non lasciare nulla al caso. La presenza online di un candidato può essere sintetizzata in quattro fasi:

coltivazione: far crescere la comunità pubblicando contenuti interessanti e dopo un attento monitoraggio dell’opinione pubblica, adattarne i contenuti;

interazione: coinvolgere gli utenti nelle attività online come può essere quella di firmare una petizione oppure condividere un link con i propri contatti;

azione: coinvolgere le persone nelle attività offline come la stessa partecipazione al voto oppure a manifestazioni e raduni collettivi;

promozione: di fondamentale importanza per l’esito della campagna elettorale è il contributo dei sostenitori, ad esempio attraverso la pubblicazione di commenti positivi oppure mediante una donazione.

Da non sottovalutare, per una efficace comunicazione politica le altre specificità dell’uso di Facebook, tra le più rilevanti: avviare una relazione, pubblicare contenuti di qualità, pubblicare regolarmente ma senza esagerare, scegliere l’orario migliore in cui postare, valorizzare le immagini, favorire la condivisione, monitorare i risultati senza l’ossessione del like.
Tra i social network privilegiati per la comunicazione politica, non possiamo non annoverare lo strumento di microblogging per eccellenza: Twitter.
Nonostante non sia un social media mainstream come Facebook, Twitter, è uno strumento indispensabile per relazionarsi ad un pubblico potenzialmente più utile per generare approvazione e consenso come giornalisti ed esperti.
E' inoltre possibile monitorare in tempo reale, la propria reputazione e interagire rispondendo all'istante ad eventuali critiche o approvazioni.
L’indice dei follower contempla il potenziale politico, gli andamenti elettorali e i comportamenti comunicativi di leader e partiti politici, un potenziale davvero importante che però non ha riscontrato nei politici italiani l’interessamento meritato. Alcuni di essi non hanno risposto neanche una volta, nonostante le migliaia di tweet ricevuti e, nei pochi casi di interazione, senza sfruttare appieno la potenzialità comunicativa dei 140 caratteri.
Dai social network non scaturiscono esclusivamente vantaggi per la democrazia, ma anche preoccupazioni che trovano fondamento dall’osservazione dei numerosi casi in cui essi fungono da strumenti di disinformazione organizzata o come echo chambers (camere dell’eco). Quest’ultimo caso specifico si verifica quando vengono utilizzati i social come amplificatori delle proprie convinzioni politiche e ideologiche, interagendo in maniera selettiva con gli utenti che condividono lo stesso pensiero.
In questo modo, si crea un circuito chiuso di interazione in cui si rafforzano le reciproche convinzioni, alle volte basate su disinformazione e superficialità.
Un fenomeno che tende ad espandersi, soprattutto quando viene alimentato da episodi reali. portati alla ribalta ed enfatizzati oltremodo.
Un esempio di superficialità di informazione e risonanza può essere ricondotto al fenomeno dei flussi migratori che imperversa sul nostro paese da decenni, erroneamente percepito come più ampio di quello che è in realtà, proprio perchè erroneamente divulgato, principalmente dai media tradizionali.
Da una recente analisi statistica condotta da Ipsos MORI, sulle errate percezioni delle popolazioni di 14 paesi, riguardo alcune fondamentali tematiche sociali tra cui l’immigrazione, gli italiani pensano che il livello di immigrati nel nostro Paese sia al 30% mentre in realtà si assesta poco sopra al 7%.
In questo caso, la comunicazione politica online non essendo indirizzata alla corretta comprensione del fenomeno, contribuisce alla creazione di echo chambers, pro e contro l’immigrazione, che vanno ad intaccare una situazione di equilibrio democratico già precaria.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'evoluzione della comunicazione politica in Italia dal dopoguerra ad oggi. Dalla comunicazione di massa alla politica social

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Informazioni tesi

  Autore: Pasquale Lambiase
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Flaminia Saccà
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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