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Orientarsi al confine. Limite, soglia, frontiera, punto limite nelle Scienze dell'educazione

Concezioni ed interpretazioni dell’intelligenza

I vari tentativi, in ambito scientifico e teorico, di spiegare, comprendere, analizzare i funzionamenti della mente umana per addivenire alla comprensione dell’intelligenza ne hanno fornito nel tempo, diverse interpretazioni e concezioni sia pure con tuttele limitazioni connesse alle metodologie e strumenti del momento. A seguito delle prime osservazioni scientifiche venne proposta, dal filone di studi associazionistici, una concezione dell’intelligenza come il prodotto della sommazione e composizione di processi elementari, completata dalle indicazioni di Wilhelm Wundt che identifica il processo intellettuale in una progressione di sensazioni ed immagini che si associano, sommandosi.

Le indicazioni di Wundt influenzeranno Pavlov nella formulazione della sua teoria dei riflessi condizionati. Parallelamente la scuola di Wurzburg, con Otto Kulpe, formula la concezione dell’intelligenza come pensiero senza immagini, ovvero l’esistenza di elementi non sensoriali nella esperienza cosciente di un soggetto. La visione di una fusione tra intelligenza e percezione viene proposta dalla psicologia della forma, nella teoria della Gestalt, secondo la quale la mente è intesa come una totalità organizzata di elementi che interagiscono tra di loro. Intelligenza come atto mentale di risposta ad uno stimolo è la concezione proposta dal filone comportamentista, che precede la visione della teoria dell’elaborazione dell’informazione relativa all’intelligenza come processo strutturato da uno stimolo che attiva una elaborazione e lconseguente risposta.

Nello scenario delle diverse interpretazioni si colloca in modo evidente la concezione cognitivista che prende le mosse dalle indicazioni di Jean Piaget secondo il quale l’intelligenza è una forma di adattamento all’ambiente con l’intervento di diverse strutture cognitive mirate all’apprendimento inteso come modificazione del comportamento a seguito di esperienze di vita. Sotto il profilo, quindi, delle capacità di adattamento, l’educazione gioca un ruolo decisamente importante in quanto consiste nel tentativo cosciente di promuovere l’altrui apprendimento attivando le risorse a disposizione dell’intelligenza. A questo riguardo si propone come molto interessante l’interpretazione di adattamento fornita da John Dewey che vede l’adattamento in qualche modo parte del processo di apprendimento, ma anche come espressione di un concetto ambiguo.

Dewey sottolinea come si possa interpretare sia in senso attivo, sia in senso passivo; nella prima interpretazione ’abilità ad effettuare cambiamenti nell’ambiente per effetto di una trasformazione reciproca tra soggetto che apprende e contesto relativo; il secondo modo di interpretare il concetto di adattamento risulta come una conformazione all’ambiente senza particolari iniziative di modificazione. Dewey propone una visione attiva, interattiva e transazionale nella quale l’adattamento si presenta come sinergia reciproca tra le attività dell’individuo e quelle ambientali. Legato al fattore cognitivo dell’intelligenza “problem solving” volto a trovare un percorso che porta il cambiamento da una situazione iniziale ad una disposizione finale. L’analisi di detto processo rappresenta anche il primo passo compiuto dagli studi in materia per addivenire a concetti differenziati dell’intelligenza, diversificandola da una visione prettamente scolastica e di semplice risposta a stimoli ambientali.

Il “problem solving” può essere definito come un approccio didattico teso a sviluppare sul piano psicologico, comportamentale ed operativo, l’abilità di soluzione dei problemi in quanto matematiche. Costituisce peraltro un metodo di ricerca e di scoperta che può divenire la soglia operativa di altre tematiche ed essere anche convenientemente applicato ad altre aree tematiche e didattiche favorendo lo sviluppo di potenzialità euristiche e abilità di valutazione e giudizio obiettivo. Abbastanza comune, nelle diverse concezioni dell’intelligenza, appare l’interazione con l’ambiente ed, anche se non sempre esplicitato, la componente genetica ed ereditaria.

La problematica dell’ereditarietà dell’intelligenza è stata affrontata da Henri Poincarè, il quale distingue l’intelligenza in relazione alla sua struttura, definendo “eredità speciale” quella struttura di intelligenza che differenzia la specie umana dalle altre e soprattutto da quella dei primati, ed “eredità generale” quella che consente l’organizzazione vitale permettendo all’organismo di adattarsi alle variazioni ambientali al fine di salvaguardare la conservazione della specie. L’intelligenza quindi, viene vista come una forma di adattamento tra l’organismo ed il suo ambiente che determina una creazione continua di forme intellettive sempre più complesse. Da rilevare, peraltro, che il limite derivante dalla contrapposizione tra eredità e ambiente può considerarsi superata in funzione del fatto che tra fattori genetici ed ambientali esistono interazioni molto complesse in quanto l’individuo utilizza l’ambiente in funzione del patrimonio ereditario di cui dispone e, tramite l’ambiente, realizza il suo potenziale ereditario. Una più recente teoria dell’intelligenza, che prevede un’articolazione verticale, è la teoria triarchica formulata da Robert Sternberg.

Questa si compone di tre sotto-teorie: la teoria “contestuale” o dell’intelligenza analitica definisce l’intelligenza in rapporto all’ambiente come modalità di analisi, considerazione dei dettagli, valutazione e confronti con elementi diversi; la teoria “esperienziale” o dell’intelligenza creativa studia l’interazione tra l’individuo ed i compiti che deve affrontare, si lega all’intuizione ed alla capacità di inventare, scoprire ed immaginare affrontando con successo situazioni nuove per le quali conoscenze ed abilità note si dimostrano inadeguate; la teoria “componenziale” o dell’intelligenza pratica cerca di individuare i meccanismi mentali di base per l’utilizzo di strumenti, applicazione di procedure e capacità di progettazione e realizzazione. Ulteriore passo di analisi consiste nella definizione delle componenti dell’intelligenza rappresentate da meta-componenti legate sia alla strategie del pensiero, sia alle capacita di pianificazione e realizzazione ed infine alle modalità di acquisizione delle conoscenze utili per le diverse contingenze.
Secondo l’autore le differenze individuali sono spiegabili, non tanto in termini di varianza della prestazione, quanto in termini di stili cognitivi. Gli stili di pensiero, nella visione di Sternberg a abilità personali, ma da modi diversi e preferiti di esprimere o usare una o più abilità, considerazione questa che presenta non poche implicazioni sul piano educativo e didattico riguardo le modalità generali di apprendimento e di soluzione dei problemi.

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Informazioni tesi

  Autore: Carlo Roccato
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Andrea Gentile
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 242

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