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Quanto lontana è l'UEM dall'essere un'area valutaria ottimale?

Conseguenze di un’area monetaria incompleta

Dopo aver discusso approfonditamente su quali siano i requisiti fondamentali per un’AVO, diventa importante analizzare quali possano essere le conseguenze di una mancanza di tali elementi. Si può allora introdurre, a questo punto, il concetto di unione monetaria incompleta. L’esistenza di essa potrebbe essere dovuta, in particolare, all’adozione di un regime di cambi fissi invece di una moneta unica o alla mancata unione di bilancio. Visto che il presente lavoro si focalizzerà maggiormente sulla situazione dell’UEM, il primo dei due problemi appare di seconda importanza.

Assume invece un ruolo rilevante quella che è la mancata integrazione fiscale dell’Eurozona. Per effettuare un’analisi delle conseguenze di tale mancanza torna estremamente utile un modello, sviluppato da De Grauwe (2013), che si basa sull’idea che un’inadempienza del governo abbia costi e benefici che vengono comparati dallo stesso per decidere il proprio comportamento, e che tale circostanza sia a conoscenza degli investitori, i quali ne tengono conto per prevedere le mosse. Nel caso in cui un Paese membro dell’unione fosse investito da uno shock (S) che portasse a un calo delle entrate pubbliche, vi sarebbe una conseguente perdita di solvibilità del governo. A questo punto il governo stesso potrebbe avere un certo beneficio dall’inadempienza dato dalla possibilità di ridurre il carico complessivo degli interessi da pagare e, come conseguenza, dalla facoltà di ridurre le misure di austerità. Tale beneficio può essere rappresentato sotto forma di una curva (BU), la cui inclinazione è maggiore a seconda del livello del debito iniziale, dell’efficienza del sistema tributario e dell’entità del debito estero (maggiore è la quota di questo, minore è la resistenza politica interna all’inadempienza). Tale curva viene rappresentata così (fig. 5):

In questa rappresentazione grafica, BE rappresenta invece il beneficio che si ottiene dall’inadempienza quando gli investitori se l’aspettano; il motivo per cui essa giace al di sopra di BU è che quando gli investitori si aspettano un’insolvenza, essi vendono titoli di Stato e il tasso di interesse di conseguenza sale, cosa che porta poi a un aumento del disavanzo con conseguente maggior beneficio in caso di inadempienza. C rappresenta invece il costo dell’inadempienza, dato dalla perdita di reputazione e dalla futura difficoltà di contrarre prestiti. L’inadempienza sarebbe dunque inevitabile se S>S2, ma potrebbe esserlo anche se S1
Nel secondo caso vi sarebbero infatti due possibili equilibri e la convenienza o meno ad essere inadempiente dipenderebbe solamente dalle aspettative degli investitori. Se questi si l’aspettassero, ciò accadrebbe. Quest’aspettativa viene orientata prevalentemente dalle previsioni dei mercati, in quanto gli investitori non hanno altri strumenti su cui basare le proprie aspettative. Tale situazione comporterebbe delle conseguenze anche a livello bancario, in quanto quando gli investitori uscirebbero dal mercato dei titoli di Stato, il tasso di interesse aumenterebbe e, poiché in genere le banche sono il principale investitore nel mercato di questi titoli, tale aumento si manifesterebbe sotto forma di perdite per gli istituti di credito. Inoltre, il prosciugamento della liquidità interna renderebbe più difficile per le banche ottenere rinnovi di depositi. Si finirebbe allora in una vera e propria crisi bancaria.

I possibili provvedimenti per ridurre tale fragilità sarebbero allora i seguenti:
1. Accrescere il costo dell’inadempienza (e.g. espellendo dall’unione i Paesi inadempienti);
2. Affidare alla Banca Centrale il ruolo di prestatore di ultima istanza, cosi che essa potrebbe fornire liquidità ai mercati dei titoli in caso di necessità, seppur tenendo conto del rischio azzardo morale;
3. Unione di bilancio, così che BE si sovrapporrebbe a BU visto che la Banca Centrale fornirebbe certamente ai governi la liquidità necessaria a far fronte ai debiti.

Per finire, a quanto visto finora in termini di conseguenze di un’area monetaria incompleta si possono aggiungere le esternalità negative che si potrebbero propagare nel caso in cui un Paese membro avesse contratto consistenti deficit di bilancio. Queste esternalità sono infatti legate al fatto che lo Stato in dissesto finanziario sarebbe probabilmente spinto a ricorrere maggiormente ai mercati dei capitali, facendo tuttavia alzare i tassi di interesse e creando in tal modo tensioni con gli altri Paesi membri relativamente alle politiche da adottare. Tale punto verrà comunque approfondito in seguito quando verranno analizzati i provvedimenti dell’UE a seguito della crisi del 2007.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Quanto lontana è l'UEM dall'essere un'area valutaria ottimale?

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Informazioni tesi

  Autore: Angelo Zanella
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Lorenzo Forni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 51

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