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Il mutuo riconoscimento nell'ordinamento comunitario

Contenuti ed effetti del mutuo riconoscimento

A partire dal 1980, quindi, a seguito dell'emanazione della sentenza «Cassis de Dijon», la Corte intraprende un percorso chiaro e definito.
Comune direzione è così intrapresa delle celebri sentenze Aceto I, Aceto II e Vermouth.
Nella prima, la Corte precisa - e da quel momento in poi lo farà ripetutamente - che «(i)n mancanza di una normativa comune in materia di produzione e di commercio del prodotto di cui trattasi, spetta agli Stati membri disciplinare, ciascuno nel suo territorio, tutto ciò che riguarda la produzione, la distribuzione e il consumo di tale prodotto, ...».
Con la pronuncia Aceto II la Corte compie un ulteriore passo avanti nel processo di assimilazione e di «comparazione» dei prodotti nazionali: pur ribadendo la libertà degli Stati in «mancanza di una normativa comune o di direttive di armonizzazione relative alla produzione o al commercio di un prodotto», essa analizza il rapporto tra gli artt. 30 e 100 del Trattato CEE.
Attraverso la sentenza Vermouth - ove la Corte è stata chiamata a decidere su una questione di importazione in Germania di vermouth italiano - viene ribadita l'illiceità di misure discriminatorie tra prodotti nazionali e prodotti importati .
Seguono quindi numerose pronunce, ispirate dalla medesima ratio, in materia di denominazione e di etichettatura dei prodotti.
Ogni bene introdotto sul mercato deve possedere alcune caratteristiche, ma non è lecito imporre oneri che rendano gravosa la circolazione del bene e ne penalizzino la diffusione, sul territorio di uno Stato membro, rispetto ai prodotti nazionali.
Tale questione si è posta, ad esempio, in modo problematico nella sentenza «Paste alimentari».
Per comprendere la portata e le caratteristiche del principio del mutuo riconoscimento nel campo della circolazione delle merci non è sufficiente limitarsi alla descrizione della pronuncia del 1979; occorre, invece, soffermarsi nella disamina della giurisprudenza concernente l'art. 28 del Trattato CE successiva alla sentenza Cassis de Dijon.
A livello di giurisprudenza è necessario, in effetti, contestualizzare quelle sentenze che hanno ritenuto le citate misure prive di qualsiasi legame con le importazioni e comunque non idonee ad ostacolare il commercio tra Stati membri.
Rientrano in orientamento interpretativo: la sentenza Oebel, ove era in esame una normativa che vietava la lavorazione e la distribuzione del pane in determinate ore; la sentenza Blegsen, concernente il divieto della vendita per il consumo sul posto di taluni alcolici in determinati esercizi commerciali; la sentenza Quietlynn, relativa al divieto di vendita di articoli pornografici in esercizi non autorizzati. In tutti questi casi la Corte ritenne evanescente il legame con le importazioni.
Ad un secondo gruppo sono ricondotte quelle sentenze in cui la Corte ha ritenuto che l'applicazione dell'art. 28 del Trattato CE alle normative nazionali concernenti talune modalità di vendita dovesse superare un test di proporzionalità, per verificare se gli ostacoli che ne derivavano per gli scambi eccedessero il contesto degli effetti propri di una normativa commerciale.
In tal senso la Corte si è pronunciata nelle sentenze sulle vendite domenicali, rimandando al giudice nazionale l'accertamento della «questione di fatto» di stabilire se gli effetti nel caso di specie rimanessero all'interno dei limiti intrinseci a normative commerciali.
Seguendo la classificazione dell'avvocato generale Tesauro, in un terzo gruppo si collocherebbero quelle sentenze in cui la Corte ha ritenuto l'incompatibilità in astratto di misure nazionali concernenti le modalità di vendita, salvo verificarne la liceità in base all'art. 30 del Trattato CE.
Rientrano in tale categoria misure concernenti la commercializzazione che, per il fatto di imporre il divieto di praticare un determinato metodo di vendita (sentenza Oosthoek) o una determinata forma di pubblicità (sentenza Yves Rocher), sono tali da rendere più difficile l'accesso al mercato per gli operatori interessati, costretti a rinunciare ad un metodo da essi legalmente praticato nello Stato membro di origine. [...]

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Il mutuo riconoscimento nell'ordinamento comunitario

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Moauro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Luisa Torchia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 153

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Parole chiave

controllo
fiducia
ordinamento
equivalenza
libertà di circolazione
mutuo riconoscimento
sentenza “cassis de dijon”

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