Skip to content

Articolo 11 della Costituzione: il principio del ripudio della guerra. La dichiarazione dello stato d'emergenza e la cessione delle armi all'Ucraina (Decreti legge n. 14 e n. 16 del 2022)

Costituzionalizzazione del rifiuto alle guerre di aggressione

Gli Stati, al termine della Prima Guerra Mondiale, iniziarono a sentire l’esigenza di predisporre un regolamento universale che limitasse l’impiego della forza armata. Si giunse così alla stipulazione del Patto della Società delle Nazioni (1919), che obbligava gli Stati a risolvere pacificamente le controversie e ad evitare l’uso delle armi in determinate circostanze. Con il successivo Patto di Briand Kellogg (1928), per la prima volta, la guerra non rappresentò più una prerogativa del principio di sovranità degli Stati.
La svolta decisiva si ebbe con l’adozione e la ratifica della Carta delle Nazioni Unite (1945). Il preambolo rappresenta la base della società internazionale contemporanea, infatti afferma che l’organizzazione delle Nazioni Unite è volta a “preservare le generazioni future dal flagello della guerra”. Il divieto dell’uso della forza armata è imposto agli Stati membri dall’articolo 2 paragrafo 4, che recita: “i membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”.
L’articolo 11 della Costituzione, sulla scia dell’influenza del Patto della Società delle Nazioni, del Patto di Briand Kellogg e della Carta delle Nazioni Unite, condanna il ricorso alla guerra di aggressione e alla guerra finalizzata alla risoluzione di controversie internazionali.
La prima parte della disposizione sancisce in termini perentori il ripudio della guerra, principio che ritroviamo anche nelle costituzioni dei Paesi sconfitti nel secondo conflitto bellico (articolo 9 della costituzione giapponese del 1946 e articolo 26 del Grundgesetz tedesco del 1949).
Per "guerra di aggressione" si intende il ricorso alla violenza bellica che abbia come obiettivo primario quello di offendere la libertà di altri popoli. L’Italia, indipendentemente da una formale dichiarazione di belligeranza, non può muovere per prima guerra ad un altro Stato in assenza di un suo precedente attacco militare contro il nostro Paese. Di fronte a condotte ostili, sia di natura militare sia di natura economica, non sorrette da animus bellandi, non è permesso reagire con una guerra ma, semmai, con condotte ostili della stessa natura e intensità, dal momento che quest’ultime non ricadono nel divieto ex articolo 11.
Oltre alle azioni di violenza armata poste in essere per arrecare offesa alla libertà di un altro Stato, sono vietate dalla Costituzione anche le operazioni militari che, seppur intraprese con l’intento di ripristinare l’indipendenza del nostro Paese o di uno Stato alleato gravemente minacciata, si sono tramutate in un secondo momento in atti di aggressione ai danni dello Stato che ha attaccato per primo.
La Costituzione rifiuta la guerra di aggressione e afferma il valore della pace. Viene evidenziata la necessità di garantire la pace sia nei rapporti di convivenza tra cittadini dello Stato italiano, sia nei rapporti internazionali.
Dalla volontà dei costituenti di dare preminenza al valore della pace, emerge un vero e proprio principio costituzionale di non isolamento dal circuito politico internazionale. Ciò spiega il motivo per cui i costituenti rifiutarono in modo esplicito di inserire in costituzione il principio di neutralità. Il concetto di neutralità viene impiegato dalla dottrina internazionalista per descrivere il regime giuridico permanente che implica l’obbligo di non far parte di alleanze, di non concedere basi militari ad altri Stati in tempo di pace e di non prendere parte ad una guerra per appoggiare altri Stati coinvolti in un conflitto bellico.
Non è, dunque, una situazione di neutralità temporanea legata ad una valutazione politica del momento, ma una rinuncia totale a titolo permanente al diritto alla guerra da parte dello Stato. Anche se a prima vista il rifiuto costituzionale della guerra potrebbe sembrare una caratteristica tipica di uno Stato neutrale, in realtà i due regimi giuridici in questione non coincidono, poiché l’articolo 11 non esclude un’ipotetica partecipazione dell’Italia a conflitti internazionali per la sicurezza collettiva.
Particolarmente rilevante è il collegamento tra l’articolo 11 e il primo capoverso dell’articolo 10 (“l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”). L’ordinamento costituzionale italiano, dunque, si adegua ai parametri fissati dal diritto internazionale e alle nuove consuetudini internazionali che promuovono un ampliamento di ipotesi di derogabilità al divieto dell’uso della forza. La Costituzione italiana, infatti, da un lato considera la guerra come un male evitabile, dall’altro non si illude di poterla cancellare totalmente dai rapporti internazionali. La guerra discende dalla politica, pertanto le controversie internazionali potrebbero essere politicamente risolte attraverso trattative e attività diplomatiche. La Comunità internazionale ha a disposizione numerosi strumenti giuridici e politici che possono essere impiegati per dipanare dissidi e contrasti tra più ordinamenti statuali, quali l’embargo degli armamenti, il blocco dei finanziamenti e il congelamento delle risorse finanziarie all’estero.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Articolo 11 della Costituzione: il principio del ripudio della guerra. La dichiarazione dello stato d'emergenza e la cessione delle armi all'Ucraina (Decreti legge n. 14 e n. 16 del 2022)

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista

Informazioni tesi

  Autore: Dalila Bonaccurso
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Elisabetta Catelani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 202

FAQ

Per consultare la tesi è necessario essere registrati e acquistare la consultazione integrale del file, al costo di 29,89€.
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Ingiustamente snobbata durante le ricerche bibliografiche, una tesi di laurea si rivela decisamente utile:
  • perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
  • perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
  • perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
  • L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
  • Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
  • L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
L'obiettivo di Tesionline è quello di rendere accessibile a una platea il più possibile vasta il patrimonio di cultura e conoscenza contenuto nelle tesi.
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »

DUBBI? Contattaci

Contatta la redazione a
[email protected]

Ci trovi su Skype (redazione_tesi)
dalle 9:00 alle 13:00

Oppure vieni a trovarci su

Parole chiave

guerra
decreto-legge
pace
ucraina
stato di guerra
stato di emergenza
articolo 11 costituzione
articolo 78 costituzione
cessione di armi a titolo gratuito
consiglio supremo di difesa

Tesi correlate


Non hai trovato quello che cercavi?


Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database

Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione

Ottimizza la tua ricerca:

  • individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
  • elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
  • se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
  • utilizza la ricerca avanzata
  • utilizza gli operatori booleani (and, or, "")

Idee per la tesi?

Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti


Come si scrive una tesi di laurea?


A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?

Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.


La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?


La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.

Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:

È ora di pubblicare la tesi