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David Lynch e Ronnie Rocket - Cronaca di un progetto mai realizzato

Cronaca di un progetto mai realizzato

Quello di Ronnie Rocket è un percorso che accompagna silenziosamente tutta la carriera di Lynch, condannato a rimanere, almeno per il momento, nel suo universo privato.
Il regista inizia a lavorare ad una prima versione della sceneggiatura durante la realizzazione di Eraserhead, per poi completarla nel 1977. Il film, sul quale Lynch ha sempre mantenuto un certo riserbo, presenta molti punti di contatto con l'assurda storia di Henry, in particolare per quel che riguarda le forze che ne regolano l'esistenza, gli opposti del bene e del male e l'ambientazione industriale, che questa volta però si ingrandisce fino a diventare un'intera città, in cui l'elettricità è una di quelle forze misteriose che, potendo variare da poli opposti, possono condizionare l'esistenza degli abitanti, generando paura e confusione.

Con il successo di Eraserhead, Lynch pensa di avere la possibilità di realizzare Ronnie Rocket, ma nel frattempo si è fatta avanti un'offerta difficile da rifiutare: il produttore Stuart Cornfield, rimasto impressionato dallo sguardo innovativo del regista, propone a Lynch la realizzazione di The Elephant Man. Considerandola una buona opportunità di ampliare il proprio pubblico senza compromettere la qualità artistica del suo lavoro, il regista decide di accettare l'offerta. Uscito nel 1980, il film è un trionfo, che apre a Lynch le porte di Hollywood: numerosi sono i produttori che iniziano ad interessarsi a lui, tra cui George Lucas, che gli propone la realizzazione del terzo capitolo della saga di Star Wars, Il Ritorno dello Jedi. Lynch però rifiuta, pensando che realizzare il capitolo conclusivo di una saga, in cui i ruoli dei personaggi erano già stabiliti e dove tutto era già stato creato in precedenza, avrebbe limitato non poco la sua creatività.

Nello stesso periodo, anche Francis Ford Coppola si dimostra interessato al talento del giovane regista del Missoula, tanto da offrirgli la concreta possibilità di vedere realizzato Ronnie Rocket per mano della Zoetrope Studios, una piccola compagnia indipendente fondata dallo stesso Coppola. Tuttavia, anche questa volta le cose non vanno secondo i piani: quando Lynch fa leggere una copia della sceneggiatura al produttore, questi rimane sbalordito dal costo che un progetto del genere avrebbe comportato, in particolare per quel che riguarda l'utilizzo di particolari effetti speciali. Inoltre, essendo un film molto personale, astratto e di difficile interpretazione, il successo sarebbe stato tutt'altro che assicurato. Ma non c'è stato nemmeno il tempo di porsi concretamente il problema dei costi: dopo l'insuccesso di One For The Heart (1982), Coppola, rischiando la bancarotta, lascia naufragare il progetto della Zoetrope, e con lei la possibilità di vedere realizzato Ronnie Rocket. Con un'altra occasione mancata, l'entusiasmo dimostrato durante la scrittura della sceneggiatura iniziò a vacillare, fino a far posto ad altri progetti e ad offerte più allettanti.

Negli stessi anni, Dino De Laurentis offre a Lynch la regia di Dune, un colossal fantascientifico basato sull'omonimo romanzo di Frank Herbert. Dopo aver letto il libro, il regista decide di accettare, pensando che la storia gli consentisse numerose possibilità di sviluppare idee personali e di sperimentare soluzioni innovative.

Realizzato con un budget immenso, il film è un catastrofico insuccesso, con un conseguente contraccolpo economico per le casse di De Laurentis. Sebbene questo sia stato un duro colpo per la carriera di Lynch, che più volte ha dichiarato di essersi sentito un “fallito”, da questa storia impara due lezioni fondamentali: non affrontare grosse produzioni e avere il controllo sul final-cut. Insomma, da ottima occasione per allargare il proprio pubblico e di cimentarsi in una vera e propria produzione holliwoodiana, Dune si rivela solo un insormontabile ostacolo nella carriera del regista, un segno sul suo curriculum difficile da ignorare, producendo una sfiducia generale nei confronti di Lynch, che vede chiudersi tutte le porte che si erano aperte grazie ad Elephant Man.
Da questo momento, Ronnie Rocket viene messo da parte: nessuno, dopo Dune, si sarebbe preso la responsabilità di un film così rischioso e dispendioso, né Lynch si sarebbe mai azzardato a chiederlo. L'unica soluzione è quella di metterlo da parte, forse definitivamente, per accontentarsi di una produzione più modesta, ma che gli consenta di riscattarsi dal girone dantesco in cui era piombato.

A sorpresa, Dino De Laurentis decide di rinnovargli il contratto per un altro film, con uno stipendio dimezzato e un budget pari ad un decimo di quello messo a disposizione per Dune. Seppur accompagnato da innumerevoli critiche, Velluto Blu ha ottenuto un discreto successo, che ha saputo liberare Lynch dal vortice di sfiducia in cui Hollywood l'aveva relegato.

Sebbene nel corso degli anni abbia saputo sviluppare uno stile unico, tanto che per definirlo è stato coniato l'apposito aggettivo lynchiano, Lynch si è sempre rivelato un regista tutt'altro che infallibile, capace di passare da capolavori del calibro di Velluto Blu e Mulholland Drive, a insuccessi del calibro di On The Air e Fuoco cammina con me, un fallimento in parte già annunciato dalla scarso numero di ascolti della seconda stagione di Twin Peaks. Se il gusto per l'assurdo e la voglia di sperimentare sono, da un lato, il suo punto di forza, dal punto di vista delle grandi case cinematografiche questi sono il suo tallone d'Achille: è possibile affidare un grosso budget a Lynch? Per gran parte dei produttori americani, la risposta è no: il rischio di un nuovo Dune è sempre stato un forte pregiudizio.

Per quel che riguarda Ronnie Rocket, si può dire che dal 1984 in poi il regista non si sia più impegnato seriamente nel portare a termine il progetto, sebbene nelle interviste abbia sempre dichiarato di non volerlo abbandonare per nulla al mondo: «E' azzardato dire che girerò Ronnie Rocket presto. Non so se verrà mai realizzato. Di certo non è sepolto. Ne ho parlato tanto, e circolano delle sceneggiature. Sto aspettando l'occasione giusta per farlo». Ancora nel 2004, trovandosi in Europa per una serie di interviste, Lynch si dedicò ad alcune sessioni fotografiche in vecchi stabilimenti industriali, con lo scopo di trovare un'ambientazione giusta per la grande città decadente di Ronnie Rocket. Purtroppo, anche questa volta il tutto si risolve in un nulla di fatto: due anni dopo realizza, con un budget ridotto e delle riprese in bassa qualità, Inland Empire, che, fino ad oggi, costituisce l'ultimo film della sua carriera.

Travolto dalle macerie di Dune, Ronnie Rocket è un progetto che, seppur sepolto, ha sempre avuto un posto in primo piano nella mente del regista, ed è sempre riuscito a infiltrarsi, in un modo o nell'altro, nelle produzioni successive. Pertanto, uno studio su Ronnie Rocket non costituisce solo una ricerca fine a se stessa sui motivi per cui tale opera è rimasta relegata ad uno stato embrionale, ma può risultare una chiave di lettura fondamentale per comprendere l'intera opera lynchiana. Riguardo al contenuto della sceneggiatura

Lynch è sempre stato molto evasivo, probabilmente perché ha sempre sperato di trovare il tempo, ma soprattutto i mezzi, per poterlo realizzare. Ancora nel 2008, quando Greg Olson gli ha domandato se fosse libero di parlare liberamente di Ronnie Rocket, il regista ha risposto «You probably shouldn't talk about that», consentendogli però di svelare alcune piccole indiscrezioni. Lo scopo di quest'analisi è cercare di andare oltre queste piccole indiscrezioni, cercando di capire perché Ronnie Rocket sia sempre stato così importante per Lynch.

Questo brano è tratto dalla tesi:

David Lynch e Ronnie Rocket - Cronaca di un progetto mai realizzato

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Informazioni tesi

  Autore: Nicolò Rizzo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Luca Malavasi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 93

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Parole chiave

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cinema
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