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Analisi delle Reliquie ossee nella chiesa di San Francesco d'Assisi in Naro

Culto dei martiri e delle reliquie dal paleocristiano ad oggi

Il culto dei martiri è molto antico, potremmo dire, esistente fin dalle origini della Chiesa se non antecedente. Anche nelle culture pagane vi era la venerazione per i propri morti e per gli "eroi". I martiri cristiani, proprio a queste figure si possono accostare: uomini che hanno creduto fermamente in qualcosa, fino a morirne, spesso dopo sofferenze o supplizi. Già nel IV secolo, nelle catacombe, era largamente diffuso il pellegrinaggio ai loculi di questi testimoni della fede, luogo che si riteneva di intermediazione tra il cielo e la terra, ossia tra i morti e i vivi. Il cristianesimo, nato e sviluppatosi in un mondo pagano, ne fa propri alcuni elementi, tra cui quello che fa del culto di una tomba un qualcosa da far rientrare nella sfera privata. Col passare del tempo e il crescere dei fedeli che sentivano il bisogno di recarsi in preghiera davanti alle tombe dei più autorevoli cristiani, queste furono dichiarate proprietà pubblica e si convenne ad un sempre più ampio intervento non solo a livello artistico e architettonico, ma anche rituale e letterario, per garantire continuità d'importanza del luogo. Intorno alla seconda metà del IV secolo questi luoghi vengono, per volere di papa Damaso, monumentalizzati o allargati, col fine di facilitarne l'affluenza del numero sempre maggiore di persone che lì si recavano in pellegrinaggio. Col passare del tempo si arriverà alla costruzione di basiliche al di sopra di queste tombe, dando spesso alle celebrazioni del dies natalis, carattere di solennità. Questa risistemazione, a spese della Chiesa, fu sicuramente aiutata finanziariamente dall'aristocrazia laica, che si guadagnava, per così dire, un posto di rilievo per il riposo eterno del proprio corpo. Si diffuse, infatti, in quegli anni, la pratica della depositio ad sanctos, consistente nella deposizione (per chi socialmente ed economicamente poteva), nelle immediate vicinanze del loculo del santo; a discapito del nobile intento della "Madre Chiesa" (ma con probabile accondiscendimento dei suoi gerarchi), che tendeva ad assicurare a tutti un'equa sepoltura. Usanza questa, presente almeno fino alla fine del XVIII, in cui i membri di famiglie benestanti, potevano avere il privilegio di poter essere tumulati all'interno delle chiese. Questi privilegi, erano condannati in modo tiepido dalla Chiesa, i cui membri non si esimevano da tale pratica. Prova ne sia Ambrogio, vescovo di Milano, che nel 385, trovate le reliquie dei santi Protasio e Gervasio, dopo solo due giorni le fece traslare nella basilica fatta da poco costruire e li collocò sotto l'altare dove anche lui sarebbe stato sepolto. Dal IX secolo, cominciò l'uso del deporre le reliquie non più sotto gli altari, ma in apposite teche, i reliquiari, che ne permettessero una maggiore esposizione ai fedeli.

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Analisi delle Reliquie ossee nella chiesa di San Francesco d'Assisi in Naro

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Rita Iacolino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Beni Culturali Archeologici
  Relatore: Emiliano Carnieri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 152

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