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Sexting e Revenge porn: aspetti sociali, educativi e normativi

Cyberstalking

Non esiste una definizione totalmente condivisa da tutti gli esperti che si occupano del fenomeno e ciò è dovuto alle diverse sfaccettature che esso presenta e ad una quantità non particolarmente elevata di ricerche a proposito.
In generale, la letteratura si riferisce al Cyberstalking come ad «un insieme di comportamenti nei quali una persona, un gruppo di persone o un’organizzazione utilizzano le ICT per molestare un’altra persona, o un altro gruppo di persone, o un’altra organizzazione».
In questo senso, a seguito dell’ampia diffusione di Internet, il Cyberstalking è divenuto un problema sociale molto importante in quanto le vittime di molestie online sono aumentate drasticamente negli ultimi anni.
Le modalità di azione di questi criminali non possono essere comprese in modo definito all’interno di determinate categorie, principalmente perché sono molto diverse tra loro e spesso difficilmente identificabili. Ad ogni modo, la letteratura ha cercato di dare un ordine a tali condotte tenendo presente uno degli elementi in comune che queste presentano: disturbare e spaventare la vittima.
Solitamente il Cyberstalking agisce attraverso l’invio intensivo di messaggi, e-mail oppure preferisce l’utilizzo di chat-room o siti Web frequentati dalla vittima.
Infatti, è qui che condivide immagini o informazioni personali di quest’ultima, ovviamente senza il suo consenso, facendola sentire sotto assedio e costantemente controllata. Solitamente, il cyberstalker, è un soggetto molto intelligente che ha conoscenze informatiche ben consolidate. In prevalenza si tratta di uomini single, che hanno avuto accesso ad un’ottima istruzione (diploma di scuola superiore o laurea universitaria) ma che vivono sentimenti di solitudine ed esclusione nella vita reale. Appaiono emotivamente immaturi. Il motivo per cui optano per una molestia nel mondo virtuale è legata proprio all’incapacità di rapportarsi con l’altro. La possibilità che offre il Web di camuffare la propria identità, e di non dover incontrare direttamente la vittima, garantisce loro sicurezza e senso di potere.
I soggetti presi di mira sono solitamente molto giovani e di sesso femminile, categorie maggiormente vulnerabili anche nel mondo virtuale. Per i giovani il problema principale risiede nelle poche conoscenze informatiche, che li portano ad essere maggiormente vulnerabili; le donne, invece, diventano vittime perché conoscono il proprio cyberstalker per via di una relazione amicale o sentimentale passata o ancora in corso, ma in declino.
Va detto, però, che negli ultimi anni la componente femminile dedita a questo tipo di comportamento sta aumentando drasticamente e ciò è dovuto probabilmente al fatto che la conoscenza informatica, prima appannaggio solo degli uomini, sta diventando quotidianità anche per le donne. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda il cosiddetto Intimate Partner Cyberstalking (IPCS), specie nelle relazioni tra adolescenti.

Con questo termine ci si riferisce a:
«a form of gender-based violence in young people, because it includes those behaviors that, through digital means, aim at domination, discrimination, and, ultimately, abuse of the position of power where the stalker has or has had some affective and/or sexual relationship with the harassed person».

Se inizialmente gli studi sembrano confermare una prevalenza di tale comportamento (di sorveglianza piuttosto che di monitoraggio o controllo online) nei maschi, attualmente la ricerca è incline a dare adito all’idea che le maggiori protagoniste siano proprio le femmine.
Queste, infatti, sono più propense a richiedere al proprio fidanzato la password del cellulare o dei social. In questo contesto gli uomini sono più inclini a minacciare e a pressare le proprie partner a fare sesso o a mandare loro delle foto private e sessualmente esplicite; le donne a controllarli. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che le ragazze pensano loro stesse in un rapporto con l’altra persona. La relazione, quindi, fornisce loro un senso di sicurezza e una posizione sociale più elevata. Conseguentemente, e visto la componente sessista di tale credenza, il controllo del partner non solo è percepito come necessario ma anche come assolutamente non dannoso per la controparte maschile.
A questo proposito va detto che uomini e donne, indipendentemente dal sesso, con un grado di sessismo ostile maggiore rispetto a quello benevolo tendono a mettere più facilmente in pratica l’IPCS, a causa dei ruoli stereotipati di genere in cui credono. Lo stesso vale per i consumatori e/o consumatrici di pornografia e per i soggetti dediti alla pratica del Sexting.
I datti psicologici che provocano questo tipo di violenze sono più gravi rispetto a degli attacchi nella vita reale. Gli individui che ne sono vittime si sentono costantemente in pericolo e arrivano a stravolgere le proprie abitudini, ad eliminare i rapporti personali con le altre persone per incapacità di fidarsi e ad abbandonare Internet.
Gli effetti, in questa prospettiva, sono molto simili a quelli dello Stalking propriamente detto.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sexting e Revenge porn: aspetti sociali, educativi e normativi

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Corradini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Fausto Pagnotta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 116

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Parole chiave

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discriminazione di genere
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violenza sulle donne
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