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Patrimonio culturale e sviluppo turistico sostenibile: il caso dell'isola di Taquile e la resilienza delle comunità locali

Da turismo a turismo di massa: innovazioni e dati statistici

La linea che divide quel che chiamiamo “turismo” da ciò che invece definiamo con un’espressione più precisa, ossia “turismo di massa”, si costituisce negli anni sotto due aspetti principali: le innovazioni che la meta turistica apporta per soddisfare la nuova, ingente, clientela; e i dati statistici che ci aiutano, come sempre, a delineare un quadro ancora più chiaro e preciso. Una definizione largamente accettata di turismo di massa è quella che alcuni accademici della Anadolu University, in Turchia, definiscono come: «the term mass tourism is briefly used for pre-scheduled tours for groups of people who travel together with similar purposes (recreation, sightseeing etc.) usually under the organization of tourism professionals.» Il turismo di massa quindi, si contraddistingue perché ha a che fare con persone e gruppi che viaggiano insieme con pacchetti turistici già confezionati e pronti all’uso; si oppone al turismo di nicchia, il quale invece concerne quell’attività turistica distinta, innovativa e originale che si sviluppa presso una determinata meta. Per la mia personale esperienza, difficilmente nel mondo ho incontrato una meta così rispecchiabile in entrambe le tipologie di turismo: se da una parte infatti, Taquile può essere una destinazione di massa confezionata dalle agenzie private, dall’altra sopravvive ancora un turismo autentico, caratterizzato dalle persone che decidono di pernottare diverse notti alla scoperta di un’isola piena di curiosità, piuttosto che fermarsi alla piazza centrale – unica tappa delle agenzie – scattando migliaia di foto e arricchendo la galleria del cellulare piuttosto che la propria curiosità tramite domande e conversazioni con la popolazione locale.
Delineato un quadro generale sul turismo di massa, vediamo ora come esso si è sviluppato durante gli anni; sappiamo che solo dal 1976, successivamente alla pubblicazione dell’articolo su Taquile nella guida turistica “South America Handbook”, iniziarono ad arrivare turisti in quantità rilevanti, e che, negli stessi anni, i Taquileños furono in grado di rispondere a tali esigenze investendo i loro risparmi nella manutenzione e nella costruzione di nuove imbarcazioni. Le intuizioni degli isolani non furono poi così errate; pochi anni dopo, infatti, a partire dal 1981, ogni giorno decine di barche piene di turisti attraccavano al porto di Taquile, mettendo duramente alla prova le capacità organizzative dei Taquileños. Sono gli anni in cui viene costruita la cooperativa “Manco Capac”, della quale abbiamo già parlato in un paragrafo precedente; quando iniziarono i veri e propri guadagni, con picchi di 6,000 $ al mese, che, per una comunità dove lo stipendio medio era di circa 90 $ mensili, costituivano una fonte di reddito non indifferente. L’arrivo senza sosta dei turisti mise però i Taquileños in una condizione di precarietà; le tante barche che attraccavano al porto significavano tanti turisti pronti ad acquistare opere tessili uniche in quel di Taquile: nasceva quindi l’esigenza di velocizzare la tessitura, esigenza che purtroppo, a volte, veniva soddisfatta acquistando borse e abiti dalla vicina isola di Amantani.

Il decennio 1980-1990 ha costituito un boom economico per Taquile non indifferente; è in questi anni che si sviluppa il “turismo di massa”; molti stranieri iniziavano ad approdare sull’isola in cerca di un’esperienza autentica, dando il via a numeri impressionanti:

• turisti: il numero di arrivi sull’isola di Taquile è andato, nella sua storia recente, quasi sempre in crescendo. Nel 1983 i turisti sull’isola erano circa 30.000 all’anno, ma solamente il 10% di essi pernottava sull’isola; tale percentuale è rimasta costante ancora oggi; se infatti il numero di turisti, a seguito dell’ingresso delle agenzie private, avvenuto nel 1980, è aumentato esponenzialmente (30.000 turisti nel 1983 e 105.000 nel 2017), il numero ospiti che pernottano sull’isola è sempre pari al 10% degli arrivi totali. Questi numeri, oltre che ad esser confermati dalle fonti ufficiali del turismo peruviano, sono al contempo confermati da Cecilio Quispe Huatta, con il quale ho avuto occasione di parlare durante il mio soggiorno a Taquile; mi è stato riferito infatti che ad oggi sono circa 30 le host families sull’isola, e in media ospitano circa 30 turisti al mese, per un totale di 10,800 turisti che pernottano sull’isola, esattamente il 10% degli stranieri che approdano, ogni anno, a Taquile.

• pernottamento: nel 1983 costava 80 centesimi con il pasto incluso; alla ripresa del turismo nel 1995 arrivò a costare tra i 5 ed i 10 $; ad oggi costa tra i 35 ed i 50 $, mentre con le agenzie si può arrivare a pagare anche 90 $;

• host families: dal 1983, quando le famiglie ospitanti erano non più di una decina, ad oggi, secondo quanto mi ha riportato Cecilio Quispe Huatta durante il mio soggiorno sull’isola, sono circa trenta le famiglie che ospitano turisti per pernottare sull’isola di Taquile.

• Ristorazione: dai 2 ristoranti nel 1976, siamo passati a 7 nel 1981, a 12 nel 2002; ad oggi sull’isola vi sono 40 ristoranti.

Questi numeri rappresentano lo sviluppo di una comunità che in poco meno di cinque anni ha saputo mettere in discussione secoli di storia ed è stata in grado al contempo di adattarsi ad un’ondata di innovazione senza precedenti.
Concludiamo analizzando le innovazioni tecnologiche che sono giunte sull’isola a seguito del turismo di massa. Se, come vedremo nel successivo paragrafo, tale fenomeno ha portato non pochi problemi, diverse sono state però le innovazioni tecnologiche arrivate nel mezzo del lago Titicaca. Resisi conto di come Taquile potesse essere una fonte di reddito importante per l’industria turistica peruviana, il governo ha sin dall’inizio finanziato economicamente la popolazione; nel 1978, due anni dopo l’arrivo dei primi turisti, furono stanziati 16,000 $ per l’acquisto e la riparazione di imbarcazioni «[…] per rendere capace la comunità di esercitare il proprio controllo sul turismo.»

Questo brano è tratto dalla tesi:

Patrimonio culturale e sviluppo turistico sostenibile: il caso dell'isola di Taquile e la resilienza delle comunità locali

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Almanza
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Turismo Culturale
  Relatore: Enrico Sarnelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 105

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