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Cecità di Josè Saramago: Romanzo, messinscena, ipotesi per un'altra messinscena

Dentro lo spettacolo

Lo spettacolo è diviso in due atti in cui si raccontano rispettivamente: la reclusione dei protagonisti all'interno del manicomio e la permanenza degli stessi presso la casa del medico e di sua moglie. I due atti diventano così un modo per separare due situazioni e due ambienti diversi fra loro.
L'interno del manicomio è un luogo claustrofobico, ai lati della scena due pareti prive di finestre simili a quelle dei container, chiudono lo spazio e non offrono alcuno spiraglio verso l'esterno. Sullo sfondo una parete nera da cui è ricavata l'unica porta di accesso alla camerata. Ai lati della porta due monitor mostrano agli spettatori e ai personaggi i corridoi e le altre stanze del manicomio. In questo modo un potenziale elemento di evasione, che potrebbe offrire una possibilità, se pur minuscola, di contatto con l'ambiente esterno, offre invece altre porzioni di manicomio, diventando un cinico strumento di ossessione psicologica per lo spettatore e perversa ironia nei confronti dei ciechi. Dalla porta, che si trova sullo sfondo, una lunga corda attraversa tutto lo spazio scenico fino al proscenio. La corda, perpendicolare rispetto alla platea, oltre a servire ai ciechi per orientarsi, divide in due la camerata e su ciascun lato sono posizionati i letti che ospitano i personaggi. Un altro elemento che segnala la reclusione e l'impossibilità di uscire per i protagonisti, è un filo spinato che percorre longitudinalmente tutto il proscenio e divide gli attori dal pubblico. Al centro della linea che separa la scena dal pubblico, vi è una sorta di trespolo cui è agganciata la corda che proviene dal fondo. Il trespolo a tratti diventa una sorta di finestra che si affaccia sulla platea, da cui i personaggi si raccontano al pubblico svelando i propri pensieri. In sottofondo, il continuo rumore di un rubinetto che sgocciola accentua il senso di impotenza dei personaggi e di squallore dell'ambiente. Questo elemento inoltre serve a dare una sensazione del tempo che lentamente passa all'interno della camerata e logora i corpi e le menti dei personaggi.

Il primo atto si apre, come nel romanzo, con la rappresentazione della cecità che colpisce via via i personaggi. Grazie a un impianto scenografico mobile ed essenziale, sono raccontati in maniera sintetica e focalizzata i singoli casi di contagio, nello stesso ordine seguito dallo scrittore portoghese. In questo modo Dall'Aglio crea un antefatto, utile a presentare i personaggi e facilitarne il legame con lo spettatore al fine di coinvolgerlo. Si prosegue con una veloce scena in cui esponenti del governo e dell'esercito scelgono il manicomio come luogo di reclusione per i primi contagiati. In questa fase, sullo sfondo, vengono proiettate immagini di laboratori al cui interno degli scienziati lavorano al microscopio. Queste immagini che sintetizzano e spiegano il contagio di massa, sono il preambolo alla sezione di spettacolo che si svolge all'interno del manicomio che rappresenta il fulcro di tutto il primo atto.
La seconda parte dello spettacolo è un po' più articolata rispetto alla prima e si possono individuare quattro fasi: nella prima è rappresentato il vagare dei protagonisti per la città e il regista lo fa con una sequenza di microscene il cui stile assomiglia all'incipit introduttivo del primo atto. Tali sequenze rappresentative, descrivono lo stato in cui vivono i ciechi che abitano in città e sono necessarie a generare il contrasto con l'appartamento del medico e di sua moglie che è il luogo in cui si sviluppa la seconda fase. A questa ne segue una terza ambientata nuovamente all'esterno, fino alla quarta ed ultima fase in cui si ritorna all'interno dell'appartamento. Si crea così un ordine fuori, dentro, fuori, dentro che rispecchia pienamente la sequenzialità del romanzo, ed è un primo indizio di come Dall'Aglio abbia cercato di aderire al testo originale sotto tutti gli aspetti.
L'appartamento, luogo fulcro del secondo atto, è un ambiente immacolato dove i personaggi possono tornare a lavarsi e bere acqua pura da bicchieri di cristallo del servizio buono. La scenografia è essenziale ma utile a percepire il contrasto con l'esterno: un pavimento bianco al cui centro si trovano un tavolo e delle sedie anch'essi bianchi, sulla sinistra una poltrona e sullo sfondo una grande vetrata da cui si intravede un balcone. Tutta l'area circoscritta dal pavimento si trova a un livello più alto rispetto alla strada da cui arrivano i personaggi ed è delimitata da una striscia di luce bianca alla base di un gradino che i protagonisti devono salire per entrare nell'appartamento. Lo scalino, che è orientato verso pubblico, amplifica ulteriormente il contrasto e separa in maniera netta la città dall'appartamento e il fuori dal dentro.
La terza fase, in cui si torna all'esterno, costituisce una svolta registica e ha la funzione di introdurre il personaggio dello scrittore, il quale, assieme alla propria famiglia, vive all'interno della casa del primo cieco. Questo nuovo personaggio, presente nel romanzo e che spesso viene identificato con la figura di Saramago, è impiegato d'ora in avanti da Dall'Aglio come narratore ma questo punto si svilupperà in seguito nella sezione sul lavoro di regia.
Il secondo atto si conclude agilmente con un ritorno fra le mura domestiche, in quest'ultima fase si riscontrano attimi di intimità nella scena della vasca, fra il vecchio con la benda e la ragazza con gli occhiali. Questo momento sottolinea nuovamente la speranza di un ritorno alla normalità (prima non si erano mai riscontrati attimi in cui due personaggi potessero isolarsi) che si realizza nel finale con il recupero della vista da parte dei protagonisti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Cecità di Josè Saramago: Romanzo, messinscena, ipotesi per un'altra messinscena

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Evangelisti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Gilberto Santini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 102

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