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A Christmas Carol: la storia di Natale più celebre come strada per la felicità

Dickens educatore di felicità

Il celebre romanziere può essere considerato un educatore degno di nota; ci dice che la felicità può essere possibile e ci insegna come. Sebbene il protagonista sia ricco, possiamo comunque definirlo misero per quanto concerne la sfera morale; ed esistono cinque aspetti da analizzare per percorrere la strada verso la felicità: la presa di coscienza, la compassione per sé stessi, la gratitudine, la fiducia nel futuro e l’azione concreta. (Morandotti C., 2017)
A seguito delle prime vicissitudini che aprono il romanzo, il protagonista attua una presa di coscienza del fatto che c’è qualcosa che non va bene: tale presa di coscienza viene rappresentata dal fantasma dell’ex socio defunto, Jacob Marley. La presa di coscienza è fondamentale per innescare il cammino della redenzione, non si può migliorare se prima non si ammette a sé stessi che c’è una falla nel sistema. (ibid:28)
Dopo quest’azione, segue il secondo passo, la compassione verso il proprio Io: ciò avviene nel momento in cui il Fantasma del Natale Passato mostra al protagonista la sua stessa infanzia. Rivederlo da piccolo, lasciato da solo a studiare mentre i suoi compagni erano in giardino a giocare, fa sì che il suo cuore inizi a sciogliere il gelo dal quale era ricoperto, facendogli provare un’emozione ormai recondita: la compassione. Contrariamente al pensiero comune, la compassione verso sé stessi non è sinonimo di egoismo, piuttosto l’incipit di un percorso di redenzione; essa ci consente di prendere atto delle sofferenze interiori, accettandole insieme agli errori commessi. Nel susseguirsi degli eventi, il protagonista comprende che tutte le persone con cui era stato tanto acido, al contrario gli dimostravano affetto; si pente perciò delle sue azioni, a seguito del ricordo della sua stessa sofferenza da infante. Una persona che vive una determinata condizione, in questo caso una solitudine non voluta, dopo un po' di tempo crede di meritare quel trattamento, iniziando quindi ad allontanare amore ed affetti. (ibid.)
Senza dubbio alcuno, uno dei sentimenti prevalenti nell’opera è la gratitudine: Dickens ci insegna che il Natale non è doni costosi e grandi tavole imbandite, quanto piuttosto la condivisione, la gioia di stare con la famiglia, la fortuna di avere i propri cari al fianco. Nel romanzo, infatti, l’emblema della gratitudine è la famiglia dell’impiegato Bob Cratchit: costretti alla miseria dal protagonista stesso, riescono comunque ad essere grati per essere insieme. Bob addirittura, nel momento della preghiera, rivolge un pensiero positivo, non condiviso dalla moglie, ad Ebenezer. Un’altra persona che pensa a lui è il nipote Fred, che nonostante i continui rifiuti accumulati dallo zio anno dopo anno, si dice convinto nel volerlo continuare ad invitare, in quanto il 25 dicembre è un giorno speciale e nessuno dovrebbe passarlo in solitudine. Tali parole sorprendono il vecchio avaro, che non si sarebbe mai aspettato gesti di benevolenza da parte del nipote, prendendo finalmente atto che qualcosa o qualcuno per cui essere grato ce l’ha anche lui. (ibid.)

Progressivamente, la strada verso la felicità proposta da Dickens, ci viene mostrata dai fantasmi: difatti il quarto aspetto, arriva con l’ultimo Spirito: la fiducia nel futuro. Lo Spirito del Natale Futuro viene sempre raffigurato come una figura terrificante, a voler simboleggiare la paura che l’individuo prova nei confronti del futuro. Durante questa visita, a seguito della visione della morte di un povero vecchio, disdegnato da tutti e derubato dei suoi averi, Ebenezer chiede con insistenza il nome del defunto, anche se inconsciamente sapeva che fosse lui, finché non si recano al cimitero, dove davanti alla lapide con il suo nome, deve fare i conti con la realtà, accettandola. Non sono le visioni che lo Spirito presenta a Scrooge a convincerlo a cambiare: il cambiamento era già insito in lui, ma la paura che qualsiasi fosse stata la sua azione, sarebbe stata vana, prevaleva su tutto. L’autore vive di speranza, rinnegando il pensiero “ma non cambierebbe nulla!” ; non bisogna far prendere il sopravvento alla paura dell’ignoto, alla paura del futuro, bisogna invece mettere i timori da parte, mettendosi in gioco. (ibid.)
Infine, l’ultimo insegnamento che l’autore dell’800 ci impartisce, è l’azione concreta; dopo l’accaduto della notte della Vigilia di Natale, il protagonista si risveglia nel suo letto, fremendo per iniziare il suo percorso di redenzione. Entra una luce quasi accecante dalla finestra della sua stanza da letto: è la luce della speranza e della rinascita. Da quel momento in avanti, il vecchio Scrooge verrà ricordato solo per buone azioni, passando dalle parole ai fatti concreti, rendendo felice ed essendo grato per chiunque gli stesse accanto. Differentemente dalla vita vera forse, il romanzo mette in atto un’azione concreta immediata, che probabilmente nella realtà non è forse così immediata. Ma non importa il tempo, il luogo, importa la volontà e la perseveranza con cui le azioni vengono messe in atto. Dickens ci insegna infatti che non è mai troppo tardi per migliorare, a patto che sia un’intenzione che provenga dal cuore. (ibid.)
Tendenzialmente, in qualsiasi remake visionato dell’opera, il filo conduttore della trama è quanto sopra analizzato: Dickens è riuscito nel suo intento, ovvero quello di insegnare agli individui come si fa ad essere felici, indipendentemente dal periodo dell’anno e l’ha fatto in un’opera senza tempo, affermando: «Onorerò il Natale nel mio cuore, e cercherò di conservarmi in questo stato d’animo per tutto l’anno. Vivrò nel passato, nel presente e nel futuro, ed i tre spiriti saranno sempre presenti in me. La lezione che mi hanno dato non sarà vana.» (Dickens C., 2015, pp.118)

Questo brano è tratto dalla tesi:

A Christmas Carol: la storia di Natale più celebre come strada per la felicità

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Leva Caiola
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Anna Antoniazzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 57

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