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La risata ed i suoi significati: Pickwick Papers e Great Expectations di Charles Dickens

Dickens umorista

It was as a humorist
that Dickens made his name.

(G. Gissing, Charles Dickens: A Critical Study)

Abbiamo visto – anche se brevemente – come Dickens si sia distinto nella produzione letteraria del periodo vittoriano. A questo punto, il nostro intento sarà soffermarci su un aspetto specifico del Dickens romanziere, vale a dire il lato comico, lo humour, che è possibile percepire in alcuni dei suoi testi narrativi.
Nel quarto paragrafo del primo capitolo, nell’illustrare le principali manifestazioni del comico, ci siamo soffermati anche sull’umorismo, termine che ha la sua origine nell’inglese humour: in quel caso, si è trattato di considerazioni fatte sulla base dell’esperienza del XX secolo. Ora, invece, si tenterà - prima ancora di focalizzarci su Dickens – di offrire una panoramica generale sulla natura del riso nel XIX secolo, poiché è ovvio che tutto ciò che riguarda l’essere umano deve essere sempre considerato nel contesto storico (e perché no, anche geografico) in cui viene analizzato.
Secondo studi storiografici, esempi di produzione comica (dove con “comica” s’intende la volontà e lo scopo di suscitare il riso) si ritrovano già nel giornalismo: si ricordano, infatti, periodici come Blackwood’s e Fraser’s, o la rivista Punch, molto conosciuta nel periodo vittoriano per il suo stampo satirico: in particolare, il nome della rivista Punch, (fondata nel 1841 dal giornalista Henry Mayhew e curata da Mark Lemon), derivava dalla maschera omonima del teatro dei burattini (accompagnata dalla maschera Judy), molto simile all’italiano Pulcinella, che riuniva contemporaneamente elementi clowneschi e malvagi.
La rivista divenne molto popolare proprio per i suoi contenuti di humour sofisticato e privo di offese, rispetto a tanta altra stampa satirica di quel periodo che cercava di ottenere lo stesso prestigio del Punch. Degno di considerazione era anche il Figaro in London, considerato il precursore di Punch e nato come “a weekly which gave one of its four pages to a political cartoon and filled the others with puns.”
Riguardo alla produzione narrativa, invece, un primo esempio di “light literature” di successo è il libro di parodie dal titolo The Rejected Addresses: Or, The New Theatrum Poetarum (1812) dei fratelli James and Horace Smith.
Neanche il teatro poteva sottrarsi all’ondata comica del periodo: infatti, esso vi contribuì attraverso la rappresentazione di pantomime ed “extravaganzas” (genere teatrale simile al musical).
Il motivo di questa particolare predisposizione per produzioni di matrice comica poteva dipendere da due intenti: il primo, “was to order and correct, or at least unsettle, things and ideas which those who laugh take very seriously”; il secondo “was to furnish a holiday from taking things and ideas seriously”, e quest’ultimo “was much more prevalent in the period” ed il riso che ne scaturiva era espressione di un innocuo divertimento. Per questo motivo, infatti, erano soprattutto gli eventi ordinari e le esperienze quotidiane le “muse ispiratrici” delle produzione comica: solo dopo averli privati del loro consueto significato, essi diventavano fonte di ilarità.
Questa, tuttavia, non è l’opinione di Mathewson, soprattutto per quanto riguarda il teatro: egli, infatti, sostiene che “when we turn to English comedy, however, we shall see that it is difficult to eliminate feeling from all forms of laughter”; non a caso, già Bergson aveva individuato un ruolo quasi “educativo” del riso nei confronti della società.
Secondo Bergson, la commedia si trovava nel mezzo tra vita ed arte, ma con una particolare tendenza alla vita poiché l’arte, essendo disinteressata, non poteva soddisfare l’intento di miglioramento sociale che Bergson attribuiva alla commedia. “The English have romantic comedies, comedies of humors, and comedies of manners, but of detached comedies, wholly of the intellect, they have almost nothing” poiché – come sosteneva anche Taine – gli Inglesi non hanno un vero senso del comico intellettuale (vale a dire, quello sciolto dai legami emotivi).
E mentre Sheridan non riusciva a liberarsi della presenza emotiva nelle sue opere, Oscar Wilde con The Importance of Being Ernest (1898) era riuscito a comporre un’opera che fosse allo stesso tempo esempio di “intellect comedy” e di nessuna pretesa educativa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La risata ed i suoi significati: Pickwick Papers e Great Expectations di Charles Dickens

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Informazioni tesi

  Autore: Serena Dessì
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature moderne euroamericane
  Relatore: Flora De Giovanni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

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