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Le ''trobairitz'' nella tradizione manoscritta: il punto sulla questione e problemi attributivi

Dieu sal la terra e’l palai

Passiamo al canzoniere H. È di origine veneta, attualmente conservato presso la biblioteca Apostolica Vaticana, è datato fine XIII secolo. Interessante e singolare, poiché contiene una intera sezione consacrata alle trobairitz.
Una prima parte è dedicata a canzoni e sirventesi (cc. 1r-40r), l’altra include tenzoni (per la maggior parte serie di coblas in tenzone tra di loro, spesso incorniciate da razos), un florilegio di coblas triadas, e alcune coblas esparsas simili per contenuto. Per concludere un’appendice, cc.58r-61v con canzoni, un discordo, un sirventese-canzone e un sirventese. Unico nel suo genere, perché include in esclusiva miniature di figure femminili, vien da sé un immediato e logico parallelismo tra le poesie non firmate e l’attribuzione a una trobairitz, e sebbene tale ipotesi non abbia nulla di filologico e/o scientifico, comunque rimane un valido argomento su cui dibattere. Del resto il canzoniere si può suddividere grossolanamente in un’autentica antologia di poesie delle nostre e in un’altra parte che contiene soltanto illustrazioni.
Il prezioso manoscritto è sfortunatamente in pessimo stato, in particolare nella terza sezione dedicata specificamente alle poetesse provenzali, dove le miniature si presentano fortemente deteriorate con testi mutili, corrotti e di difficile lettura, accanto a opere integre. Ad esempio nel caso della contessa de Dia. Questo ha fatto pensare a una possibile perdita di un certo numero di sue liriche comprese le miniature; effettivamente nel canzoniere è tràdito un solo testo della poetessa “Ab joi et joven m’apais”.
Si può dunque avanzare l’ipotesi che l’opera di cui stiamo trattando sia un frammento di una lirica originariamente intatta e solo in seguito corrotta o semplicemente di una strofa isolata, infatti, all’inizio della discussione sui testi anonimi, abbiamo messo in rilievo la preponderanza di opere dalle modalità espressive di breve respiro, soprattutto coblas esparsas.
Numerosi studi20 definiscono inopportuno l’appellativo genere “minore” assegnato a una tipologia poetica che racchiude il 19% della produzione lirica, per la precisione un insieme di 481 testi, di cui 151 risultano essere adespoti. Per giunta in una tradizione particolarmente attenta al problema dell’autorialità come quella occitana, visibile nel certosino lavoro di schedatura e di approfondimento costante operato dai critici, di fatto una strofa anonima è relegata in una posizione marginale e dunque lo scrivente non raggiunge quella dignità di autore che gli permette di imporre la propria soggettività nel discorso letterario21.

I dati numerici non decretano la fortuna di un genere, anche se probabilmente concorrono a farlo. Nel caso delle coblas esparsas infatti possediamo un elevato numero di strofe, nel contempo però la quantità di frammenti, che possono avvalersi di una tradizione testimoniale plurima, non supera il centinaio, e sovente si tratta di casi con solo tre attestazioni. Più spesso sono testi unici e circoscritti geograficamente in ambiti locali, invece è consistente la presenza di coblas nei diversi testimoni; i canzonieri che ne contengono ampie raccolte oltre H sono DFGNT, piccoli gruppi come JQq o singoli componimenti come i testimoni OssW e infine le testimonianze indirette.
Dal punto di vista del contenuto, l’eterogeneità e la duttilità sembra essere la costante del genere cobla, infatti, mentre gli altri tipi sono più o meno collocabili in insiemi compatti distinguibili da caratteristiche formali ben definibili, la lirica breve è caratterizzata dalla varietà dei testi da più punti di vista. A questa natura composita potrebbe concorrere il fatto che nella categoria sono accolte diverse tipologie selezionate soltanto dal numero dei versi senza altri criteri.
Angelica Rieger distingue le coblas in cinque tipi secondo un criterio contenutistico:

FIN’AMO
MORALISANTE
ARGENT
JOGLAR e POÉTIQUE
“CONTRE-TEXTE”


Potremmo aggiungere - prosegue la Rieger22 - anche la cobla satirique, parodique, ludique, burlesque, obscéne e scatologique.
Una suddivisione effettuata dalla studiosa Elisabeth Poe23 è invece incentrata sull’ambito formale concentrandosi su quattro grandi gruppi:

COBLAS
ESTRATTI DI COBLAS
COBLAS ESPARSAS
“COBLAS-EXCHANGE”


Alle volte è veramente complicato stabilire l’identità di una pièce tanto più quando né lingua né contenuto vengono in aiuto.
È il caso di una cobla anonima contenuta nel canzoniere sopracitato

Dieus sal terra e’l palai
on vostre cors es ni estai
on qu’eu sia mos cors es lai
que sai non n’es om poderos aissi volgr’eu que’l cors lai fos qui que çai se’n fezes parliers mais n’am un joi que fos entiers qu’el que se’n fai tant envejos


[Dio protegge la terra e la stanza dove il vostro corpo dimora e soggiorna; dove io sia, il mio cuore è là, perché nessuno qui ha potere su di lui. Allo stesso modo vorrei che anche il mio corpo fosse là, qualunque siano qui le parole tenute. Io preferisco una gioia che sia intatta a quello che si mostra così invidioso (spiacevole)]

La miniatura ivi presente, che fa da ornamento alla nostra cobla, ritrae una figura antropomorfa, della quale nonostante un lieve deterioramento è possibile riconoscere un volto femminile, che forse quello dell’autrice stessa. Il personaggio raffigurato per intero, è coperto da un mantello dorato lasciato cadere a terra e da un manto di ermellino della medesima lunghezza, tipo di abbigliamento che probabilmente contrassegna l’appartenenza a un rango nobiliare, mentre nella mano destra reca uno scettro con un giglio di colore rosso punteggiato d’oro.
Il testo è copiato su mezzo-foglio, di cui resta soltanto il recto della prima colonna, sulla cui parte superiore è trascritta la strofa a margine della sua miniatura. La carta è composta poi da cinque serie di razos che seguono le coblas in tenzone, quindi da ciò potremmo ipotizzare che anche “Dieus sal la terra e’l palai” sia preceduta dalla propria razo, trascritta forse sopra la superficie scrittoria a noi non pervenuta, e già questo farebbe pensare a una piccola collezione di testi prodotti dalle trobairitz.

Il primo verso che funge anche da titolo potrebbe essere la prima strofa di una canso o siamo veramente in presenza di una cobla isolata?
Un’attenta analisi su un testo mutilo indica un originario PA poi emendato in PAÏS senza rima corrispondente nelle uscite dei versi seguenti, quindi l’ipotesi che sia il primo verso di una canso sembra trovare uno scoglio.
Bec24 suggerisce di leggere PALAI, lezione accolta in questa sede, tenendo conto del fatto che, se consideriamo i versi 5-8 farebbero pensare a una rima incatenata e questo può valere altresì per la prima parte della strofa. Il dubbio non è ancora stato sciolto nonostante le valide congetture. Lo studioso francese sceglie di tradurre PALAI=SALLE (sala), che indica la grande sala di ricevimento del castello, altri preferiscono un senso più generale, che identifichi l’intera dimora, ossia il luogo dove si svolge la rappresentazione dell’amor cortese. Di conseguenza anche la dittologia terra/castello sempre nel primo verso si lega alla giustapposizione istauratasi tra cuore e corpo nei versi successivi, dunque come il castello è centro e sede di un territorio, così lo è il cuore per il corpo. A sostegno della scelta si cita proprio il lavoro Bec sul salut d’amor, epistola amorosa in octosyllabes a rima baciata, in cui avviene frequentemente l’utilizzo della rima -A in questa particolare tipologia lirica.
[…]




[20] PADEN 2000, pp.68-94.
[21] GAMBINO 2003.
[22] RIEGER 1988, p.204.
[23] POE 2000, p.67 in PADEN 2000.
[24] BEC 1995, pp.112-114.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le ''trobairitz'' nella tradizione manoscritta: il punto sulla questione e problemi attributivi

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Galgani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Fabrizio Cigni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 80

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Parole chiave

tradizione manoscritta
amor cortese
poesia occitana
trobairitz
poetesse medievali
fin'amor
poesia femminile
scritti anonimi
lirica trobadorica
problemi attributivi filologia romanza

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