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Le intercettazioni di conversazioni e comunicazioni tra diritti costituzionali ed esigenze di repressione dei reati

Diritto inviolabile alla libertà e segretezza delle comunicazioni (art. 15 Cost.) quale aspetto del più generale diritto alla riservatezza

L’articolo 15 della Costituzione italiana tutela la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, dichiarandole inviolabili. Il secondo comma di tale norma si preoccupa, poi, di precisare i casi in cui può aversi una limitazione del diritto in parola. Questa può avvenire “soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge”.

L’affermazione del diritto alla libertà e segretezza delle comunicazioni interpersonali come diritto soggettivo pubblico, con la conseguente difesa della sua inviolabilità, è un problema essenzialmente moderno: il primo vero riconoscimento di tale diritto può essere fatto risalire alla legislazione scaturita dalla rivoluzione francese. In tempi più antichi, invece, il rapporto di corrispondenza era riconosciuto soltanto nelle relazioni tra privati, ed era tutelato solamente nei confronti delle violazioni commesse da tali soggetti.

Nei secoli XVII e XVIII, a seguito anche del progresso dei mezzi di comunicazione, il problema assunse aspetti nuovi: in particolare, il fatto che il servizio postale fosse esercitabile esclusivamente dietro concessione del Sovrano fece sì che ci si cominciasse a preoccupare della tutela della corrispondenza nei confronti delle violazioni operate dal Re stesso.

Soltanto con la rivoluzione francese (leggi del 10-24 agosto 1790 e del 10-11 luglio 1791) si ebbe il primo vero riconoscimento della segretezza delle comunicazioni come interesse individuale degno di ricevere tutela anche nei confronti degli organi statali: nel secondo dei documenti citati si proclamava che “Les secret des lettres est inviolable, et, sous aucun prétexte, il ne peut y être porté atteinte, ni par les individus, ni par le corps administratifs”.

Nonostante questa dichiarazione costituzionale presentasse ancora delle imperfezioni (quali l’omissione dell’aspetto della libertà e delle necessarie limitazioni al diritto stesso), su questo modello gli altri Stati, negli anni successivi, impostarono la previsione dell’inviolabilità della segretezza epistolare, nelle rispettive Carte costituzionali o in leggi ordinarie.

Per quanto riguarda la situazione italiana, lo Statuto Albertino ignorava completamente il principio della libertà e segretezza della corrispondenza: esso ottenne un primo riconoscimento solo nella legislazione successiva alla proclamazione del Regno d’Italia, con la legge, 5 maggio 1862, n. 604 e, in seguito, nel testo unico delle leggi postali, emanato con r.d., 24 dicembre 1899, n. 501, il cui art. 9 recitava che “Il segreto delle lettere è inviolabile”, e fu ulteriormente tutelato da successive norme amministrative, penali e processuali. Questa protezione non poteva però essere fatta valere nei confronti delle autorità statali.

Solo con l’avvento della Costituzione repubblicana (art. 15) le comunicazioni interpersonali ricevettero una salvaguardia anche contro gli abusi perpetrati dai pubblici poteri, con in più un perfezionamento rispetto al testo delle leggi francesi del 1790 e 1791: non solo è tutelato l’aspetto della libertà di corrispondenza, ma sono previsti anche dei limiti all’inviolabilità del rapporto comunicativo, resi necessari dal contemperamento di tale diritto con ulteriori esigenze imposte dalla convivenza sociale.

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Le intercettazioni di conversazioni e comunicazioni tra diritti costituzionali ed esigenze di repressione dei reati

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Informazioni tesi

  Autore: Sabrina Bellenzier
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Mario Bertolissi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 275

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