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Il rilancio dei distretti industriali

Distrettualizzazione e Made in Italy

Il percorso e le cause che hanno condotto alla distrettualizzazione italiana, come ho avuto modo di accennare, sono stati controversi da un lato, e assolutamente naturali dall'altro.
L'Italia degli anni '60 era, sostanzialmente, divisa sulla base di due visioni ben distinte. Vi era la classe politica, seguita dai mass media, che promuoveva a gran voce di imitare pedissequamente il modello americano e c'era poi quella popolazione d'imprenditori, di imprese e artigiani che, fortemente legati alle proprie tradizioni, non voleva abbandonare la routine lavorativa per adottare un modello economico barbaro (nell'originale accezione del termine) che nulla aveva da spartire con la tradizione e la storia italiane. I primi, dunque, proponevano una completa ristrutturazione economica e sociale che, sebbene fosse possibile a causa della favorevole congiuntura storica (il boom dell'economia), avrebbe stravolto il volto del paese. Si chiedeva all'Italia di indossare abiti propri di culture lontane senza rendersi conto che, a latere di una così radicale modificazione, v'era la possibilità di percorrere un sentiero del tutto nuovo ma strettamente connesso con gli intrecci storico-culturali italiani. Si pretendeva di mettere da parte quella straordinaria varietà di conoscenze, sapere pratico e capacità individuali che il nostro popolo aveva faticosamente tramandato di padre in figlio per introdurre modelli che comprimevano ingegno e creatività. Politici e studiosi sembravano dimenticare, o peggio non comprendere, che l'applicazione di un simile modello mal si adattava a un territorio tanto diverso da quello in cui era stato creato.
È proprio mentre politica e letteratura economica cercano di applicare il nuovo modello che, in maniera tacita e spontanea, accordi, agglomerazioni e cooperazione danno vita ad un vasto numero di sistemi locali. Qui le imprese non sono disposte a "sostituire quelle reti locali di protezione con istituzioni di livello nazionale e/o settoriale (welfare state), le quali si allontanavano rapidamente dal cittadino-utente e si burocratizzavano" (Becattini, 2000, p. 157).
Si cerca piuttosto di valorizzare aspetti quali la cooperazione, la solidarietà e quei legami (lavorativi o amicali) che sono alla base dei rapporti economici tipici dei distretti industriali italiani. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il rilancio dei distretti industriali

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Iuculano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università Carlo Cattaneo - LIUC
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Salvatore Sciascia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 116

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Parole chiave

cluster
distretto industriale
made in italy
industrial atmosphere
marshall
distretti del mobile
becattini
modello distrettuale italiano

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