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I comportamenti predatori: il caso Microsoft

DOJ contro Microsoft

L'azienda "Microsoft Corporation" fu fondata nel 1975 ad Albuquerque, New Mexico da Bill Gates, studente all'università di Harvard e dal suo amico Paul Allen. I due inizialmente lavoravano per MITS (Micro Instrumentation and Telemetry Systems), società che aveva sviluppato uno dei primi microcomputer, l'Altair 8800.

L'Altair aveva bisogno di un software, un linguaggio di programmazione che potesse consentirgli di svolgere attività di elaborazione utili, così i due giovani informatici colsero al volo questa opportunità e decisero immediatamente di adattare il primo linguaggio per personal computer per Altair, chiamato Basic e lo concessero in licenza alla MITS. Gates e Allen lavorarono molto per evolvere il loro linguaggio Basic e così diedero vita al MS-DOS il sistema operativo che venne venduto a IBM ad un ottimo prezzo che permise a Microsoft di crescere.

Il sistema operativo in pochi anni si affermò come standard, infatti IBM lo installò su tutti i suoi computer. Le licenze concesse dalla Microsoft erano del tipo per processor, cioè IBM doveva pagare una royalty per ogni unità di PC venduta, a prescindere dal fatto che vi avesse installato o meno il sistema operativo MS-DOS, ed è proprio grazie a questo meccanismo che la Microsoft è riuscita ad ottenere il monopolio nel campo dei sistemi operativi.

Successivamente i rapporti con la IBM cessarono e la Microsoft si concentrò nel portare a termine lo sviluppo di Windows, sistema operativo che viene lanciato per la prima volta il 20 novembre del 1985. Tale sistema nasce con l'idea di aiutare i lavoratori a semplificare il loro lavoro quotidiano, grazie a diversi programmi tutt'ora di comune utilizzo, tra cui Word, Excel e Power Point che costituivano il pacchetto office.

Nel 1996, invece, fu lanciato Internet Explorer, un browser che permette di accedere alla rete, subito dopo nel 1997 il Department of Justice cita in giudizio Microsoft per l'imposizione del browser ai fabbricanti di computer forniti del sistema operativo windows.

L'accusa era sostenuta dall'ipotetico intento predatorio di Microsoft nel conquistare il mercato a discapito della concorrenza e in particolare a discapito di Netscape Comunication azienda che era già precedentemente affermata sul mercato, con il suo browser Navigator.

Il giudice a cui fu affidato il caso, Thomas Penfield Jackson, emise un provvedimento con il quale ordinò a Microsoft di cessare la pratica anticoncorrenziale posta in atto. Nel 1998 il DOJ cita nuovamente Microsoft con l'accusa di operare come monopolista nel settore dei computer. L'accusa in questo caso riguardava la distribuzione gratuita di Internet Explorer e di aver abbinato illegalmente il browser al sistema operativo windows in modo che fosse difficile per i produttori rimuoverlo, anche perché questi sono vincolati contrattualmente con la Microsoft e quindi impossibilitati a farlo.

Il DOJ considerò le applicazioni di Microsoft compatibili con il sistema, come delle vere e proprie barriere all'entrata. Microsoft si difendeva dicendo che la posizione dominante fosse scaturita naturalmente, cioè risultante da una concorrenza leale.

Inoltre, per le accuse di bundling, l'azienda di Bill Gates sosteneva che aggiungere Internet Explorer a windows rappresentava un progresso tecnologico che avrebbe solo arricchito gli utilizzatori finali. Nel 2000 il giudice Jackson riconosce nuovamente a Microsoft di aver violato le leggi antitrust e impose delle sanzioni:
• La divisione dell'azienda in due aziende distinte, una per produrre e vendere sistemi operativi e l'altra per i programmi applicativi e internet, imponendole, inoltre, di presentare una sorta di piano di scissione entro quattro mesi dalla sentenza;
• Conseguentemente si dovrà garantire la separazione della vendita del sistema operativo e del browser;
• Rendere alle altre aziende sviluppatrici di software applicativi le così dette API, ossia le informazioni tecniche riguardanti il sistema operativo per permettere la compatibilità con altri software;
• Dopo tre anni dal lancio di una nuova versione di windows, Microsoft dovrà concedere in licenza le versioni precedenti a qualsiasi azienda lo richieda;

Microsoft replicò affermando che la suddivisione in due aziende distinte avrebbe comportato una riduzione di efficienza e, inoltre, avrebbe compromesso l'innovazione tecnologica nell'ambito informatico, per questo infatti ricorse in appello e la corte dichiarò che il provvedimento imposto dal giudice Jackson fosse troppo severo e rovesciò anche il giudizio sulla monopolizzazione del mercato, dichiarando che in precedenza non fu definito in modo soddisfacente il mercato rilevante. Quindi si tolse l'obbligo alla Microsoft di smembrare l'azienda ma le fu comunque chiesto di:
• Rendere note ai concorrenti tutte le informazioni specifiche per lo sviluppo di prodotti che si possano interfacciare con i sistemi operativi, rendere possibile la cancellazione di icone dal desktop di Internet Explorer e si ricorda che gli atti discriminatori posti nei confronti dei produttori che non favoriscono la Microsoft sono vietati;
• Rendere possibile la disinstallazione dei prodotti legati (Internet Explorer, Windows Media Player, MSN ecc.) nell'installazione di prodotti concorrenti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I comportamenti predatori: il caso Microsoft

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Informazioni tesi

  Autore: Cristina Quarta
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli studi di Bari
  Facoltà: Economia Aziendale
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Fabrizio Striani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

FAQ

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Parole chiave

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