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Interessi geopolitici ed economici della Cina nella guerra in Siria (2011-2020)

Dove gli Stati Uniti si ritirano la Cina si espande

I rapporti tra Stati Uniti e Cina son stati tesi fin dalla nascita di quest’ultima, il 1° ottobre 1949. Per vent’anni gli Stati Uniti portarono avanti una campagna di destabilizzazione della Cina, relegandola a decenni di isolamento a causa del suo avvicinamento all’Unione Sovietica durante il primo periodo della Guerra fredda. Questa situazione iniziò a mutare nel 1971, quando la Cina intraprese un nuovo corso che le consentirà di ottenere un posto importante sullo scacchiere mondiale.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti impiegarono ingenti risorse per finanziare la ricerca e le università. In Cina, invece, la rivoluzione culturale guidata da Mao Tse-Tung aveva affossato l’istruzione superiore: scuole e università furono abbandonate a causa dell’obbligo per i ragazzi di recarsi in campagna ad imparare le doti rivoluzionarie dei contadini. Solo dopo la morte di Mao Tse-Tung, quando la dirigenza passò nelle mani di Deng Xiaoping, venne ripristinato il sistema scolastico cinese. Secondo alcuni analisti, gli Usa hanno smesso negli ultimi anni di impiegare risorse nella ricerca e nell’innovazione ed è in questa mancanza che va ricercato il gap che oggi c’è con la Cina. La forbice tra i due Stati si allarga sempre di più a partire dagli anni Ottanta: la spesa pubblica statunitense per ricerca e sviluppo scende all’1,2% del Pil, nel 2017 cala ancora allo 0,6%. Al contrario, l’economia cinese conobbe uno sviluppo considerevole e il 1989 segnò il punto di svolta: alla parziale liberalizzazione dell’economia, non seguirono riforme in campo politico e il malcontento della popolazione raggiunse l’apice con la protesta di piazza Tienanmen. Le proteste furono represse, ma la leadership cinese decise di dare più importanza al ceto intellettuale, riservando un ruolo centrale alla scienza. La Cina, dagli anni Novanta, ha iniziato un processo di creazione di una superpotenza in grado di affiancarsi agli Stati Uniti nel ruolo di forza trainante dello sviluppo economico e commerciale di tutto il mondo.
Il processo di trasformazione dell’economia cinese ha avuto una svolta fondamentale nel 2008. La crisi dell’economia statunitense ed europea aveva portato la dirigenza cinese a ripensare il proprio modello di sviluppo basato sulle esportazioni. Fino a quel momento, il successo e la crescita della Cina dipendevano quasi esclusivamente dalla sua funzione di cosiddetta “fabbrica del mondo”, cioè produttore di quantità enormi di merci a basso costo, ma, nel 2008, il calo degli ordini di prodotti cinesi nei mercati di Europa e Stati Uniti ha obbligato la dirigenza cinese ad una trasformazione, guidata dal mantra “meno quantità, più qualità”. Pechino decise di investire un’ingente quantità di risorse sulle nuove tecnologie e sull’innovazione.
Dopo il G 20 dell’aprile 2009, la Cina ha puntato ad una riforma del sistema monetario che, per gli scambi internazionali, non facesse più riferimento solo al dollaro, ma ad un paniere di monete diverse, creando tensioni tra Pechino e Washington. Gli Stati Uniti avrebbero voluto, infatti, che la Cina apprezzasse la sua moneta, lo yuan, per rendere meno competitive le merci cinesi e che agisse sulla deregolamentazione del sistema finanziario.
Inoltre, i cambiamenti più evidenti sono arrivati in seguito all’elezione di Donald Trump nel 2016, dopo una campagna elettorale che predicava il principio “American First” e, di conseguenza, poneva gli Stati Uniti fuori dagli affari degli altri Stati, perdendo così il ruolo di attore egemone che aveva rivestito in molte aree cruciali. Trump ha receduto dagli accordi siglati dall’amministrazione precedente, creando un progressivo distacco tra gli Stati Uniti e il complessivo scenario internazionale; ha imposto dazi su un migliaio di prodotti che interessano 50-60 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina. La Cina, al contrario, ha proseguito il suo progetto denominato “One belt, one road”, inaugurato nel 2013, che ha come obiettivo quello di legarsi sempre di più agli Stati europei, asiatici e africani.

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Interessi geopolitici ed economici della Cina nella guerra in Siria (2011-2020)

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Informazioni tesi

  Autore: Paola Fara
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Sassari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Nicola Mocci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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interessi economici
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