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Il suicidio nel minore: evoluzione del rapporto con la morte e psicopatologia della condizione umana

Erotizzazione della morte e suicidio minorile

Come si è visto nel capitolo precedente, paura e desiderio di morte non sono necessariamente due entità che si contrappongono, ma si possono scoprire collegate profondamente proprio alle radici del disagio esistenziale.
Quando l'acquisizione della cognizione di morte e delle sue implicazioni angosciose non viaggia in parallelo con lo sviluppo di un adeguato assetto neurologico, psicologico e sociale che possa permettere di sostenere la condizione umana, l'erotizzazione della morte (e in casi estremi anche il suicidio) possono rivelarsi l'unico sistema utile ad esorcizzare la paura.
Anche il desiderio della morte può quindi essere considerato, in casi estremi, come l'ultimo rifugio possibile della paura della morte stessa. Erotizzazione, desiderio, ideazione suicidaria e passaggio all'atto possono quindi essere interpretati in questa chiave di lettura come tentativi di trasformare la paura dell'oscura incontrollabilità della propria sorte, nel desiderio di avere potere sul proprio destino, sondandolo.
Il tentativo di superare l'angoscia di morte esorcizzandola trova fitte radici antropologiche.
Il pericolo di vita è una realtà con la quale l'uomo ha sempre dovuto rapportarsi, non soltanto sfuggendovi, ma anche, alle volte, sfidandolo. Una delle funzioni dei riti di iniziazione, si può individuare proprio nel rinvigorimento psicologico dell'individuo, che, avendo affrontato e familiarizzato con la morte, si sente più forte. Il cambiamento dello stato sociale trova radice proprio nel superamento delle paure: la prova (che comporta pericolo di vita) ne è la dimostrazione.
Questo vale sia per i riti più antichi, sia per quelli più moderni. I riti iniziatici antichi tuttavia erano gestiti e regolamentati dalla cultura, cioè dal mondo degli adulti, quelli moderni invece si trovano spesso totalmente nelle mani dei bambini, che vi partecipano in segreto, da soli o in gruppo.
La cultura moderna ha abbandonato i riti di iniziazione violenta che mettevano il soggetto in un reale pericolo; inoltre, come già osservato, oggi si tende a rifiutare l'idea di un rapporto diretto con la morte e si può descrivere invece la comune volontà di nascondere il più possibile la sua realtà ai bambini.
In questo contesto il bambino può avviare da solo la ricerca di una strada per sconfiggere la paura, in molti casi senza nessuna conseguenza; in altri invece l'erotizzazione può concretizzarsi in un gioco con la morte estremamente pericoloso, che può condurre a incidenti difficilmente distinguibili dal suicidio.
I giochi asfittici sono un chiaro e purtroppo diffusissimo esempio di queste situazioni.
Quando il bambino inizia a comprendere il significato biologico della vita e delle funzioni fisiologiche che la sostengono, può mostrare timore e interesse per il monitoraggio delle stesse. Sia la paura della morte che l'erotizzazione si possono concentrare quindi, come avviene tipicamente nei disturbi ipocondriaci, nei confronti delle funzioni vitali, come la respirazione o il battito cardiaco.
Al contrario di quanto si possa credere, moltissimi sono i bambini che giocano a trattenere il respiro: quando prendono coscienza del sottile confine che separa la vita dalla morte, il desiderio di esplorare questo territorio emerge quasi costitutivamente, il bambino può tipicamente cimentarsi in prove di apnea (è sufficiente la presenza di una vasca da bagno).
Fino a quando si tratta di esperimenti di questo genere il rischio per il bambino è sostanzialmente nullo, ma nei casi in cui per ottenere uno stato di ipossia vengono utilizzati strumenti per l'auto-strozzamento o la complicità di un compagno strangolatore, il pericolo di morte e di lesioni asfittiche permanenti è consistente. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il suicidio nel minore: evoluzione del rapporto con la morte e psicopatologia della condizione umana

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Informazioni tesi

  Autore: Antonino Maugeri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi dell'Insubria
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Medicina e chirurgia
  Relatore: Giuseppe Armocida
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 129

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