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L'India del tè. Storia di una pianta e del suo impatto sulla cultura ed economia del Sud Asia

Espressione popolare: il masala chai

Quando gli inglesi introdussero in India l’industria del tè, il prodotto era destinato principalmente all’esportazione. Prima della seconda metà del diciannovesimo secolo la popolazione non si dimostrò interessata alla bevanda, mentre oggi il consumo interno si aggira intorno al 76%.
Attualmente, il tè è considerato la bevanda nazionale, la più accessibile e disponibile, distribuita dai chai wallahs, i venditori di tè che si trovano lungo le strade, le stazioni ferroviarie, le fermate degli autobus, di tutto il paese, servita solitamente in tazze d’argilla che vengono gettate dopo l’uso; la maggior parte della popolazione non è interessata all’alta qualità, predilige il carattere robusto del tè nero, economico e di grado commerciale inferiore, dal momento che ordinariamente ad esso vengono aggiunti latte, zucchero e spezie, per preparare il noto masala chai (letteralmente “tè speziato”).

Questa bevanda è il risultato di una campagna pubblicitaria attuata dall’Indian Tea Association per stimolare gli indiani al consumo di tè: l’Indian Tea Association, fondata nel 1881, è la più antica organizzazione di produttori di tè in India che, in collaborazione con la Tea Board of India ed il governo, ha giocato un ruolo essenziale nel concepire efficaci piani d’azione e iniziative mirate allo sviluppo e alla crescita dell’industria.

Inizialmente creata per promuovere la crescita e il pensiero collettivo sul tè, oggi è il principale supervisore dell’industria, in grado di interpretare le tendenze di mercato e incoraggiare prestazioni sempre più innovative.

La campagna di marketing attuata dall’ITA fu estremamente efficace. La pianta infatti, nonostante crescesse spontaneamente nel territorio e fosse conosciuta già dalle tribù
originarie, era sempre stata riservata al consumo fitoterapico. La bevanda arrivò nelle case degli indiani entrando a far parte di molti aspetti della vita quotidiana del paese e divenendo un prodotto appetibile ai commercianti, in competizione con il caffè, proveniente dal mondo arabo. Ovviamente tale consumo venne adeguato ai gusti locali, aggiungendo latte, varie spezie e zucchero, di canna, di palma o di cocco. Esistono molte varianti di masala chai, che riguardano il metodo, il tipo di spezie e la quantità. Le spezie comunemente usate sono: cardamomo, zenzero, cannella, chiodi di garofano e pepe nero, combinate in quantità differenti, ma anche noce moscata, l’anice stellato, semi di finocchio, coriandolo, zafferano, cumino e pimento. Anche l’origine e la quantità di latte cambia di paese in paese.

Addirittura, in Ladakh, il masala chai viene servito salato e di un insolito color rosa, dovuto al bicarbonato di soda.
Il procedimento più diffuso consiste nel far bollire nell’acqua le spezie prescelte, leggermente pestate; aggiungere il latte e lo zucchero e lasciar sobbollire; aggiungere il tè, sfuso o in bustine; lasciare in infusione e infine filtrare.
Il masala chai è entrato a far parte della cultura indiana in maniera radicale, diffondendosi in Inghilterra e negli Stati Uniti, anche mediante catene internazionali come Starbucks, che ha denominato la bevanda “chai tea latte”, divenuta uno dei prodotti più venduti; ispirata al chai indiano ma rivisitata nella dolcezza e nel sapore per incontrare il gusto dei clienti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'India del tè. Storia di una pianta e del suo impatto sulla cultura ed economia del Sud Asia

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Informazioni tesi

  Autore: Gloria Toso
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Laurea in Lingue e Culture del Mediterraneo e del Medio Oriente
  Relatore: Stefano Beggiora
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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economia indiana
india
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