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OLTRE LE LOGICHE BINARIE. L'identità intersezionale dei e delle migranti LGBTQ+

Essere migranti LGBTQ+ in Italia

In Italia, un momento decisivo dal punto di vista legale per l'accoglienza dei/delle SOGI asylum claimers si ha con una sentenza del 21 dicembre 2004, con cui il Giudice di Pace di Torino introduce l'omosessualità ai casi di inespellibilità già citati dall'ordinamento, contrastando l'espulsione di un ragazzo senegalese omosessuale perché potenzialmente in pericolo nel proprio Paese.
Nel 2008 viene effettuata da Raffaele Lelleri e Laura Pozzoli la prima ricerca che supera l'ottica monodisciplinare degli studi sulle migrazioni e gli studi gay e lesbici, dal titolo La montagna e la catena. Essere migranti omosessuali oggi in Italia. Da allora però, gli studi sulle migrazioni SOGI non sembrano aver fatto sufficienti progressi, data la carenza di dati statistici reperibili, la difficoltà generale dell'Italia di rimanere al passo con gli altri Stati europei in temi di diritti LGBTQ+, e la persistente influenza di pregiudizi di matrice razzista e omotransfobica.
L'attenzione al tema della migrazione rappresenta una costante dell'agenda dei media e del dibattito politico, in cui l'affermarsi di discorsi nazionalisti dal sottotono xenofobo ha plasmato l'opinione pubblica sul fenomeno, andando ad influenzare la percezione dei/delle migranti già presenti da molto tempo e di chi è appena arrivatə. A questo si aggiunge il recente ostruzionismo da parte delle forze politiche di destra del Ddl Zan, dal titolo Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità, che ha contribuito ad aumentare il senso di vulnerabilità di categorie identitarie già discriminate e stigmatizzate.
Pur rimanendo valide anche per le pratiche di accoglienza italiane le considerazioni fatte finora sulle relative carenze e contraddizioni, è possibile analizzarne gli specifici punti di forza e di debolezza. L'Italia, come molti altri Paesi europei, non riesce a rispondere in modo adeguato alle esigenze dei/delle migranti LGBTQ+: un Report redatto nel 2016 da Amnesty International parla di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui maltrattamenti, violenza e umiliazioni sessuali; mostra inoltre come non sia dedicata abbastanza attenzione alla compilazione dei moduli necessari per fare richiesta di protezione internazionale, ignorando talvolta la possibilità di chiedere asilo a causa di
persecuzioni basate sulla propria identità sessuale. A costituire un ostacolo ad una corretta informazione sono sia le barriere culturali e linguistiche, da cui discende l'importanza della mediazione culturale, sia la poca preparazione degli operatori e delle operatrici, che comporta difficoltà relazionali e pratiche. Le carenze di tale sistema, come fa notare Noemi Martorano, derivano da stereotipi preesistenti e radicati:

Nel senso comune, nei media, nel contesto accademico degli studi sulle migrazioni, ma anche all'interno del dispositivo di accoglienza delle e dei richiedenti asilo, le persone migranti sono spesso considerate meccanicamente uomini ed eterosessuali. Allo stesso modo, si considera che «tutti i migranti sono eterosessuali e che tutti i queer sono già cittadini»; […] il dispositivo di accoglienza, i servizi offerti dalle istituzioni e dalle associazioni in sostegno alle e ai migranti sono spesso pensati come "neutri". Allo stesso tempo le politiche migratorie sono caratterizzate da presupposti di genere ed eteronormati che ignorano e invisibilizzano le esistenze e i bisogni specifici delle donne migranti e delle minoranze sessuali.

Una volta arrivate in Italia, le persone migranti SOGI si ritrovano catapultate in una nuova realtà in cui devono trovare un compromesso tra le proprie appartenenze: la comunità LGBTQ+ locale e l'atmosfera di più ampia tolleranza sociale promuovono una piena espressione della propria sessualità, ma le vecchie norme morali ormai interiorizzate e la paura di essere rifiutatə dalla comunità di connazionali presente sul territorio inducono a mostrare la propria vera identità con timore o solo in luoghi considerati "sicuri". Chi mantiene un rapporto ancora molto stretto con la famiglia e in generale il Paese da cui si è emigratə potrebbe non motivare la richiesta dello status di rifugiatə sulla base del proprio orientamento sessuale o identità di genere e continuare a nascondere parte di sé anche nel luogo d'arrivo, non raggiungendo mai una piena libertà. Il supporto del network dei propri connazionali è cruciale per un'efficace transizione tra due contesti molto diversi, e rischierebbe di venire meno se il/la migrante LGBTQ+ mostrasse di non rispettare gli standard valoriali della cultura d'appartenenza. Sebbene possa comunque cercare supporto e riconoscimento in altre persone con cui condivide la propria identità sessuale, bisogna ricordare sia i già citati limiti all'integrazione causati dal white privilege, sia i paradigmi tipici del mondo occidentale a cui fanno riferimento le associazioni LGBTQ+, che a volte si applicano a fatica al modo in cui i/le migranti intendono la propria sessualità. L'altro lato della medaglia è occupato dalle associazioni specializzate nell'accoglienza, che però seguono modelli binari e cis-eteronormativi non in grado di supportare i bisogni di chi vive un'identità intersezionale, di fronte a cui i/le migranti SOGI tendono a nascondere il proprio essere gay, lesbica, trans* per non essere ulteriormente stigmatizzatə.
Servizi specificatamente indirizzati a questi gruppi di persone esistono, ma il loro lavoro si limita per lo più ad un supporto di tipo giuridico finalizzato ad una corretta preparazione dell'audizione in cui si deciderà della legittimità della loro richiesta, con l'obiettivo di costruire una narrazione coerente in grado di fornire credibilità alla propria sessualità, dimostrando la fondatezza delle persecuzioni subite, o del timore di subirne. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

OLTRE LE LOGICHE BINARIE. L'identità intersezionale dei e delle migranti LGBTQ+

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Informazioni tesi

  Autore: Sharon Fornari
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Sociali
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Marco Bruno
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

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Parole chiave

immigrazione
immigrati
identità
razza
genere
inclusione
studi post coloniali
lgbt
intersezionalità
femminismo intersezionale

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