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Prestiti di lusso e falsi anglicismi nei periodici femminili italiani

Falsi anglicismi nell'italiano

Nella realtà in cui viviamo è necessario avere un atteggiamento di apertura verso la diffusione e l'uso delle parole straniere in italiano, assimilando ciò che è necessario affinché la lingua continui ad aggiornarsi e arricchirsi senza degenerare. Una delle linee-guida che l'italiano sta seguendo è quella di prendere in prestito da altre lingue europee, specialmente dall'inglese (e dall'americano), alcuni modelli lessicali. Il problema fondamentale che sorge è determinare se gli anglicismi che si trovano comunemente nella lingua italiana siano veri o falsi anglicismi39 (termini che noi crediamo inglesi ma che non lo sono o quanto meno non vengono utilizzati col significato che noi gli attribuiamo). Una mole considerevole di lavoro è stata prodotta per quanto riguarda gli anglicismi in genere, ma i falsi anglicismi non sono stati quasi per nulla considerati. I falsi anglicismi, tuttavia, vengono sempre più spesso utilizzati in italiano, ma non sembrano essere debitamente considerati nei dizionari. I falsi anglicismi non hanno uno status preciso, - in molti casi vengono registrati come veri anglicismi - e le loro definizioni sono spesso fuorvianti. Di conseguenza, la presenza di tali parole potrebbe anche essere un ostacolo all'internazionalizzazione dell'italiano poiché i falsi anglicismi sono portatori di significati spesso diversi o distanti dagli etimi inglesi da cui si suppone traggano la loro origine.

Pensiamo ad esempio a smoking, che per noi italiani rappresenta un tipo di abito maschile indossato in occasione di serate importanti. In inglese questa parola esiste solo come forma in –ing del verbo to smoke (fumare) e non per indicare un capo d'abbigliamento. Infatti il suo corrispondente inglese è dinne jacket, letteralmente "giacca da cena". Nemmeno la variante americana tuxedo ne giustifica l'uso italiano, la cui probabile origine è smoking jacket, una sorta di giacca da camera in uso nell'Ottocento. Il francese ha molti pseudoanglicismi in –ing che sono il prodotto della riduzione di alcuni composti, ma l'elemento è adoparato anche con la nuova funzione di suffisso locativo, ignota all'inglese. Sempre da oltralpe ci è giunto l'uso di composti con suffisso –man "nati dalla necessità si trovare nomi d'agente per alcuni anglicismi come tennis, record, che nella lingua originale non avevano derivati ma si servivano di composti come tennis player, record polder". Anche tight è un falso anglicismo: in inglese si dice morning suit,e sembra confermare l'ampiezza di questo fenomeno nel campo dell'abbigliamento; infatti succede la stessa cosa per body, slip e montgomery. I loro corrispondenti inglesi sono body stocking "calza da corpo", trunks e briefs, "mutande" da uomo e da donna, e duffel coat. Un altro esempio tipico di falso anglicismo è la parola footing, che in italiano è impiegata con il senso di correre a moderata velocità come attività sportiva. Il lessema è d'uso corrente nel lessico sportivo italiano dove è attestato dal 1921 mentre in inglese non è contemplata, e l'equivalente corretto è jogging. Secondo alcuni la voce è stata affacciata l'ipotesi di un autentico prestito dall'inglese in cui si è verificato un fraintendimento semantico al momento dell'interferenza, eventualmente favorito dall'ambiguità del contesto; secondo un'altra ipotesi footing in francese sarebbe un falso anglicismo che combina autonomamente foot, già noto attraverso il prestito football, e il suffisso –ing, comune ad alcuni autentici anglicismi del lessico sportivo e del tempo libero quali training, jogging.
Alcuni falsi anglicismi non sono singole parole, bensì si presentano formalmente come composti. In questo caso, si hanno solitamente tre alternative ricorrenti: si possono avere forme legate (es. antidoping), forme separate da uno spazio (es. beauty farm) oppure forme separate da un trattino (es. day-hospital).
Il sintagma beauty case è largamente diffuso nel linguaggio specialistico italiano della moda e cosmesi, ricco di forestierismi, in particolare di anglicismi a volte autentici. Il Dizionario Etimologico della lingua italiana da questa definizione: "bauletto atto a raccogliere gli oggetti di toeletta e i prodotti per il trucco". Nonostante gli elementi costitutivi beauty e case siano di chiara matrice alloglotta, il sintagma rimane una innovazione indigena a causa dell'assenza di un eventuale corrispondente inglese.
I composti con beauty sono oramai sempre più frequenti e generano spesso falsi anglicismi come nel caso di beauty farm. Nel piccolo dizionario di Bona Schmid sulle nuove parole del "villaggio globale" si trova questa definizione: "neologismo che letteralmente significa fattoria della bellezza; sarebbe meglio usare il termine fucina. Queste farms sono istituzioni alberghiere di nuovo tipo, una via di mezzo fra un hotel di lusso e una clinica privata molto
accogliente. In questi stabilimenti con tutti i comforts è possibile snellire il corpo e rigenerare la mente." La locuzione è un neologismo: per quanto caratterizzata da costituenti inglesi, è in realtà una innovazione che non implica un reale processo di interferenza.
I falsi anglicismi possono derivare anche da nomi propri o marche commerciali angloamericane che, in altre lingue, si trasformano in nomi comuni.
Anche dall'ellissi di un composto inglese possono generarsi dei falsi anglicismi; tali "troncamenti", diventando unità lessicali indipendenti dal composto inglese di origine, compromettono la comprensione della parola da parte di un parlante nativo inglese. Il termine jolly è usato dal parlante italiano per designare una figura delle carte da gioco, ma in inglese ha tutt'altro significato poiché equivale ad "allegro". Porta su una falsa strada il composto inglese jolly joker perché non segue l'ordine tipico delle lingue romanze che prevede la testa a sinistra e l'elemento modificatore a destra. Infatti di solito accade che, in italiano, la testa del composto inglese cada a discapito della chiarezza semantica.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Sechi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Sassari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Patrizia  Bertini Malgarini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 174

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