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Scuola 4.0: per una nuova concezione di ambiente di apprendimento

Fare didattica nell’Aula 4.0

La creazione degli ambienti di apprendimento 4.0 secondo il modello TEAL deve portare a un ripensamento della didattica già in fase di progettazione curricolare. Pertanto, il docente della scuola 4.0 si prefigura innanzitutto come un docente designer che, grazie ad un’attenta progettazione, sceglie ed utilizza strumenti digitali (e non solo) diversi per specifici momenti formativi. L’offerta formativa da parte del docente designer consiste in contributi di varia natura, modalità e provenienza, capaci di arricchire e supportare l'apprendimento dell’alunno in base ai propri ritmi di apprendimento, sulla scia del modeling. La focalizzazione progettuale di questo ambiente di supporto dovrebbe essere ben calibrata sui cosiddetti nuclei fondanti (i nodi concettuali e gli obiettivi di apprendimento fondamentali della disciplina), con particolare attenzione a quelli che determinano un carico cognitivo particolarmente gravoso per lo studente. Questo nuovo approccio didattico consente al processo di apprendimento degli studenti di divenire sempre più auto regolato e costruttore attivo di conoscenze, nell’ottica del Learning by Design.
Terminata la fase progettuale preliminare, il docente designer deve saper vestire tutta una serie di altri ruoli, che nell’aula 4.0 si alternano a seconda del tipo di attività o della fase del percorso:

• L’esperto: il docente si pone come risorsa di conoscenza e informazioni riguardo a una tematica e offre soluzioni per lo svolgimento di compiti in modalità frontale;
• Il coach: il docente aiuta gli studenti ad apprendere, stimolando la riflessione e il lavoro autonomo attraverso un confronto in una dinamica bidirezionale;
• Lo scettico: ponendo domande, l’insegnante stimola lo sviluppo del pensiero critico e la capacità di argomentare;
• L’aggregatore: l’insegnante promuove un clima positivo e sereno all’interno del gruppo classe, ritagliando anche momenti di riposo e socializzazione all’interno della lezione;
• Il supervisore: durante le attività in gruppo degli studenti, il docente rimane a disposizione per le soluzioni di dubbi e problematiche;
• Il tutor: l’insegnante gioca un ruolo didattico e relazionale, affiancando lo studente come figura che ascolta, orienta media e guida nello svolgimento di compiti;
• Il facilitatore: grazie all’empatia, il docente incoraggia il processo di sviluppo di crescita, rendendo fluide le comunicazioni e le interazioni tra gli studenti e con il docente stesso;
• Il valutatore: in itinere e una volta concluso il lavoro, l’insegnante fornisce un feedback rispetto ai risultati ottenuti, motivando le sue scelte e documentando le attività.

Fondamentale è la collaborazione tra docente e apprendenti e tra scuola e territorio. All’interno dell’aula 4.0, infatti, “allievi e insegnanti lavorano insieme con scopi comuni e l'apprendimento avviene in contesti fisici e virtuali, non solo dentro, ma anche fuori dalla scuola, attraverso la cooperazione tra scuole e altre istituzioni32.
Gli spazi rimodulati consentono una didattica che, sfruttando quando già la tecnologia ci mette quotidianamente a disposizione (libri digitali, classi virtuali, spazi in cloud di lavoro condiviso, ecc.), espone lo studente ad una cognizione arricchita, che sfrutta in modo totalmente integrato didattiche in presenza e didattica in remoto, nella direzione intenzionale di una sinergia fra reale e digitale che vengono a costituire un'unica realtà cognitiva, a vantaggio dello studente.
Si deve pertanto prevedere la possibilità di un tutoraggio compensativo attraverso la strumentazione digitale, e più in generale, organizzare una realtà cognitiva aumentata alla quale esporre lo studente, anche in collaborazione con altri compagni, nel corso della sua giornata di studio. Verranno quindi previsti in fase progettuale, almeno per i contenuti più complessi di una disciplina, strumenti e materiali sotto forma di tutorial precedentemente creati, sistematizzati e poi inseriti in cloud dal docente o dai docenti del consiglio di classe. Questo ha lo scopo di evitare a tantissimi studenti l'esposizione al fallimento precoce, che è spesso generatore di esperienze emozionali depotenzianti, come nel caso della cosiddetta impotenza appresa o di bassa percezione di autoefficacia nei confronti di una o più discipline.

Nella visione didattica tradizionale un alunno in difficoltà si trova inserito in una realtà cognitiva fondamentalmente limitata allo spazio della presenza in aula, in quel particolare ambiente di apprendimento dove può fruire di un docente che spiega, cerca di chiarire dubbi e valuta per offrire feedback per il miglioramento; tuttavia, questo non sempre è sufficiente per un alunno con BiLS (Bisogni Linguistici Specifici)33, BES (Bisogni Educativi Speciali) o con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), tantomeno per un alunno disabile che talvolta, senza la presenza fisica del docente di sostegno, si sente perso. Perché non pensare allora ad uno scenario diverso, in cui l'alunno possa essere seguito anche a casa attraverso un tutoraggio personalizzato, operato attraverso con materiali digitali ad hoc, anche utilizzando l’apprendimento assistivo? Grazie alla formazione delle classi virtuali su Google Classroom, oppure su Microsoft Teams, è possibile farlo.

Nella classe virtuale l’alunno può, ad esempio, nei tempi che più sono congeniali per lui, seguire un video scelto, pensato, costruito e proposto ad hoc dal docente. Quest’ultimo può infatti caricare materiali per un singolo alunno o per gruppi di alunni o per l’intera classe, in modo estremamente flessibile e veloce, in tempo reale o secondo tempistiche programmabili. L’alunno da casa (ma anche utilizzando, ad esempio, il suo device mobile mentre è in autobus nel percorso casa-scuola) può utilizzare questo strumento a piacimento, interrompendo l'erogazione di informazioni quando vuole, per rivedere una parte o prendere nota per fissare alcuni concetti, autoregolando il proprio apprendimento ed acquisendo maggiore autonomia.
Questo esempio ci mostra come, grazie alla tecnologia, in base al nuovo paradigma didattico lo studente si muova in un ambiente di apprendimento molto più ampio, potenzialmente immersivo, che può essere utilizzato ed adattato in base alle specifiche esigenze, attraverso un servizio cloud predisposto. Questo nuovo ambiente risulta particolarmente funzionale per il micro-learning: laddove gli alunni riscontrano difficoltà mirate su determinati contenuti o nuclei problematici di una disciplina, si può ricorrere a strumenti assimilabili, in termini di concezione, ai tutorial, funzionali ad un apprendimento più individualizzato ed effettivamente orientato alla padronanza, nell'ottica del mastery learning.

A ben guardare, quindi, questo approccio personalizzato funziona con tutti gli alunni, non solo con quelli con bisogni speciali / specifici, perché se progettiamo attività didattiche in ottica di UDL (Universal Design for Learning)34, ciascun alunno trova e prende ciò che serve proprio a lui, in quanto le attività saranno così molteplici e varie da essere adatte a un ventaglio di stili cognitivi differenti, quindi coerenti con la eterogeneità dei livelli di apprendimento presenti nelle nostre classi.
La lezione TEAL si articola in quattro fasi (attivazione, produzione, elaborazione, chiusura) e ben si presta a questa dimensione del micro teaching, in particolare nella fase di attivazione. Per questa fase si possono ipotizzare attività di flipped classroom attraverso le tecnologie, con diverse tipologie di materiali (video, testi, presentazioni) caricati su una piattaforma in cloud (come Google Classroom, Teams o Moodle) o brainstorming, (con webtool come Mentimeter, Wooclap, Answergarden, Jamboard, ma anche con una presentazione interattiva realizzata con PearDeck).
Nella lezione TEAL le tecnologie entrano in gioco anche nella parte di produzione ed elaborazione: ad esempio, si può pensare ad uno schema di progetto condiviso secondo il PBL tramite una software da funge da “lavagna virtuale condivisa” come Padlet o Miro, o a una restituzione finale tramite un artefatto digitale in 3D realizzato con Google Earth, Street View Download 360 e un generatore di QR code, o a una più semplice presentazione di gruppo condivisa realizzata con Google Slides. Per la verifica e valutazione, ma anche per il rinforzo e il feedback positivo in itinere, si possono infine utilizzare webtool come Edpuzzle, Quizlet, Socrative, Google Moduli, Createst (piattaforma gratuita di quiz interattivi di DeaScuola).



32 OECD – European Commission DG Education and Culture, Study on Innovative Learning Environments in School Education, Final Report, 2004.
33 DALOISO M., I Bisogni Linguistici Specifici. Inquadramento teorico, intervento clinico e didattica delle lingue. Trento, 2016.
34 UDL – Linee guida 2.0 in italiano: https://udlguidelines.cast.org/binaries/content/assets/udlguidelines/udlg-v2-0/udlg- graphicorganizer-v2-0-italian.pdf

Questo brano è tratto dalla tesi:

Scuola 4.0: per una nuova concezione di ambiente di apprendimento

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Cappa
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master TASK - Tecnologie per l' Apprendimento di Conoscenze e lo Sviluppo di Competenze
Anno: 2024
Docente/Relatore: Ilaria bortolotti
Istituito da: Università Telematica Unitelma La Sapienza di Roma
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 44

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