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Sfuggire alla trappola Malthusiana: gli albori della Grande Divergenza e il preludio dell'Europa moderna

Fattori demografici

Il modello di crescita di Solow, come esposto nel capitolo precedente, individua nell'accumulazione di capitale uno dei fattori necessari - ma non sufficienti - per un maggiore livello di produttività e, di conseguenza, una crescita economica sostenuta nel lungo periodo.

Tale accumulazione non è solo di capitale fisico in senso stretto, va intesa anche, in senso lato, come accumulazione di capitale umano, definito come l'insieme di competenze e capacità dei lavoratori all'interno di un'economia. Se quindi in un modello di crescita viene introdotto come variabile esplicativa anche il capitale umano, si ha che «nel lungo periodo il prodotto per lavoratore dipende sia da quanto una società risparmia sia da quanto spende per l'istruzione». La spesa per l'istruzione risulta ovviamente influenzata dai living standards di una società.

Essi, in una società di tipo malthusiano, aumentano all'aumentare della mortalità o al diminuire della natalità e quindi della fertilità. Per sfuggire alla trappola malthusiana risulta quindi necessario operare controlli sulla fertilità, cosa che in effetti avvenne nell'Europa preindustriale. Controlli sistematici e limitazioni della fertilità venivano costantemente operati nei Paesi europei prima dell'Ottocento: per esempio attraverso matrimoni tardivi o il celibato del clero. Questi controlli non derivavano da una attenta e razionale regolamentazione o da cosciente autocontrollo, ma erano frutto di costumi e convenzioni sociali.

Infatti «nonostante l'apparente assenza di pratiche contraccettive, il tasso di natalità nella maggior parte delle popolazioni preindustriali dell'Europa occidentale era basso, soltanto tra il 30‰ e il 40‰, a causa di ulteriori caratteristiche del modello di matrimonio europeo» quali «un'età media tardiva del primo matrimonio per le donne, in genere 24-26 anni», « la decisione per molte donne di non sposarsi mai, tipicamente il 10-25%» e «bassi tassi di illegittimità, in genere il 3-4% delle nascite».

Queste tre connotazioni del matrimonio europeo permettevano di ridurre drasticamente il numero di nascite, in particolare la pratica di posticipare il matrimonio delle donne fino all'età di 25 anni, evitando così gli anni in cui una donna è più fertile. Clark sostiene che «prima del 1790 le donne dell'Europa nord-occidentale sopravvissute fino all'età di 50 anni davano alla luce tra 4,5 e 6,2 bambini, con una mediana di 4,9».

Questi dati rafforzano quanto sostenuto da Malthus: «in quasi tutti i Paesi più sviluppati dell'Europa moderna, il controllo principale che frena la popolazione al livello degli effettivi mezzi di sussistenza è la prudenziale restrizione al matrimonio». In opposizione al prudenziale controllo sulla fertilità da parte degli europei, Malthus oppone il modello della società orientale, da lui considerata come la maggiore prova della povertà causata da livelli di fertilità molto più elevati di quelli europei.

In Oriente, infatti, la nuzialità era molto più diffusa e precoce rispetto all'Europa. Ai primi dell'Ottocento, in Cina il 99% delle donne contraeva matrimonio e in media a 19 anni. «Dunque, ceteris paribus, dove si sposavano, diciamo, in media all'età di 25 anni i livelli di fertilità risultavano sostanzialmente più bassi rispetto a dove l'età media di matrimonio era di 18 anni. Allo stesso modo, se diversi uomini e donne non si fosse mai sposati, la fertilità sarebbe stata minore rispetto al caso in cui il matrimonio era universale».

Secondo Malthus «gli straordinari incoraggiamenti che sono stati dati al matrimonio [..] hanno fatto sì che l'immenso prodotto del paese fosse suddiviso in quote molto piccole, e di conseguenza hanno reso la Cina più popolosa in proporzione ai propri mezzi di sussistenza, rispetto forse ad ogni altro Paese del mondo». Diversi studi hanno tuttavia dimostrato che i tassi di fertilità e di natalità in Asia non differivano di molto, come invece affermato da Malthus e da altri studiosi, rispetto a quelli dei Paesi europei.

I motivi non sono ancora del tutto noti, ma si ritiene siano differenti da quelli delle società europee. In Cina, la pratica dell'infanticidio femminile diminuiva i tassi di natalità. Si stima, per esempio, che nella città di Liaoning il 20-25% delle bambine sia deceduto per infanticidio, basandosi sullo squilibrio tra nascite di maschi e femmine.

Riguardo alla fertilità si pensa che abbia avuto rilevanza il livello di reddito pro capite, molto più basso nelle società asiatiche: condizioni più indigenti determinano malnutrizione e quindi una minor capacità riproduttiva. Inoltre, secondo Clark, in Inghilterra nel XVII secolo la fertilità matrimoniale aumentava all'aumentare del reddito. Se ciò è valido anche per Cina e Giappone questo comporta che «la somiglianza osservata nei tassi di natalità implica che a un dato reddito la fertilità era più alta in Giappone e Cina. Quindi l'Europa apparentemente aveva un regime di bassa fertilità rispetto all'Asia, e in questo senso Malthus sembra corretto nelle sue supposizioni».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sfuggire alla trappola Malthusiana: gli albori della Grande Divergenza e il preludio dell'Europa moderna

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Marcenaro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze economiche
  Relatore: Giuseppe De Luca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 48

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