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Sulla natura delle isole: il caso di Ferdinandea

Ferdinandea

Che il canale di Sicilia fosse un’area di intensa e continua attività vulcanica lo si sapeva da tempo. Già scrittori classici ai tempi della prima guerra punica ci informano di eruzioni in fondo al mare del canale. Si è gia` detto della nascita di Thia nell'Egeo riportata da Seneca e di quella apparsa alle Eolie come ci racconta Strabone.

L'emersione di isole nuove è un evento raro se rapportato all'attività vulcanica sottomarina complessiva. Ci basta considerare i tanti esempi di vulcani emersi dalle acque in epoca storica per renderci conto di quanto comune sia l'attività vulcanica subacquea.

Il Canale di Sicilia per quanto detto è una delle aree marine più soggette a vulcanesimo sottomarino. Proprio in questo settore del Mediterraneo è apparsa e scomparsa più volte nei secoli l'isola vulcanica di cui ci apprestiamo a parlare che ai più è nota col nome di Ferdinandea. L'ultima apparizione ampiamente testimoniata dell'isola risale al luglio del 1831 e durò appena cinque mesi.

Un evento di tale portata destò un particolare interesse nella comunità scientifica europea dell’epoca, nonché la brama delle potenze commerciali che frequentavano le sue acque. Alcuni indizi lasciarono presagire chiaramente la nascita dell’isola. Tra i più attivi scienziati del XIX secolo che si interessarono all'area del Canale di Sicilia, Prévost e Mercalli riferirono di documenti maltesi su eventi eruttivi marini presso il Banco Nerita già nel XVI secolo.

Soltanto nel XIX secolo si hanno notizie di eruzioni sottomarine lungo tutto il canale di Sicilia risalenti al 1801, 1831, 1832, 1845, 1846, 1863, 1891. Tali date si riferiscono unicamente alle attività vulcaniche sottomarine presso il triangolo formato dai banchi Graham, Nerita, e Terribile, avvistate e segnalate alle autorita` portuali.


Ci si può rendere meglio conto dei fenomeni di attività vulcanica dell'area presa in esame citando alcune testimonianze dirette. “Il 18 giugno 1945 il naviglio inglese Victory a 36°40'56'' lat E e 13°44'36'' long. N vicino al banco delle madrepore, subì una violenta scossa e i suoi due alberi furono improvvisamente rovesciati come per effetto di una violenta tempesta, sebbene in quel momento il mare fosse perfettamente calmo. Improvvisamente si diffusero nell'aria emanazioni solforose tanto forti, che l'equipaggio della nave appena poteva respirare. Il naviglio dopo aver subito qualche avaria, prese il largo, e da lungi videro quei viaggiatori alzarsi dal seno del mare tre immensi globi di fuoco visibili durati sei minuti” [cit. Chiappisi Stefano].

E ancora, sulla testimonianza di un mercantile navigante in acque antistanti l'agrigentino nel 1846: “[...] osservò da lungi un grande splendore, che a tutta prima giudico` provenisse da qualche battello incendiato. Con la intenzione di prestargli soccorso, gli si avvicinò, ma con gran sorpresa e terrore, vide alzarsi dal mare una immensa quantità di fiamme e di fumo, dal cui seno venivano lanciati globi incandescenti che cadevano con orribile fracasso a grande distanza. [...] il mare ribolliva sopra una grande estensione si` fragorosamente, che ne giungeva il suono fino a più miglia di distanza” [cit. Chiappisi Stefano].

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sulla natura delle isole: il caso di Ferdinandea

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Clemente
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Geografia
  Relatore: Franco Farinelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 131

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Parole chiave

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ferdinandea
graham
isola
sea mountain
vulcanesimo

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