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Il tema della diversità e dell'esclusione sociale nel cinema italiano contemporaneo

Gli stereotipi come modelli di rappresentazione

Tra i più importanti modelli di rappresentazione vi è quello del prototipo, nato dagli studi di Eleanor Rosch (1978): secondo questo modello, coloro che si figurano mentalmente un gruppo o una categoria sociale stratificano nella propria memoria delle rappresentazioni astratte di aspetti peculiari del gruppo (queste rappresentazioni prendono il nome di prototipo) e valutano ciascun membro in base al livello di somiglianza rispetto al prototipo.
Un'altra caratteristica di questo modello è che la conoscenza a proposito dello stereotipo ha un impianto di natura gerarchica.
Nei sistemi di rappresentazioni che classificano le conoscenze del mondo sociale si generano categorie che individuano in maniera sempre più dettagliata le classi di appartenenza degli oggetti presi in esame.
Ad esempio, possiamo immaginare che da una macrocategoria come "mezzi di trasporto" si dipanino categorie di livello inferiore quali "automobili", "camion", "treni", "aerei" eccetera.
All'interno di ciascuna di queste categorie si possono poi articolare categorie di livello sottordinato che classificano gli oggetti sulla base di criteri di appartenenza particolarmente ridotti.
Ad esempio, entro la categoria di base degli aerei possono trovarsi le categorie del "cargo", dell'"aereo da turismo" eccetera.
Lo stesso sistema gerarchico è estendibile anche all'ambito della rappresentazione di categorie sociali e gruppi.
Prendiamo in esame una categoria generale quale quella delle "persone impegnate".
Possiamo pensare che tale concetto sovraordinato sia costituito da due componenti: "persone impegnate nel mondo religioso" e "impegnate nel mondo delle attività sociali".
A loro volta queste categorie possono originare sottocategorie ancora più dettagliate.
Nel primo caso possiamo, ad esempio, distinguere i "monaci buddisti", "i preti ortodossi"; nel secondo "i membri di Greenpeace", "i pacifisti", "i Medici Senza Frontiere".
Se si vuole modificare uno stereotipo, un metodo efficace consiste nel creare dei sottogruppi che, a un livello sottordinato, consentano di scomporre in maniera più particolareggiata la consueta rappresentazione.
Possiamo quindi affermare che la generalizzazione offre terreno fertile utile alla prolificazione degli stereotipi, mentre la frammentazione di una categoria e l'analisi delle sue componenti nel dettaglio può essere l'antidoto per contrastare lo sviluppo di questo fenomeno.
Un secondo modello è quello degli esemplari (Smith e Zarate, 1992) che presuppone che un gruppo sia rappresentato tramite esemplari concreti e particolari.
Quanto più numerosi saranno gli esemplari che andranno ad attivare la categoria in questione, tanto più variegata sarà la sua rappresentazione.
La fondamentale differenza tra il modello del prototipo e quello basato sugli esemplari risiede nel fatto che nel primo caso gli stereotipi sono catalizzati a partire da criteri e dimensioni astratte, mentre nel secondo da esempi concreti.
Un terzo modello di rappresentazione è quello delle reti associative: in questo caso lo stereotipo consiste in una rete di attributi connessi tra loro.
Col termine "attributo" si indica un insieme articolato di costrutti: per fare qualche esempio, si va da "i ragionieri sono pignoli", alle credenze "gli imprenditori possiedono delle automobili molto costose", ai comportamenti "i nobili amano l'equitazione".
Anche i nessi che li collegano possono essere associazioni quali "i tedeschi sono puntuali ma pignoli", oppure connessioni di tipo causale "i marocchini spacciano droga perché non hanno voglia di lavorare" o infine associazioni con connotazioni affettive come "l'irresponsabilità dei giovani è preoccupante".
Per quanto riguarda i modelli associativi possiamo ipotizzare che gli stereotipi operino principalmente al di fuori della sfera cosciente dell'individuo.
Un quarto ed ultimo modello è quello che vede gli stereotipi come degli schemi, riferendosi a strutture di conoscenza che consentono la raffigurazione concettuale ai livelli di astrazione più elevati.
Dal punto di vista di questo paradigma si può allora ritenere che l'informazione stereotipica è composta da una trama di credenze generalizzate e astratte riguardanti un gruppo ed i suoi membri.
Dunque uno stereotipo, come quello relativo alla categoria "le donne" include la credenza generale che le donne abbiano, ad esempio, istinto materno, senza che questa credenza veicoli testimonianze concrete. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il tema della diversità e dell'esclusione sociale nel cinema italiano contemporaneo

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Alessandra Bussi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Corso di Laurea in Linguaggi dei Media
  Relatore: Roberto Della Torre
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 226

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