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Orario di lavoro e diritti al tempo della deoggettivazione: quali prospettive dal lavoro agile?

Gli ultimi anni: l'orario di lavoro al tempo della crisi

Dopo i consistenti interventi di riforma varati nel 2003, negli ultimi dieci anni si segnala un certo silenzio del legislatore in tema di orari, sul quale potrebbe invece avere per vie traverse un impatto importante il recente intervento di riorganizzazione degli assetti contrattuali varato dal governo Renzi attraverso il ben noto Jobs Act.

Dopo il fatidico 2003, il primo intervento di un qualche peso risale al 2006, quando con una procedura contenuta nella legge finanziaria di fine anno, il legislatore andò a riscrivere l'art. 9 della L. 53/2000 in tema di misure a sostegno della flessibilità orario. Il nuovo testo disposto dall'art. 1 comma 1254 della suddetta legge 296 innovava la precedente disciplina, cercando di correggere il tiro in modo da permettere un effettivo utilizzo delle possibilità di conciliazione predisposte dalla legge 53, rimaste fino ad allora largamente inutilizzate.

Una nuova riforma del testo fu peraltro attuata dopo appena 3 anni con la L. 69/2009, che, nonostante un approccio minimalista che lasciava quasi inalterata la precedente struttura normativa, procedeva ad aggiustamenti anche rilevanti. Tra questi l'art. 38 comma 1 disponeva l'eliminazione di qualsiasi riserva e l'estensione a tutte le aziende dei contributi previsti per le aziende che avessero attuato accordi contrattuali favorevoli alle esigenze di conciliazione dei lavoratori. Un ampliamento quantitativo insomma, affiancato da un allargamento di prospettiva qualitativo, che si concretizzava al primo comma lettera
a) nella fissazione di timide disposizioni relative alla flessibilità geografica su sedi diverse e nell'ampliamento, sancito dal primo comma lettera
b) dell'art. 38, delle azioni positive di reinserimento dopo periodi di assenza.
Nonostante le modifiche, quella sancita dall'art. 9 della L. 53/2000 resta un'opzione molto importante più sotto un profilo di politica del diritto che non per le reali ricadute avute sul sistema, dato lo scarso ricorso a misure conciliative.

Un nuovo intervento di riforma fu adottato nel 2007, con la L. 247 del 24 dicembre, le cui ricadute sono state peraltro estremamente limitate. Le modifiche introdotte andavano ad incidere infatti in modo estremamente marginale sia sulla disciplina del tempo parziale sia sullo specifico tema degli orari di lavoro, e dell'intero intervento solo una norma merita di essere ricordata: la previsione in questione è quella introdotta dall'art. 3 comma 71 della suddetta legge, volta a sopprimere i contributi aggiuntivi introdotti dalla legge 549/1995 in relazione alla prestazione di lavoro straordinario. Questa disposizione, pur nella sua portata relativa, è sintomatica di quanto il legislatore abbia definitivamente rinunciato a percorrere la strada della riduzione dell'orario e della disincentivazione del ricorso allo straordinario.

Nel frattempo, lo scatenarsi della crisi economica ha portato ad una consistente revisione dell'agenda politica in tema di lavoro, che ha teso ad usare le difficoltà che il paese si è trovato a dover affrontare per disarticolare diritti acquisiti da decenni e dare ai datori di lavoro sempre più carta bianca nella gestione dei rapporti di lavoro.
In tutto questo processo le riflessioni e la produzione legislativa in tema di orario si è arrestata fino a quanto allora prodotto, se non per interventi marginali, e la durata della prestazione lavorativa è intervenuta nei più recenti interventi in tema di lavoro solo da una porta secondaria.

Eccezion fatta per l'art. 2 del decreto legge 93 del 27 maggio 2008 concernente “disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie”, che disponeva la riduzione del carico fiscale sulle ore aggiuntive all'orario normale come misura tesa a favorire la competitività delle imprese, gli unici interventi specifici sulla disciplina dell'orario di lavoro hanno riguardato a più riprese parziali e non sostanziali modifiche del d. lgs. 66/2003. Il primo di questi è datato 6 agosto 2008, a mezzo della L. 133 di conversione del d.l. 112/2008, e introduceva con l'art. 41, oltre ad alcune modifiche di portata limitata, nuove norme in tema di sanzioni. Altre novità erano la previsione della possibilità di calcolare il periodo di riposo settimanale come media su un orizzonte temporale di 14 giorni e la facoltà per la contrattazione collettiva territoriale o aziendale di derogare, in assenza di specifiche disposizioni nei contratti nazionali, alle norme sancite dagli artt. 7, 8, 12 e 13 del d. lgs. 66. [...]

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Orario di lavoro e diritti al tempo della deoggettivazione: quali prospettive dal lavoro agile?

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Cerutti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze delle pubbliche amministrazioni
  Relatore: Anna Rita Tinti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 110

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Parole chiave

orario di lavoro
lavoro agile
deoggettivazione
tempo di lavoro
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