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Organizzazione people-centered e retention dei collaboratori: una ricerca sul campo per comprendere cosa trattiene la persona in azienda

Great Resignation, Great Miss Match e Great Regret: di cosa si tratta? Uno sguardo sul mondo e al contesto italiano

Stando ai dati messi a disposizione dal Bureau of Labor Statistics5, principale agenzia di ricerca del governo federale degli Stati Uniti, durante la pandemia Covid-19 si è assistito a delle dimissioni di massa senza precedenti che hanno determinato l'abbandono volontario del posto di lavoro da parte di oltre 47 milioni di americani, dando origine ad un fenomeno che ha preso il nome di "Great Resignation". Questo evento è stato evidenziato da una diffusa carenza di forza lavoro su larga scala stravolgendo il rapporto tra lavoratori e mercato del lavoro.

Le cause che portano alla decisione di lasciare la propria occupazione sono le più svariate: dal burnout, alla ricerca di un posto che preservi il benessere, al desiderio di maggiore flessibilità e autonomia. Tuttavia, attraverso i dati disponibili sull'occupazione totale degli ultimi dodici anni è possibile osservare come questa non sia una sola conseguenza della pandemia ma piuttosto un proseguimento di una tendenza a lungo termine (Fuller & Kerr, 2022). I grafici messi a disposizione dal Bureau of Labor Statistics mostrano come ci sia stato un aumento del tasso medio mensile di abbandono dello 0, 10% dal 2009 al 2019 e come nel 2020 l'incertezza determinata dal Covid-19 abbia fatto rallentare il tasso di dimissioni poiché un numero maggiore di lavoratori ha mantenuto il posto di lavoro. L'invio di assegni alle famiglie nel 2021 ha attenuato l'incertezza presente, causando l'alto tasso di abbandono da parte dei lavoratori e contribuendo all'affermazione delle Grandi Dimissioni. Ad ogni modo, se non ci fosse stata la pandemia, molti di quei lavoratori avrebbero potuto dimettersi già nel 2020. Oggi, infatti, le statistiche seguono le tendenze registrate pre-pandemia, nonché quelle con cui, con molta probabilità, i datori di lavoro americani avrebbero dovuto fare i conti nei prossimi anni.

Aiutandoci con alcuni studi effettuati da ricercatori della Harvard Business Review6, dalla situazione pandemica sono emersi cinque fattori che tramite la loro interazione hanno generato i cambiamenti del mercato del lavoro che stiamo vivendo e grazie ai quali è possibile fare luce sulle forze che stanno modellando i comportamenti dei lavoratori.
I cinque fattori identificati, denominati le "Five Rs", in italiano le "Cinque R", sono pensionamento, trasferimento, riconsiderazione, rimescolamento e riluttanza.
Rispetto al primo fattore le Grandi dimissioni potrebbero essere considerate come il "Grande Ritiro" in quanto, stando ai risultati raccolti da studi accademici e sondaggi online, nel 2021 i lavoratori più anziani hanno lasciato il lavoro in età più giovane e con un ritmo accelerato.

Le cause di queste decisioni derivano in generale dal desiderio di concentrarsi su priorità diverse oltre al lavoro, per esempio passare più tempo con i propri cari in una situazione dove i mercati azionari si trovavano in forte rialzo e il valore degli immobili residenziali aumentava. Un'altra causa fa riferimento ai rischi per la salute derivanti dal Covid, che hanno inciso su un gran numero di scelte di abbandono. In riferimento al trasferimento, è divenuto un argomento che ha suscitato interesse in conseguenza della diffusione di racconti di lavoratori altamente qualificati che hanno deciso di abbandonare la Bay Area di San Francisco per rifugiarsi in resort panoramici sulle Montagne Rocciose.

Tuttavia, è emerso che tali spostamenti non hanno avuto un impatto significativo sulle dimissioni di massa che si sono verificate. Nel corso del 2021, il tasso complessivo di mobilità è risultato il più basso mai registrato negli ultimi settant'anni. I tassi di rilocalizzazione hanno continuato a diminuire in modo costante sin dagli anni '80 e la pandemia da Covid- 19 non ha invertito questa tendenza. Coloro che si sono trasferiti hanno preferito rimanere a livello locale, con il trasferimento all'interno della stessa contea di residenza che costituisce la forma più comune di rilocalizzazione. Al contrario, il trasferimento verso uno stato diverso è risultato il meno frequente.

Riguardo alla riconsiderazione, i ricercatori hanno avanzato l'ipotesi che il ruolo occupazionale nella sfera individuale abbia subito una profonda rivalutazione a causa della significativa quantità di decessi e insorgenza di malattie gravi, correlati alla pandemia, e di maggior tempo a disposizione per riflettere sulla propria condizione di vita. È plausibile ritenere che tale mutamento di prospettiva abbia stimolato la decisione di dimettersi da parte di diversi lavoratori, specialmente coloro che si trovavano esausti a causa di impieghi impegnativi che interferivano con la loro capacità di fornire un'adeguata assistenza familiare. In particolare, si è osservato un impatto più significativo sulle donne rispetto agli uomini e sulle fasce di età più giovani rispetto a quelle più anziane.

Gli episodi di burnout si sono manifestati principalmente tra gli individui operanti in prima linea, i genitori e gli operatori del settore sanitario, oltre ai dirigenti organizzativi. Con "lavoratori in prima linea" si intendono coloro che si sono trovati a lavorare a stretto contatto con pazienti affetti da COVID-19 o in contesti con un alto rischio di contagio. In virtù della disparità nella responsabilità delle cure, con un peso sproporzionato sulle donne, settori come l'industria dell'ospitalità, caratterizzata da una predominanza di lavoratrici a tempo determinato, hanno sperimentato un incremento significativo delle dimissioni. In quei casi, spesso tale decisione era dettata da circostanze imposte legate all'assistenza familiare rappresentando un chiaro segnale della necessità di equilibrio tra lavoro e vita privata.

Nei settori della consulenza e della finanza il burnout è stato sperimentato in maniera diffusa anche da parte del personale junior. La domanda nei confronti di questo genere di industrie durante la pandemia è stata molto forte, determinando il bisogno un grande sforzo da parte dei lavoratori che si sono trovati a svolgere le loro mansioni senza formazione, tutoraggio e interazione con i clienti. La tolleranza dei giovani lavoratori potrebbe essere stata messa in discussione da queste esperienze che hanno le loro esigenze nei luoghi di lavoro.

Per quanto concerne il fattore del rimescolamento, l'espressione "Grande aggiornamento" è stata coniata dal vicedirettore del Consiglio economico nazionale degli Stati Uniti in riferimento agli elevati tassi di abbandono nelle industrie caratterizzate da bassi salari come quelle dello svago, dei servizi di alloggio e ristorazione e dell'ospitalità. In particolare, sono stati registrati tassi di dimissioni molto alti nel commercio al dettaglio e nella produzione di beni non durevoli. Va notato che alti tassi di abbandono non sono stati rilevati solamente nelle industrie con un'alta percentuale di lavoratori a basso salario ma anche in quelle dei servizi professionali e aziendali.

Tuttavia, non tutti gli individui di questa categoria si sono dimessi con l'intenzione di abbandonare il mercato del lavoro. Sono emerse evidenze che numerosi lavoratori hanno attuato una strategia di "riposizionamento", vale a dire che si sono spostati tra diverse occupazioni all'interno dello stesso settore o anche tra settori differenti. Secondo un'analisi condotta dall'Economic Policy Institute sui dati forniti dal Bureau of Labor Statistics nel novembre 2021, i tassi di assunzione superano i tassi di dimissioni in vari settori, suggerendo che l'aumento significativo dei salari, da parte di alcune organizzazioni, attrae nuovi candidati per le posizioni disponibili e che molti lavoratori sono disposti a dimettersi per scegliere occupazioni che offrono condizioni allettanti. Giunti ai risultati riportati, diverse aziende si stanno muovendo in questa direzione aumentando i compensi relativi alle varie mansioni.

L'ultimo fattore considerato, la riluttanza, concerne il fatto che molti lavoratori si sono trovati intimoriti nel tornare in ufficio per la paura di essere contagiati. Secondo un recente sondaggio condotto dal Pew Research Center7 su un campione di 5.858 adulti occupati, è emerso che il 64% dei lavoratori ha manifestato un senso di disagio riguardo al ritorno nella sede lavorativa, mentre il 57% ha dichiarato di aver scelto di lavorare da casa per via della preoccupazione legata all'esposizione al virus. I risultati di una ricerca pubblicata sull'Harvard Business Review suggeriscono che molti dipendenti sono disposti a rinunciare al proprio impiego se il datore di lavoro non offre un'opzione di lavoro ibrido. Inoltre, in un sondaggio che ha coinvolto oltre 10.000 individui negli Stati Uniti nell'estate del 2021, il 36% dei lavoratori ha dichiarato che, in mancanza di una possibilità di lavoro ibrido o remoto, ricercherebbero alternative occupazionali, mentre il 6% si è mostrato disposto a dimettersi definitivamente, anche senza avere già un'altra posizione lavorativa garantita (Fuller & Kerr, 2022). [...]


5 https://www.bls.gov/news.release/jolts.nr0.htm
6 https://hbr.org/2022/03/the-great-resignation-didnt-start-with-the-pandemic
7 https://www.pewresearch.org/social-trends/2020/12/09/how-the-coronavirus-outbreak-has-and-hasnt- changed-the-way-americans-work/

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Organizzazione people-centered e retention dei collaboratori: una ricerca sul campo per comprendere cosa trattiene la persona in azienda

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Fraccaroli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua
  Corso: Management dei servizi educativi e della formazione continua (LM-57)
  Relatore: Ambra Stefanini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 159

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Parole chiave

leadership
employee retention
cultura
strategie
conflitti
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organization development
great resignation
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