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Il legame indissolubile tra letteratura e filosofia

I ''filosofi-letterati'' francesi del XVIII secolo

I filosofi-letterati francesi del XVIII secolo fioriscono in una Francia “dei Lumi”, razionale e intellettuale, guidata dai loro pensieri progressisti, quali la libertà, la tolleranza, l’uguaglianza, la giustizia e la felicità che sono dei valori considerati dalla società di vitale importanza per costruire le fondamenta di un funzionale sistema politico. Gli intellettuali, quindi, sono al servizio della società e della politica e diffondono le proprie idee nei salotti letterari e nei nuovi cafés, di cui uno dei più celebri è Le Procope di Parigi fondato nel 1689. Gli intellettuali, sono figure di rilevanza pubblica che si impegnano in un dibattito vivo nel nome di un miglioramento del mondo. Le idee illuministiche progressiste diventeranno degli ideali agli albori della Rivoluzione francese del 1789, tuttavia questi ultimi saranno estremizzati dai rivoluzionari che agiranno in nome di essi con violenza, causando una disgregazione dello Stato e della società distrutta dal terrore e dalla morte; a tal riguardo, celebre è il periodo de La Terreur , “Il Terrore” tra il 1793 e il 1794 in cui persero la vita numerosi contro-rivoluzionari. Questo episodio è un esempio dell’esacerbazione degli ideali e infatti: «Si la Terreur fut alimentée par les peurs du peuple, elle fut bel et bien déclenchée par les idéologies de ses dirigeants1 , al punto da creare un paradosso per il quale si agisce in nome della libertà negandola a chi ha una diversa posizione ideologica. Il filosofo engagé ha fiducia nel progresso, in particolar modo scientifico, e nell’uomo, il quale con il proprio raziocinio ha la capacità di modificare il corso degli eventi nel mondo. Un esempio di questa fiducia positiva nel processo di trasformazione del mondo si può riscontrare nell’enorme lavorazione a un’opera che ha segnato fortemente la modalità di rappresentazione dei saperi della cultura, che consiste nella consultazione rapida mediante l’uso dell’indice; si tratta dell’Encyclopédie, ou le dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, par une société de gens de lettres (Enciclopedia, o dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, a cura di una società letteraria) a cura di duecento collaboratori, tra cui spiccano i coordinatori Diderot e d’Alembert, oltre ad altri collaboratori quali La Mettrie, Rousseau, Voltaire, Montesquieu, Helvétius e d’Holbach. L’ Encyclopédie nasce dall’idea di tradurre la Cyclopaedia or an Universal Dictionary of Arts and Sciences (Cyclopaedia o dizionario universale delle arti e delle scienze) di Ephraim Chambers del 1728 fino a trasformarsi in un progetto che va oltre il processo traduttivo, ampliandosi attraverso l’integrazione di nuove conoscenze distribuite in 28 volumi, frutto di una lavorazione collettiva complessa durata 21 anni (tra il 1751 e il 1772) a carattere plurale che ha causato continui cambiamenti e dibattiti filosofici tra gli intellettuali; è un’opera collettiva paragonata metaforicamente da d’Alembert a un mappamondo di Paesi che simboleggiano le conoscenze, noti soltanto agli abitanti di un determinato posto. I luoghi, quindi, per essere conosciuti al meglio devono essere raffigurati su cartine geografiche:

C’est une espèce de Mappemonde qui doit montrer les principaux pays, leur position et leur dépendance mutuelle, le chemin en ligne droite qu’il y a de l’unà l’autre; chemin souvent coupé par mille obstacles, qui ne peuvent être connus dans chaque pays que des habitants ou des voyageurs, et qui ne sauraient être montrés que dans des cartes particulières fort détaillées. Ces cartes particulières seront les différents articles de notre Encyclopédie, et l’arbre ou système figuré en sera la mappemonde.2

Alla lavorazione dell’opera vi è quindi una commistione di menti differenti ma che hanno in comune la stessa finalità: trasmettere le conoscenze ai posteri, lasciando loro un patrimonio culturale, in modo tale che questi ultimi avranno la possibilità di istruirsi. A causa di tale vocazione, l’opera fu talvolta contestata e censurata da parte dei sistemi politici, e in particolar modo dalla Chiesa di Papa Clemente XIII che, nel 1759, considerava inconcepibile che la religione non potesse essere l’elemento principale alla base della conoscenza dei fenomeni.
Gli intellettuali, inoltre, sono in grado di sviluppare anche delle idee politiche, le quali hanno il potere di trasformare il sistema, contrastando l’oppressione della libertà:

Cet ouvrage produira sûrement avec le temps une révolution dans les esprits, et j’espère que les tyrans, les oppresseurs, les fanatiques et les intolérants n’y gagneront pas.
Nous aurons servi l’humanité
.
3

Il filosofo-letterato rappresenta la luce che schiarisce l’oscurità dell’ignoranza, è una figura che può salvare l’uomo dalla forza irrazionale delle passioni (in accezione negativa al tempo) agendo senza riflettere:

Les autres hommes sont emportés par leurs passions, sans que les actions qu’ils font soient précédés de la réflexion: ce sont des hommes qui marchent dans les ténèbres, au lieu que le philosophe, dans ses passions mêmes, n’agit qu’après la réflexion; il marche la nuit, mais il est précédé d’un flambeau.4

È seguendo l’irrazionalità che nasce la violenza, la barbarie, l’oppressione, la negazione dell’esercizio del libero arbitrio che sono delle conseguenze evitabili mediante l’esercizio della ragione prima dell’azione. Il barlume del raziocinio che annienta la violenza è l’arma utilizzata dai filosofi-letterati del XVIII secolo, i quali, non sono al di fuori del contesto politico e sociale del tempo che, al contrario, osservano, profondendo idee che hanno la capacità di trasformare la realtà, di renderla perfettibile, essendo essi stessi impegnati anche nella ricerca del bonheur, cioè della “felicità”. L’essere umano, secondo la concezione illuminista, ha il diritto di essere felice con se stesso e con la società, di esprimere il suo “essere-individuo”, concezione che nasce in quest’epoca. Si tratta di un progetto di raggiungimento di un benessere individuale e collettivo; in questo modo si esprime d’Holbach:

Si tout homme tend au bonheur toute société se propose le même but ; et c’est pour être heureux que l’homme vit en société.
Ainsi, la Société est un assemblage d’hommes réunis par leurs besoins, pour travailler de concert à leur conservation et à leur félicité commune
.
5

La felicità diviene di dominio pubblico ed è indice di umanità, fratellanza e libertà di soddisfare i propri bisogni materiali e spirituali. Essa è alla base di un vero e proprio progetto di acquisizione di un diritto fondamentale che si accosta alla speranza della condivisione di un altro valore di notevole importanza: la tolleranza: «Puissent tous les hommes se souvenir qu'ils sont frères6. Voltaire, paladino del principio della tolleranza, auspica che gli uomini si ricordino di essere consanguinei, appartenenti al medesimo mondo, alla medesima comunità. L’uomo è un cittadino del mondo e se è tollerante è desideroso di riconoscere nuove realtà culturali, politiche e sociali. La letteratura, quindi, può essere un veicolo di ideali e di valori ma può rappresentare anche altro. Infatti, molti filosofi e letterati hanno cercato di definirla e di comprendere in che modo essa abbracci la filosofia. Per Paul Valéry, per esempio, la letteratura è essa stessa filosofia:

Nei Cahiers Valéry identifica la filosofia degli specialisti con un genere letterario, la cui particolarità consiste nel nascondere di esserlo: la filosofia è «una certa letteratura che non vuole affatto essere tale» e che si presenta come un’«attitudine mentale» che tende a «opporre il generale al particolare, “l’universale” a “l’individuale” – Il falso al vero –, il reale all’illusorio – il razionale all’irrazionale». Tuttavia, Valéry insiste anche sulla necessità di distinguere la filosofia come genere letterario dalla filosofia come arte del pensare.7

Valéry, ritiene, pertanto che la filosofia sia un genere letterario in cui il filosofo esprime il flusso dei suoi pensieri, i quali, tuttavia tendono in parte a smarrirsi durante l’attività di scrittura: «il filosofo scrive contro la scrittura».8 Per Sartre, invece, la letteratura che è connessa all’attività di scrittura, è un modo per gli autori di lasciare una traccia nel mondo. La scrittura è una testimonianza esistenziale permanente e Sartre è consapevole di esistere nell’esatto momento in cui scrive:

Je suis né de l'écriture : avant elle, il n'y avait qu'un jeu de miroirs ; dès mon premier roman, je sus qu'un enfant s'était introduit dans le palais de glaces. Ecrivant, j'existais, j'échappais aux grandes personnes ; mais je n'existais que pour écrire et si je disais : moi, cela signifiât, moi qui écris.9

Per Sartre, inoltre la letteratura è un mondo in cui lo scrittore e il lettore possono comunicare tra loro, stabilendo un dialogo attivo e comunicativo. Per concludere, la letteratura e la filosofia sono, per di più, in stretto rapporto con la realtà; la prima trae ispirazione da quest’ultima tessendo degli universi finzionali e la seconda la analizza mediante l’osservazione e la diretta attività del pensare. La letteratura e la filosofia si dimostrano essere connesse tra loro e tra le altre figure che pongono al centro delle loro opere letterarie questo rapporto indissolubile complementare emergono Voltaire, Rousseau e Diderot nel panorama settecentesco e nel contesto contemporaneo David Foster Wallace, i quali seppur con modalità narrative e stilistiche diverse e fasi storiche lontane, fanno in modo di creare un contesto letterario che concerne aspetti filosofici complessi, tuttavia fruibili ai lettori, i quali sono catturati da storie avvincenti e talvolta intimistiche, caratterizzate da episodi di esperienze soggettive a loro comuni. Queste esperienze “vicarie” facilitano la comprensione della complessità delle dinamiche filosofiche e offrono l’occasione al lettore di potersi dedicare all’attività del pensiero.




1 Mark, H.W., Reign of Terror, World History Encyclopedia [Online], 2022, URL: https://www.worldhistory.org/Reign_of_Terror/ Règne de la Terreur, tr. fr. di B. Étiève- Cartwright, World History Encyclopedia [Online], 2022, URL: https://www.worldhistory.org/trans/fr/1-21142/regne-de-la- terreur/.
2 “È una specie di mappamondo che deve mostrare i principali paesi, la loro posizione e la loro mutua dipendenza, la strada in linea retta che li unisce; strada sovente interrotta da mille ostacoli, i quali all’interno di ciascun paese possono esser noti soltanto agli abitanti e ai viaggiatori, e che non si possono raffigurare se non su carte particolari, assai dettagliate. Tali carte particolari saranno i vari articoli dell’Encyclopédie,e l’albero, o sistema figurato, ne sarà il mappamondo.” D’Alembert, J., Discours préliminaire in Encyclopédie, (1751), tr. it. di P., Casini, in Landi, M., Letteratura francese. Dalle origini al Settecento (Vol. 1), Le Monnier Università, Firenze, 2021.
3 “Con il tempo quest’opera produrrà sicuramente una rivoluzione negli animi, e spero che i tiranni, gli oppressori, i fanatici e gli intolleranti non l’avranno vinta. Avremo servito l’umanità.” Diderot, D., Lettre de Diderot à Sophie Volland (1762) in Gallica Les essentiels littérature, [Online], 2023, URL: https://gallica.bnf.fr/essentiels/diderot/encyclopedie/objectifs, tr.it. mia.
4 “Gli altri uomini sono trasportati dalle loro passioni, senza che le loro azioni siano precedute dalla riflessione: sono degli uomini che camminano nelle tenebre, invece il filosofo nelle sue passioni stesse, agisce soltanto dopo la riflessione; cammina nella notte ma è preceduto da una fiaccola.” Dumarsais, C., Article
<> Encyclopédie (1751-1766) in DOSSIER CULTUREL - L'Encyclopédie : uneaventure vers la connaissance, Français 1re, [Online], URL:https://manuelnumeriquemax.belin.education/francais- premiere/topics/francais1-litterature-c3-278-a_dossier-culturel-l-encyclopedie-une-aventure-vers- laconnaissance, tr.it. mia.
5 “Se ogni uomo tende alla felicità, ogni società si propone lo stesso fine: l’uomo vive in società per essere felice. Perciò la società è un insieme di uomini uniti dai loro bisogni, per lavorare di comune accordo alla loro conservazione e alla loro comune felicità.” d'Holbach, P., Système social (1773) in Boulad-Ayoub, J. (1989). Le plus grand bonheur pour le plus grand nombre... Études françaises, 25(2-3), 131–151, [Online], URL: https://doi.org/10.7202/035788ar, tr.it. mia.
6 “Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli” Voltaire, F., Traité sur la Tolérance (1763), tr.it.mia.
7 Manca, D., Valéry e la filosofia della letteratura, par. 4 in Rivista di estetica [Online], 2019, online dal 01 febbraio 2020, consultato il 08 giugno 2023. URL: http://journals.openedition.org/estetica/5191; DOI: https://doi.org/10.4000/estetica.5191.
8 Ibidem.
9 “Sono nato dalla scrittura: prima, c’era soltanto un gioco di specchi; dal mio primo romanzo, seppi che un bambino si era introdotto nel palazzo di specchi. Scrivendo, esistevo, mi eludevo dalle persone grandi; ma esistevo soltanto per scrivere, e se dicevo: io ciò significava: che io scrivo” Sartre, J.P., Les mots, 1964, Gallimard, Parigi, 2009, tr. it. mia.

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Scioli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Adriano Ardovino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 70

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