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Relativismo e cristianesimo in Henri de Lubac nel dramma dell'umanesimo ateo

I falsi valori dell'ateismo

Dostojevskij sente che nella libertà dell'uomo del sottosuolo si cela un germe mortale, la libertà di Raskolnikov genera il senso della propria nullità, impotenza, mancanza di libertà.
La libertà di Stavrogin sfocia in uno stato di deperimento completo, di indifferenza e di annullamento della personalità. La libertà di Kirillov, termina in una rovina completa; egli sostiene l'arbitrio come un dovere, come un obbligo sacro. Deve affermare l'arbitrio, perché l'uomo raggiunga uno stato superiore, puro. Ma anche l'uomo puro che respinge Dio, che vuole diventare come un dio è destinato alla rovina, perdendo la libertà.
La perdita della libertà è perdita dell'uomo: «possibile che nessuno su tutto il pianeta, avendola finita con Dio e avendo posto fede nell'arbitrio, osi proclamar l'arbitrio, nel senso più completo? […] Io sono obbligato a uccidermi, perché il momento più alto del mio arbitrio è uccidere me stesso».

In Ivan Karamazov l'arbitrio e la rivolta raggiungono l'apice di una libertà senza grazia divina. L'autoaffermazione non solo nega Dio, il mondo e l'uomo, ma anche la libertà stessa.
In questo processo fatale chi ha voluto la propria affermazione e ha rivolto la sua libertà contro Dio, ha dovuto rinunciare alla libertà: «Questa è una delle intuizioni più geniali di Dostojevskij. "Partendo da una libertà illimitata", dice Sigalëv, "arrivo ad un dispotismo illimitato"».
Una tale libertà è priva delle garanzie della libertà stessa e conduce al predominio di una minoranza privilegiata sopra la maggioranza.

Il pericolo socialista si nasconde nella ossessione della felicità generale, dell'unificazione generale dell'umanità senza Dio. L'uomo crede di poter creare un mondo migliore con la logica dell'ateismo in nome dell'amore e del bene.

Un mondo necessariamente giusto e buono, armonico, sarebbe un mondo senza Dio, un meccanismo razionale.

Dostojevskij comprende anche che il male è figlio della libertà, ci invita ad osservare l'uomo mentre sconfina i limiti della natura e scopre, nel fondo di quella natura, il castigo. Lo scrittore russo è attratto dai processi penali, ed è assertore che «il male è insito nel profondo della natura umana, nella sua libertà irrazionale, nel suo allontanamento dalla natura divina, e la sua origine è interiore». Interiore e metafisica, non condizionato dall'esterno, dall'ambiente. Viceversa l'umanitarismo nega il male perché nega la personalità, per esso è esterno e condizionato. Questo è il motivo per il quale Dostojevskij è convinto che la punizione esterna, quella legale, per il delitto commesso «è soltanto interiore destino del colpevole». L'esterno è solo un simbolo di ciò che avviene all'interno, per cui i tormenti della coscienza sono più terribili delle pene giuridiche, cosicché il castigo-straziante entra a far parte della via che porta alla liberazione.

Si può affermare, quindi con Dostojevskij, che se la libertà soccombe al male, l'espiazione la ripristina.

Raskolnikov credeva di far parte degli eletti, la categoria di "eccezionali", destinati alla elevazione, al superamento dei limiti, anche attraverso il superamento degli ostacoli che si frappongono al raggiungimento della meta. Ebbene quest'uomo non dà l'impressione di essere libero. Egli cadrà prigioniero del suo stesso delitto, perché quando un uomo nella sua libera scelta uccide un altro uomo, annienta sé stesso. Il dramma dello studente di Pietroburgo è di essere convinto di aver eliminato una idea, un ostacolo, un "pidocchio", ma esso stesso riconoscerà di essere "pidocchio", perché «il "prossimo" è più prezioso del "remoto", ogni vita umana, ogni anima umana vale di più che non il beneficare l'umanità futura, vale più delle "idee" astratte. Tale è la coscienza cristiana. E ciò scopre Dostojevskij».

Questo brano è tratto dalla tesi:

Relativismo e cristianesimo in Henri de Lubac nel dramma dell'umanesimo ateo

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Mazziotta
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari/ Tempio-Ampurias Euromediterraneo
  Facoltà: Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna
  Corso: Scienze Religiose
  Relatore: Gianni Satta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 46

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Parole chiave

cristianesimo
ateismo
dramma
relativismo
henri de lubac
umanesimo ateo

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