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L'insegnamento della Storia negli Istituti Secondari di Secondo Grado nell'Italia repubblicana

I manuali nel dopoguerra

Il problema di una revisione della manualistica si è presentato ancor prima della fine della guerra, subito dopo la caduta del governo fascista, quando «Badoglio impose di togliere la storia degli ultimi vent'anni dalla manualistica, per impedire, con un gesto simbolico, che nella scuola proseguisse l'apologia del fascismo». Comincia così quella sorta di strategia del silenzio che di fatto cancella lo studio della storia contemporanea nelle scuole per quasi vent'anni.

La ragione principale riguardava soprattutto la volontà delle nuove classi dirigenti di promuovere la riconciliazione del paese senza però fare i conti con il fascismo, che comincia ad essere considerato, sulla scorta di Croce, come una sorta di parentesi nella storia italiana. In realtà il fascismo era stato molto più di questo, e l'evoluzione dei manuali scolastici mostra come ci sia stata una sorta di continuità tra i testi pre-fascisti e quelli del ventennio.

In effetti l'esaltazione del nazionalismo e dell'autoritarismo erano elementi comuni ai manuali italiani di inizio secolo, tanto che gli autori di epoca fascista non dovettero «impegnarsi in un'opera di radicale "riscrittura della storia" per compiacere la volontà del dittatore, ma si limitarono a presentare il fascismo come esito di quella stessa "biografia della nazione" da sempre insegnata da generazioni di docenti, rivitalizzandola alla luce della cultura nazionalista divenuta dominante».

In realtà, il fascismo si impone politicamente prima che la manualistica potesse rimettersi in discussione secondo le più recenti acquisizione storiografiche. Perciò, i manuali ereditati dall'Italia repubblicana sono strutturalmente «patriottardi, traboccanti di amore e sottomissione per le autorità in genere e di accettazione acritica del quia, e simili».

Cancellare gli ultimi vent'anni non aveva risolto il problema, perché «non aveva rimesso in discussione nell'essenza concettuale i contenuti dell'insegnamento della storia presenti nei manuali del periodo fascista (rimasti spesso gli stessi), anzi aveva finito con ratificarli e sostanzialmente accettarli ("sciovinismo, agiografia sabauda, spirito antidemocratico e antipopolare")». Tra il 1944 e il 1945 la Sottocommissione per l’Educazione dell’Allied Military Government (AMG), presieduta dal pedagogista statunitense Carl Washburne, si occupa di epurare i manuali scolastici italiani da elementi fascisti, individuando così tre categorie di testi: «Approvati, ammessi con l’obbligo di eliminare le parti o le pagine apologetiche della dittatura, respinti perché pervasi dallo spirito del ventennio mussoliniano». Il risultato di questa selezione è la sopravvivenza nell'Italia repubblicana di alcuni dei più noti manuali di epoca fascista.

Il dibattito sui manuali si accende all'indomani dell'approvazione della già citata legge Scelba. L'articolo 9 di tale legge prevede la promozione di testi scolastici che documentino l'attività antidemocratica del fascismo. Il risultato è la distribuzione a studenti e docenti delle scuole superiori del testo dello storico democratico Luigi Salvatorelli, Venticinque anni di storia (1920-1945). Il testo cerca di ricostruire con un tono pacato la recente storia europea ed extra-europea, ma il suo tentativo scontenta molti, soprattutto per l'uso della categoria storiografica di “guerra civile”, fatta propria dal partito d’azione al quale Salvatorelli aveva appartenuto, per descrivere la lotta di liberazione dal nazi-fascismo.

Il testo è perciò «destinato a suscitare una “fredda accoglienza”, se non addirittura ostilità, soprattutto negli ambienti d’orientamento marxista poco inclini a condividere la prudenza e il cauto incedere del ministro» e, nel contempo, ad accettare una categoria che implicitamente ammetteva il radicamento del fascismo nella società italiana.

Come vedremo, la trattazione di queste tematiche da parte dei manuali scolastici continuerà ad essere causa di contrasti ancora oggi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'insegnamento della Storia negli Istituti Secondari di Secondo Grado nell'Italia repubblicana

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Informazioni tesi

  Autore: Michele Flammia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Paolo Soddu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 79

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