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Legge Madia e la buona scuola - Vincoli ed opportunità

I nodi problematici della buona scuola

Numerose, e di varia natura, sono state le obiezioni sollevate nei confronti della L. 107/2015. Molte di esse, hanno anche goduto di una certa copertura mediatica, spesso a prescindere dalla loro incisività reale. Tra le critiche più argomentate, vi sono quelle dell'Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Educatori, Formatori che ne ha affidato la pubblica esposizione alla propria vicepresidente, Rossella Verri. Anzitutto, è stata rilevata la singolare struttura della legge, di fatto composta da un unico articolo, suddiviso in 212 commi. Il che può stridere con l'articolo 72 della Costituzione, che al comma 1 prescrive che "ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo e con votazione finale". Tale inusitato carattere della legge in questione sembra negare quell'esigenza di un vaglio accurato dei provvedimenti che i costituenti ritenevano imprescindibile. Ciò, all'interno di un discorso molto chiaro circa il ruolo delle Camere, intese a un tempo come luogo di espressione della volontà popolare e in quanto organo di controllo dell'operato dei diversi esecutivi. Altrettanto significativo, e anche d'immediata evidenza, è un altro motivo di contrasto con la Carta del 1948. Il cui ex art 97 precisa che "i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione".

Ma proprio questa imparzialità è messa in questione dai grandi poteri assegnati dal Dirigente Scolastico, a partire da quello di scegliere i docenti più adatti all'Istituto. Diventa dominante, infatti, la valutazione soggettiva d'un singolo, dotato di sempre più estese prerogative. In più, la Legge sulla Buona Scuola divide i docenti tra i titolari di una cattedra e i titolari di un ambito territoriale. Il che mal si concilia con l'art 3 e con i principi di eguaglianza formale e sostanziale che esso stabilisce, rispettivamente, ai commi 1 e 2. Che si tratti una seria criticità lo dimostra il fatto che, su di essa, si sono poi prodotti incisivi interventi: ai sensi dell'articolo 6, comma 8 del CCNI (Contratto Collettivo Nazionale Integrativo) sulla mobilità triennale, a decorrere dal 2019/2020 tutti i docenti assunti in ruolo e quelli trasferiti non potranno essere titolari di ambito ma su scuola. Tra le riserve formulate dall'UCIIM, ve ne sono alcune fortemente impregnate della sua ispirazione religiosa e legate ad aspetti valoriali e ideali. Si lamenta, infatti, l'assenza di riferimenti "alla persona, all'educazione, alla formazione e a quale tipo di studente si vuole formare". L'esclusiva insistenza sull'innalzamento dei livelli d'istruzione e delle competenze, disancorata da una prospettiva di promozione umana, sembra riecheggiare la comunicazione degli obiettivi di crescita commerciale di un'azienda. E se risultano generici i richiami a chi dev'essere formato (cioè, allo studente), non meglio vanno le cose per chi deve formare.

Perché, evidenzia Verri, nel sottolineare la giusta esigenza di un innalzamento qualitativo dell'insegnamento, non si individuano modalità e metodologie, né il contributo dei docenti, cui viene chiesto di migliorare sulla base di un processo indefinito, che per giunta, pur concernendo la loro crescita professionale, sembra quasi non li veda come protagonisti. In più, la formazione della prima infanzia è esclusa da ogni reale potenziamento: per essa si rinvia a un progetto specifico per i bambini da 0 a 6 anni d'età. Ma la formazione dei primissimi anni è centrale nell'articolato processo di crescita culturale d'una persona e non può esser considerata a parte rispetto alle fasi successive. Soprattutto, non ci si può muovere in quest'ottica, se si considera la formazione quale percorso in cui i salti in avanti avvengono sulla base di una continuità di fondo, cioè di un cammino di arricchimento umano che non coincide solo con l'acquisizione di nozioni da spendere, in futuro, sul mercato del lavoro. Su un terreno meno di principio, vengono posti altri problemi, derivanti dal rapporto con la Legge di Stabilità 2015. Secondo quest'ultima, le supplenze brevi per il personale amministrativo e tecnico possono essere assegnate quando l'organico di diritto consta di meno di tre posti.

Laddove per i collaboratori scolastici tali supplenze si rendono possibili a partire dall'ottavo giorno di assenza. A monte di questo contingentamento delle supplenze vi è la convinzione, probabilmente infondata, per cui la digitalizzazione porterebbe a una diminuzione dei carichi di lavoro, laddove l'esperienza sembra aver dimostrato il contrario. Anche per questo, viene visto con preoccupazione il fatto che "il comma 339 della suddetta Legge di Stabilità" preveda "la riduzione di 2020 posti per gli ATA". Non solo, ma essa comporta anche "un ulteriore blocco del CCNL nelle Amministrazioni Pubbliche per tutto il 2015 e (…) una moratoria contrattuale di 6 anni". Ancora una volta, la Corte Costituzionale ha dato indicazioni diverse rispetto all'Esecutivo, definendo illegittimo il blocco della contrattazione collettiva, ma né il Governo, né l'ARAN ne hanno preso atto, ad esempio cominciando a predisporre le condizioni per le trattative. La circostanza che l'UCIIM abbia posto anche tali questioni non deve sorprendere: come si è visto in precedenza, il suo approccio alla formazione è permeato da idealità cristiane e, quindi, dall'idea che l'istituzione scolastica sia nell'essenza una comunità. Una comunità, a ben vedere, che riesce a valorizzare l'apporto e le peculiarità di tutte le persone che, a vario titolo, ne fanno parte. Inclusi coloro che compongono il personale ATA, a cominciare dalla componente considerata più umile, costituita dai collaboratori scolastici. Quest'ottica non comporta solo critiche ma anche proposte: abbiamo visto in precedenza quelle concernenti l'inclusione scolastica, mentre in questo caso non possiamo sottacere la portata della visione complessiva del ciclo formativo, tale da includere come componente essenziale la fase dagli 0 ai 6 anni. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Legge Madia e la buona scuola - Vincoli ed opportunità

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Informazioni tesi

  Autore: Geraldina Matilde Squitieri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Teramo
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze delle pubbliche amministrazioni
  Relatore: Adolfo Braga
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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