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Adozione e adolescenza

Il ruolo dello psicologo nell’adozione

[…] La figura dello psicologo ben si inserisce nel contesto istituzionale per quanto riguarda l’intero percorso adottivo. Generalmente lo psicologo fa parte di una équipe del Tribunale dei minori oppure di un Ente autorizzato dal CAI o addirittura può collaborare nelle ricerche proposte dal CAI stesso. Lo psicologo è chiamato per svolgere una serie di colloqui con la coppia, generalmente vanno dai quattro ai quindici incontri, al fine di giungere ad una valutazione sull’idoneità della coppia stessa. I colloqui coinvolgono sia la coppia che i singoli componenti. Se gli aspiranti genitori hanno già un figlio, lo psicologo avrà un colloquio informale anche con il bambino.

Per quanto riguarda i colloqui sulla coppia l’obiettivo principale è quello di comprendere le reali ragioni che spingono i due adulti verso il percorso adottivo, nonché la comprensione della loro storia personale, individuale. Il colloquio valutativo aiuta normalmente la coppia stessa a contestualizzare il desiderio di adozione ed è uno strumento fondamentale per la conoscenza dei due genitori visti in un’altra prospettiva. Lo psicologo deve essere considerato come uno strumento essenziale per arrivare ad una valutazione globale e non certo come giudice della coppia adottiva. Durante i colloqui infatti, è compito dello psicologo mettere in luce tutte le problematiche e gli aspetti più difficili derivanti l’adozione. Molte coppie infatti, se messe di fronte a delle reali prospettive di difficoltà potrebbero tirarsi indietro. Nell’eventualità in cui la coppia non risultasse idonea, può comunque tentare successivamente di presentare un’ulteriore domanda di adozione; comunque, è previsto un supporto psicologico con una serie di sedute di terapia breve per accompagnare la coppia nel momento dell’attesa per la presentazione della seconda domanda. Lo psicologo mira dunque a comprendere e soprattutto a far capire alla coppia stessa le reali motivazioni di questa richiesta di adozione.

In seguito a questa serie di colloqui lo psicologo dovrà sottoscrivere la sua valutazione e decretare l’idoneità o meno della coppia.
La possibilità di non essere idonei non deve comunque essere vista come una nota negativa, ossia una incapacità della coppia, in realtà la valutazione viene compiuta su più fronti. Una prima dimensione che viene sottoposta alla valutazione è quella relativa alla dinamica del lutto della coppia per la mancata possibilità di avere un figlio proprio. Bisogna tener presente che sia il bambino che i futuri genitori sono portatori di traumi dolorosi. Mentre il bambino convive col trauma dell’abbandono e del rifiuto, la coppia molto spesso deve accettare l’incapacità di procreare. Una seconda sfera importante nell’analisi valutativa è quella relativa le attese delle coppia. Lo psicologo dovrà cercare di valorizzare sicuramente le attese nei confronti del bambino ma dovrà comunque mettere in luce le eventuali difficoltà derivanti un’adozione ad esempio internazionale. Uno dei pericoli maggiori è infatti quello della restituzione del bambino durante il primo periodo di affidamento e questo rischio potrebbe risultare devastante per la psiche del piccolo che si vedrebbe ancora una volta rifiutato.

Ciò che lo psicologo dell’équipe adozioni è tenuto a fare è la valutazione della capacità di poter sostenere la genitorialità adottiva con lo scopo innanzitutto di limitare i rischi su un bambino già provato. Lo psicologo deve altresì tutelare la coppia cercando di renderla cosciente di eventuali difficoltàalle quali potrebbe andare incontro con l’adozione e soprattutto cercare di far comprendere che l’adozione ha maggiori complicazioni rispetto ad una genitorialità naturale. È chiaro che la valutazione dello psicologo non mette al riparo nè la coppia né il bambino da eventuali problematiche future concernenti l’adozione, l’adattamento, la genitorialità, ma comunque crea una nuova prospettiva della visione di questo percorso. La valutazione psicologica quindi, dovrebbe essere letta dalla coppia come una opportunità di conoscersi meglio e sotto un nuovo profilo,piuttosto che come un giudizio categorico o una critica nei loro confronti. Durante i colloqui possono emergere delle problematiche inconsce, ma anche delle aspettative positive e realistiche attraverso le quali gli aspiranti genitori potranno ancorarsi sentendosi più forti e sicuri. Il compito dello psicologo, spesso coadiuvato dalla figura dell’assistente sociale e dal medico pediatra, non si conclude con queste prime valutazioni. Una delle reali difficoltà che si presentano allo psicologo è quella di riuscire ad agganciare da subito la coppia genitoriale per poterla poi eventualmente seguire anche nel post adozione. Soprattutto gli Enti autorizzati forniscono un aiuto ed un sostegno psicologico gratuito alle famiglie adottive. […]

Il lavoro dello psicologo si sviluppa in più aree. Sicuramente quello di aiutare la coppia a trasformarsi in unità genitoriale pur mantenendo un’identità duale è un primo importante aspetto della professionalità dello psicologo, e poi un’altra prospettiva fondamentale resta quella della creazione di un nuovo nucleo famigliare e quindi dell’integrazione del bambino nel mondo della coppia e viceversa, dei nuovi genitori nella vita del piccolo. In realtà si pensa maggiormente a quelle che potranno essere le difficoltàdella genitorialità adottiva ma una dimensione davvero fondamentale resta le preparazione del bambino alla nuova famiglia. Questi bimbi arrivano da Paesi stranieri spesso denutriti ed in condizioni igienico sanitarie precarie e vengono catapultati in una realtà del tutto differente da quella di origine. Lingua, alimentazione, cultura del tutto sconosciute entrano nel loro piccolo mondo, scioccandoli. Gli Enti possono fare ben poco per introdurre questi bambini, se non al momento del loro arrivo nel nostro Paese. Non esiste, seppur molti Paesi hanno sottoscritto la Convenzione de L’Aja, un programma di prevenzione e di preparazione per la nuova condizione che coinvolga il minore.

[…] L’ingresso nella scuola del bambino e l’adolescenza restano i momenti di crescita più delicati, dove un sostegno psicologico potrebbe risultare fondamentale al fine di gestire dinamiche particolarmente problematiche e turbolente. Le scuole italiane non hanno programmi di supporto per le problematica adottiva. Alcune entità a sé stanti, sviluppano dei programmi speciali nel momento in cui si prospetta loro un caso di adozione. Solamente la Regione Veneto ha varato un piano economico mirato per la tematica adottiva. I beneficiari sono le varie AUSL, scuole o Istituzioni che hanno la possibilità di presentare un loro progetto ed essere economicamente sostenute. Il tutto sempre in totale autonomia. La figura dello psicologo resta ancora oggi in Italia un professionista al quale si guarda con sospetto o con poca credibilità. Un aspetto sicuramente fondamentale è la formazione a monte della figura professionale. La tematica adottiva richiede una preparazione mirata e specifica e non tutti gli psicologi, benché professionalmente preparati, sono formati per questo genere di percorso preciso. Il voler aiutare e sostenere una famiglia adottiva non è sufficiente in quanto l’arrivo del bambino richiede una preparazione coadiuvata da un’équipe specializzata che va dal pediatra, al neuropsichiatra infantile, all’assistente sociale. Un altro aspetto problematico che riscontra questo professionista è proprio quello determinato dal contatto con i futuri genitori che sono obbligati alla valutazione psicologica. L’obbligatorietà è un fatto imprescindibile al quale nessuna coppia può sottrarsi poiché senza il “patentino” di idoneità non possono ottenere dal Tribunale dei minori il primo affido del bambino. Lo psicologo ha dunque un carico di responsabilità enorme di fronte alla coppia, al bambino che sarà adottato e alle istituzioni stesse che confidano nella sua valutazione.

Attualmente lo scenario italiano si presenta a macchia di leopardo per ciò che concerne l’offerta formativa delle varie figure professionali e i progetti di carattere regionale. Università o altre Istituzioni accreditate dal MIUR propongono corsi, master e seminari sull’argomento adozione già da una decina d’anni e con una certa continuità. Numerose ricerche sono state attivate ed altre sono in progetto anche grazie al CAI che spesso collabora con Università Statali italiane. Alcune Regioni stanziano fondi per i progetti adozioni e post adozioni coinvolgendo i vari Enti e Servizi Locali. Per quanto riguarda la scuola bisogna dire che non esistono decreti in cui ci sia l’obbligo da parte di queste ultime di avere piani di sostegno o progetti relativi la genitorialità adottiva o l’ingresso del minore adottato. Al momento dunque, non esiste una regolamentazione o, meglio, un piano definitodi stanziamento di risorse che coinvolga l’intero territorio nazionale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Adozione e adolescenza

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Informazioni tesi

  Autore: Ilaria Tonelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Sara Di Giacomo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 136

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