La fattispecie contrattuale di swap

Un’altra, recente vicenda che ha portato alla luce l’argomento della “finanza complessa” negli enti locali è quella che vede coinvolto il Comune di Milano per un’operazione relativa ad uno swap (Interest rate swap) di durata trentennale che mirava a ristrutturare il
debito relativo ad un’emissione obbligazionaria bullet di durata anch’essa trentennale e di valore complessivo pari a circa 1,68 miliardi di euro.
Il processo che è nato in seguito alla vicenda sotto esposta è in realtà ancora in svolgimento, non è perciò possibile svolgere una dettagliata analisi giuridica. Tuttavia si possono ripercorrere le principali fasi di questa situazione di conflitto fra le banche e il comune di Milano.
Nel giugno 2005, l’amministrazione milanese decide di ristrutturare il debito da 1,85 miliardi del comune, esposto prevalentemente in mutui di cui il 70% a tasso variabile (euribor a 6 mesi + 19 punti di base spread) e il 30% a un tasso fisso del 5,19%.
Per assegnare l’operazione, il Comune indice una gara a cui vengono invitate 26 banche.
Partecipano in 20 e vincono in quattro: Depfa Bank, Deutche Bank, Jp Morgan e Ubs che sostituiscono il debito del comune con un bond a 30 anni a 1,685 miliardi di euro che l’ente locale si impegna a rimborsare in blocco alla scadenza (nel 2035) con un tasso di interesse fisso annuo del 4,019%.
In questo modo il Comune ha allungato il suo debito e abbassato il tasso di interesse pagando alle banche una commissione dello 0,01% sul valore dell’operazione: 168 mila euro; ma quando un comune emette un bond di questo tipo è obbligato per legge a costituire un piano di ammortamento tale da accumulare annualmente le somme necessarie per garantire il rimborso del prestito ed evitare di scaricare l’intero onere sulle amministrazioni successive.