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Il genio di Arturo Malignani. La Luce sul progresso economico nel passaggio al XX secolo.

Il Cemento, un successo imprenditoriale

Ad Arturo Malignani, già in vita gli furono riconosciute doti di grande industriale, massimo merito fu riuscire ad aprire al Friuli, una via molto importate per lo sviluppo edilizio ed industriale: la via della produzione del cemento. L'industria delle calci idrauliche e dei cementi fece la sua comparsa in Italia nel 1858 ed è andata perfezionandosi a rilento, nel 1904 l'Italia consumava appena 360.000 tonnellate di cemento e di queste buona parte era importata dall'estero. Per Malignani questo era assurdo, perché cercare all'estero quello che con materie prime nazionali si poteva produrre in massima abbondanza?

Nella sua provincia, la produzione del cemento non aveva ancora fatto il suo ingresso in forma e dimensione industriale, sicché nel 1890 vi erano solo tre piccole fornaci attrezzate rudimentalmente, con una quindicina di operai in tutto e localizzate una a Resiutta e due a Buia. Il suo interesse ai leganti idraulici veniva dalle esperienze fatte per la realizzazione della Diga di Crosis; si convinse delle grandi prospettive del cemento, promosse e partecipò alle ricerche delle marne nella provincia fino a quando nel 1906, queste furono localizzate nella vasta zona eocenica collinare (chiamata Nidizza) compresa tra l'alto corso del Torre e il medio corso dell'Isonzo nella valle del Torreano, da dove era originaria la sua famiglia. Fu scoperto un vastissimo giacimento, una montagna di calcare per Portland della capacità di un milione di metri cubi.

La scoperta diede il via all'industria cementiera friulana: essa nasce infatti nel biennio 1907/8 con due distinte e quasi contemporanee iniziative.

La prima, friulana di uomini e di mezzi, fu promossa dal Malignani e si concretizzò il 19 marzo 1907 nella società 'Cementi del Friuli di G. D'Odorico e C.' con capitale sociale di 400.000 lire e sede ad Udine; la seconda faceva capo alle 'Fabbriche Riunite di Bergamo' gestita da Antonio Pesenti, che sarebbero poi state il nucleo iniziale della odierna 'Italcementi'. Dopo gli iniziali conflitti per l'acquisizione dei giacimenti migliori, le due società scelsero definitivamente la loro localizzazione.

La Cementi del Friuli opererà nella valle del Chiarò, a monte di Torreano di Cividale, l'Italcementi preferisce, invece, la valle del Natisone, 10 km a monte di Cividale. Per l'ubicazione degli stabilimenti di cottura, l'Italcementi scelse la vicinanza alle fonti di materia prima e quindi presceglie un'area vicino alla stazione di Cividale, facilmente ad essa raccordabile; la Cementi del Friuli, invece, essendo costituita dalle maggiori impresi edili di Udine, creò lo stabilimento alle porte del capoluogo, raccordandolo al tronco ferroviario Udine-Cividale che eseguirà i trasporti della materia prima.

L'affermarsi in provincia della produzione cementiera e delle nuove tecniche di costruzione edilizia sollecitò, poi, l'affermazione della parallela industria dei manufatti in cemento della quale in verità già esisteva un precedente sin dal 1885 nella piccola fabbrica di oggetti in cemento, uso Portland, che Girolamo d'Aronco gestiva a Udine.

Malignani anche nell'industria del cemento fu un instancabile sostenitore della solidarietà consortile fra gli imprenditori edili, primi consumatori di cemento; nello sfruttamento delle cave di marna il socio comproprietario non poteva utilizzarle direttamente, ma poteva acquistare il prodotto ad un prezzo di favore, infatti ad essi era «riservata prima di ogni altro, in proporzione alla potenzialità della fabbrica e alla rispettiva interessanza , tutta la produzione della fabbrica».

Egli era fermamente convinto che in Italia si potesse raggiungere l'autonomia produttiva, nel suo progetto infatti, pensava al primato mondiale della nazione e avrebbe voluto consacrarlo con la costruzione ad Udine, di una torre di cemento armato alta 332 metri, in occasione dei festeggiamenti nel 1916 del 50esimo della liberazione del Veneto dall'Austria. La struttura avrebbe superato anche le costruzioni simili degli americani e sarebbe stata realizzata nella pianura friulana tra Mortegliano e Palmanova, per il sottosuolo ghiaioso più adatto a sostenere l'imponente struttura. Il progetto del 1914 non fu mai attuato per lo scoppio della prima guerra mondiale. Malignani non si accontentò solo della cava di Torreano, ma fece eseguire altre ricerche, in Val di Natisone, dove furono trovati altri giacimenti di materiale , non della bontà di quello di Nidizza, ma certo buone. [...]

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Il genio di Arturo Malignani. La Luce sul progresso economico nel passaggio al XX secolo.

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Grazia Ruggiero
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica Pegaso
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Vincenzo Camuso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 84

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