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Max Scheler e la stratificazione dell'empatia

Il co-sentire

Siamo giunti all'ultimo livello della stratificazione empatica, il risentire (nachfühlen) funziona infatti da base per una nuova relazione, quella del co-sentire (mitfühlen).

Il co-sentire è lo strato della relazione intersoggettiva che più si avvicina all'uso comune del termine "simpatia". Il termine "simpatia (συμπάϑεια)", che «è di origine greca e nasce dall'unione di syn (che significa "insieme, nello stesso tempo") e pathos (che rinvia ai sentimenti e alle passioni)»6, è molto usato nel linguaggio comune, ma la sua fortuna è dovuta alle numerose elaborazioni filosofiche e da una ricerca portata avanti da diverse aree scientifiche: dalla filosofia alla psicologia, dalla biologia alle neuroscienze.

Max Scheler, un «intellettuale di vasti interessi, non sono solo filosofici, ma anche scientifici, storici, sociologici e antropologici»7, ha offerto un grande contributo per la comprensione della simpatia, portando avanti un'indagine fenomenologica e riportando i suoi pensieri in un lavoro sistematico come Essenza e forme della simpatia, «è questo il grande libro che inaugura la fenomenologia e l'ontologia dell'essere sociale»8, soprattutto nella seconda edizione, quella del 1923, che contiene importanti approfondimenti.

Uno degli obiettivi dell'indagine scheleriana è quello di dimostrare che è al livello della simpatia che gli uomini riescono effettivamente a costruire relazioni affettive, e un'indagine di questo tipo non può che partire da questi interrogativi: cosa accade quando gli uomini decidono di partecipare emotivamente ai vissuti dei loro simili e, di conseguenza, simpatizzano fra loro? In quale disposizione d'animo ci troviamo quando simpatizziamo per il vissuto dell'altro con-gioendo o con-patendo con esso? La simpatia si presenta come l'unica via che ci consente di cogliere la realtà degli altri in termini emozionali, «si realizza in un contesto che si apre a una dimensione intersoggettiva non solo psicologica, ma anche capace di cogliere la realtà delle persone»9.

Ma quali differenze passano tra il ri-sentire e il co-sentire? È molto importante, prima di concentrarci unicamente sulla dimensione del co-sentire, comprendere la differenza tra queste due forme dell'empatia, lo stesso Scheler scrive che «dobbiamo rigorosamente distinguere il "ri-sentire" e il "ri-vivere" dal "co-sentire"»10. Nel ri-sentire non vi è un elemento di intenzionalità o di spinta emotiva nei confronti dell'altro, è un piano più cognitivo in cui ci limitiamo a sentire i vissuti dell'altro comprendendo che questi sono qualcosa di fenomenologicamente diverso dai nostri vissuti. Tuttavia, «sentire e comprendere non sono di per sé sufficienti perché il vissuto dell'altro sia oggetto di simpatia»11.

È nel co-sentire che si opera una scelta, una decisione. Il co-sentire si costruisce sul «comprendere che ri-sente»12, quando co-sentiamo decidiamo, mediante una tensione emotiva, di accogliere in noi, tenendo sempre conto delle differenze fenomenologiche che sussistono tra i nostri vissuti e quelli altrui, le esperienze emotive dell'altro. In questo modo acquistiamo la capacità di condividere, partecipare e accogliere i vissuti di altri soggetti, ma solo se, e questo è un presupposto fondamentale e da non dimenticare, prima si è stati capaci di sentire e comprendere i vissuti altrui. La simpatia si rivela quando accogliamo i vissuti emotivi dell'altro, inteso come esistenza individuale, che può essere oggetto di con- gioire o con-patire: il co-sentire «pone in evidenza la priorità della relazione personale che non è annullamento dell'io nell'altro ma ciò che ne accentua il valore della differenza»13.

La simpatia va allora intesa come quell'esperienza emotiva che consente agli uomini di abbandonare un'ottica solipsistica e di cogliere le emozioni di altre persone partecipandovi intenzionalmente. Da un punto di vista ontologico, per Scheler «l'apertura della trascendenza nell'uomo si rivela in quella dimensione intenzionale di partecipazione all'essere che è prima di tutto originaria relazione tra persone»14. Quando parliamo di simpatia non possiamo non considerare un milieu intersoggettivo, in cui gli enti che ri-sentono si preparano ad una più profonda condivisione: «l'alterità, intesa come quella trascendenza di ogni sfera intima individuale personale è ciò che la simpatia lascia sempre del tutto intatto senza alcuna pretesa di riduzione all'io»15.

L'autentica simpatia presuppone una differenza essenziale tra le persone, una consapevolezza dell'esistenza di essenze psichiche altrui, la sua opera consiste infatti nel cogliere le realtà esperienziali ed emotive degli altri in quanto altri: «il genuino co-sentire si rivela nel fatto che esso include la natura e l'esistenza dell'altro e la sua individualità nell'oggetto del con- patire e del con-gioire». Il co-sentire è strutturalmente fondato su questi due elementi: «l'intenzionalità emotiva rivolta alla gioia/dolore dell'altro, la partecipazione alla sua esperienza». Questo è quello che Scheler intende generalmente con il termine co-sentire (mitfühlen), ma egli prosegue la sua indagine e, così come ha fatto per l'unipatia, cerca di chiarire al meglio il significato della nozione con numerosi esempi, richiami storici e confronti critici con dottrine di altri autori.

6 E. Lecaldano, Simpatia, cit., p. 9.
7 L. Boella, Rileggere il Sympathienbuch, in Essenza e forme della simpatia, Milano, Franco Angeli, 2010, p. 9.
8 G. Cusinato, R. De Monticelli, M. Scholossberger, Discutono «Essenza e forme della simpatia» di Max Scheler, cit., p. 162.
9 E. Lecaldano, Simpatia, cit., p. 85.
10 M. Scheler, Essenza e forme della simpatia, cit., p. 44.
11 A. Donise, Critica della ragione empatica, cit., p. 141.
12 M. Scheler, Essenza e forme della simpatia, cit., p. 46.
13 V. Venier, L'eterno confine. Saggio su Max Scheler, Venezia, Libreria Editrice Cafoscarina, 2012, pp. 176-177.
14 Ivi, p. 178.
15 Ivi, p. 177.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Max Scheler e la stratificazione dell'empatia

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Informazioni tesi

  Autore: Lorenzo Cardines
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Anna Donise
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 68

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