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Lo sport per lo sviluppo. Organizzazioni nonprofit e Responsabilità Sociale d'Impresa a confronto.

Il contributo della Responsabilità Sociale d’Impresa di leghe e squadre sportive

Importanti leghe e squadre sportive, conosciute a livello mondiale, creano i propri programmi di RSI, in quanto ormai hanno assunto l’organizzazione di vere e proprie imprese private inserite sul mercato. Lo sport in sé si può considerare socialmente responsabile in virtù di tutti quei valori e competenze che esso trasmette e insegna, i quali contribuiscono al miglioramento delle qualità di vita delle persone e delle comunità.
Detto ciò, avendo a disposizione grande esperienza pratica e manageriale nel campo dello sport, un numero sempre più ampio di leghe e squadre professionistiche esprimono la propria responsabilità sociale sviluppando nuovi progetti di SDP oppure diventando partner in quelli proposti da governi, ONG, associazioni locali e istituzioni intergovernative. Il supporto di marchi così famosi, come l’Inter, il Manchester United o l’NBA, consente ai partner di portare maggiormente in evidenza la causa alla quale stanno lavorando e di entrare a far parte di un network di relazioni esteso a livello globale, oltre a ricevere finanziamenti.
Al fine di mostrare il crescente numero di progetti di SDP proposti e supportati dalle leghe e dalle squadre professionistiche come attività socialmente responsabili porto alcuni esempi relativi agli Stati Uniti, il continente europeo e l’Italia.

Nel 2002 la squadra di baseball americana Boston Red Sox ha istituito una fondazione per supportare enti nonprofit e progetti propri nell’ambito dei servizi sanitari, educativi e ricreativi rivolti ai bambini e alle famiglie più bisognose del New England. Tra i progetti proposti, ad esempio, “Reviving Baseball in Inner Cities” è un’iniziativa, sviluppata in collaborazione con la Major League Baseball (MLB), che utilizza il baseball per allontanare i giovani delle aree economicamente svantaggiate del paese dalla droga e dall’alcool, incentivarli a non abbandonare la scuola insegnando a risolvere pacificamente i conflitti e innalzando la loro autostima dentro e fuori dal campo.

La lega statunitense di pallacanestro, National Basketball Association (NBA), nel 2005, lancia un’iniziativa di impegno sociale: NBA Cares. Questa riunisce una serie di progetti ed eventi in vari paesi, nei quali la pallacanestro è utilizzata come strumento per promuovere lo sviluppo dei bambini e delle loro famiglie, la salute, l’educazione, cercando di migliorare il benessere delle comunità in cui operano. Tali progetti sono supportati dalle squadre, dai giocatori e dalla lega stessa.

Sempre negli Stati Uniti, nel 2007, la National Football League (NLF), ha lanciato un’iniziativa nazionale, chiamata “NFL Play60”, per invogliare i bambini e i giovani ad avere una vita sana e attiva, impegnandosi in attività sportive per almeno 60 minuti al giorno. Giocatori ed allenatori supportano il programma con attività in orario scolastico, extra scolastico e durante i principali eventi della lega.

L’Arsenal è attivo nei quartieri nord di Londra fin dagli anni Ottanta. Il suo progetto, “Arsenal in the Community”, utilizza il calcio e lo sport in genere per incoraggiare la conoscenza e l’integrazione tra bambini e giovani. Inoltre propone programmi sportivi all’interno delle scuole per motivare ed invogliare i ragazzi.

FC Barcelona Foundation, creata nel 1992, utilizza lo sport e i suoi valori positivi per promuovere lo sviluppo umano e sociale di bambini ed adolescenti in alcune città catalane. Nel 2006 il club ha aderito ai MDGs delle Nazioni Unite e ha iniziato la collaborazione con l’UNICEF in progetti sportivi mirati alla lotta contro l’AIDS. Il Barcelona, in occasione della ventiquattresima Giornata Mondiale contro il Polio (24/10/2012), ha messo la propria popolarità e i propri mezzi mediatici a disposizione della Bill & Melinda Gates Foundation per la creazione di programmi mirati all’estinzione della malattia.

In Italia, oltre al programma di RSI del F.C. Internazionale (a cui è dedicato il Capitolo V), la Fondazione Milan Onlus finanzia il progetto all’interno delle scuole di Varese, “Sport si può”, che permetterà, nell’anno scolastico 2012-’13, la partecipazione di 180 ragazzi diversamente abili ad un corso di nuoto. La Fondazione, inoltre, affianca l’ente nonprofit sudafricano Project Playground in un progetto mirato alla formazione dei bambini attraverso lo sport di squadra e il gioco, nei quartieri poveri di Cape Town.

Come già anticipato nel testo, nei prossimi capitoli presento in modo dettagliato alcuni progetti che impiegano lo sport come strumento di sviluppo. Il Capitolo IV presenta due casi relativi al settore nonprofit, quello di Universal Peace Federation (UPF) e quello di Peace Games UISP, mentre il Capitolo V riguarda il progetto di RSI di F.C.
Internazionale Milano, Inter Campus. I due capitoli sono stati realizzati grazie ad alcune interviste che ho realizzato con persone dello staff di Peace Games e di Inter Campus, alle mail scambiate con il Presidente di UPF sezione Monza Brianza ed al materiale informativo da loro fornitomi. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Lo sport per lo sviluppo. Organizzazioni nonprofit e Responsabilità Sociale d'Impresa a confronto.

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Corona
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Studi internazionali, dello sviluppo e della cooperazione
  Relatore: Aldo Geuna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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Parole chiave

sport
responsabilità sociale d'impresa
stakeholder theory
squadre sportive
organizzazioni nonprofit
inter campus

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