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Le banche di credito cooperativo: caratteristiche, valori e orientamento ai soci. il caso della BCC Valle Seriana

Il credito cooperativo in Italia

Fino a qualche anno fa, anche per il fatto che il mercato bancario era meno competitivo rispetto ad oggi, l'analisi teorica non riconosceva alle banche locali cooperative un ruolo specifico, distinto da quello delle grandi banche nazionali; oggi, invece, per una migliore comprensione del funzionamento dei mercati bancari è più che mai necessario conoscere le difformità tra le banche locali cooperative e le altre banche. Nel dibattito economico è infatti ampiamente riconosciuto che in Italia esiste un modello di sviluppo industriale decentrato, spesso identificato con le aree locali popolate da moltissime piccole e medie imprese. Gli economisti hanno sostenuto varie argomentazioni riguardo ai fattori che hanno potuto favorire lo sviluppo decentrato italiano; quello che è certo è che buona parte dello sviluppo industriale italiano si è potuto realizzare mediante imprese di piccole dimensioni o di tipo mutualistico che utilizzavano finanziamenti di banche locali cooperative, i cui amministratori spesso coincidevano con gli stessi piccoli imprenditori o con i soci delle imprese mutualistiche produttive.
L'analisi del credito cooperativo in Italia permette di considerare alcune precedenti ricerche su istituzioni finanziarie e territorio dalle quali è emerso un sistema di piccole banche in grado di esercitare sul proprio mercato di riferimento un controllo molto più intenso rispetto a quello esercitato dalle grandi banche sul mercato nazionale.

Si può certamente affermare che esiste un'Italia delle Banche di Credito Cooperativo, ove ciascuna di queste aziende di credito, seppur trascurabile rispetto al sistema nazionale, svolge un ruolo predominante nella propria area di riferimento. L'Italia delle Banche di Credito Cooperativo è una realtà presente in quasi tutte le regioni, principalmente nei centri minori un tempo prevalentemente agricoli.
Le Banche di Credito Cooperativo si possono anche definire "operatori di frontiera", dato che spesso garantiscono i servizi bancari in luoghi periferici ed isolati e contribuiscono a sviluppare un mercato dei capitali in aree che altrimenti ne rimarrebbero sprovviste; inoltre, sostengono iniziative imprenditoriali individuali e favoriscono lo sviluppo economico di nuove comunità. Negli ultimi anni, queste banche hanno vissuto un periodo di crescita e di trasformazione: concentrazioni, fusioni, apertura di nuovi sportelli e concorrenza con altre banche. Oggi, le Banche di Credito Cooperativo da una parte sono unità indipendenti, ma dall'altra appartengono anche ad organismi di categoria; questo permette loro di poter usufruire di determinati prodotti e servizi comuni, che altrimenti esse singolarmente non sarebbero in grado di garantire.
La cooperazione di credito ha sempre coinvolto un elevato numero di italiani. Alla fine del 1998, le Banche di Credito Cooperativo associate alle Federazioni locali erano ben 520, con oltre 2.600 sportelli; esse impiegavano più di 20.000 dipendenti ed avevano quasi 500.000 soci. All'interno di queste banche, la figura principale è quella del direttore: nelle Banche di Credito Cooperativo minori (ossia con un patrimonio inferiore a 12,5 miliardi di lire) vi è in genere un direttore che opera a stretto contatto con la clientela e che ha il pieno controllo dell'organizzazione interna; nelle Banche di Credito Cooperativo più grandi, invece, vi è solitamente un direttore che si occupa personalmente solo dei clienti più importanti e delega ad altri le rimanenti questioni. In entrambi i casi, tuttavia, la sua durata media in carica (di circa 8 anni) risulta più elevata rispetto a quanto avviene nelle altre categorie di banche.

Si è già detto che molte banche locali (e tra loro le Banche di Credito Cooperativo) svolgono un ruolo predominante, molto più importante di quanto potrebbe far ritenere la loro dimensione all'interno del sistema bancario nazionale. Riguardo alle Banche di Credito Cooperativo, l'area territoriale rilevante diventa il Comune, che rappresenta la migliore approssimazione alla dimensione del mercato in cui operano queste banche, e in particolare i comuni minori (ossia quelli con meno di 5.000 abitanti); è opportuno ricordare che, dei quasi 6.000 comuni minori esistenti in Italia, nel 1994 circa 2.300 avevano una sola banca (che nel 25% dei casi era una Banca di Credito Cooperativo) e questa azienda di credito costituiva l'unica o la prevalente fonte di finanziamento per circa due imprese clienti su tre. Si può quindi sostenere che non è vero che il peso delle Banche di Credito Cooperativo all'interno del sistema bancario nazionale sia trascurabile; infatti, la misura da considerare non è la quota della categoria nell'aggregato nazionale, ma la dimensione all'interno del mercato di riferimento e, a tal proposito, il potere di mercato delle Banche di Credito Cooperativo nei comuni d'insediamento è mediamente molto elevato. Le Banche di Credito Cooperativo costituiscono per l'economia italiana, per il sistema bancario e per la Banca d'Italia una formula pienamente vitale e certamente indispensabile.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le banche di credito cooperativo: caratteristiche, valori e orientamento ai soci. il caso della BCC Valle Seriana

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Marchetti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1999-00
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia delle Istituzioni e dei Mercati Finanziari
  Relatore: Laura Viganò
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 180

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