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Crescere nella diversità. L'importanza del genitore omologo in un setting di danzamovimentoterapia

Il disagio corporeo

Il senso dell’identità è ottenuto attraverso un processo di differenziazione dell’altro da me: lo sviluppo dell’Io incomincia a partire dal corpo, in primis dall’esperienza fusionale corpo a corpo con la madre contenente il senso del proprio Sé individuale una volta che i propri confini corporei delimitati sono percepiti separati da quelli della madre. La pelle dunque diventa il confine fra me e il non me: lo sviluppo del sé corporeo avviene in un modello di scambio relazionale tra realtà interna a partire dalle sensazioni corporee (calore, contatto, cure) e la realtà appartenente ad oggetti esterni.
La madre, inoltre, rispondendo alle esigenze e alle attese del bambino crea un ponte di fiducia tra il bambino stesso e il mondo reale permettendogli l’integrazione dell’Io, ovvero la strutturazione dell’individuo come unità.
La presenza di un deficit rende più complesso e difficile il dialogo tra se stessi e il mondo altro. Il corpo diventa il luogo di sensazioni spiacevoli in cui il divario tra ciò che sente e ciò che riesce a decifrare, modificare, esprimere, impedisce l’integrazione tra psiche e soma e in generale del benessere. La rappresentazione di sé al contrario esprime il senso di frattura e di frammentarietà e di un disagio corporeo legato al rifiuto, all’esclusione del corpo, all’unità spezzata.
Questo disagio (unitamente allo sguardo del mondo comunitario nei riguardi della diversità) innesca emozioni negative e ha una ripercussione sulla dimensione emotiva e sull’immagine di sé.
Come da un volto visto in uno specchio cosa riceve di ritorno il disabile?
Il corpo, come esposto sopra, è elemento centrale nella costruzione dell’identità, e diventa specchio su cui gli altri possono riflettere giudizi, disapprovazioni, gradimenti che vanno ad influenzare l’autostima dell’individuo. Tutto ciò che viene introiettato nel corpo e mentalizzato relativamente al contesto esterno, all’esperienza soggettiva e oggettiva che coinvolge l’individuo, contribuisce a comporre l’immagine corporea, (e a definire il “chi sono io” e “come mi vedono gli altri”). In presenza di disabilità mentale grave é attendibile che la rappresentazione di sé si struttura attraverso un’insufficiente processo di individuazione-separazione e una sterile organizzazione delle esperienze e dei vissuti, (esistendo in maniera scollegata tra loro costituiscono una rappresentazione di sé frammentata). La persona qui esiste prevalentemente come porzione del collettivo, identificata con una dimensione collettiva (famiglia, società, organizzazioni ecc,), senza una sua propria identità.
Il rapporto tra “chi sono io ?” e “come mi vedono gli altri?” dev’essere riposizionato alla luce di tutti gli elementi disorganici che impediscono ai soggetti con ritardo mentale di raggiungere una propria individualità e contestualmente una certa armonia tra le due domande.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Crescere nella diversità. L'importanza del genitore omologo in un setting di danzamovimentoterapia

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Informazioni tesi

  Autore: Grazia Benvegna
  Tipo: Tesi di Master
Master in Danzamovimentoterapia
Anno: 2009
Docente/Relatore: Lovisolo Annapaola
Istituito da: La linea dell'Arco - Centro di formazione nelle artiterapie
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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Parole chiave

artiterapie
danzamovimentoterapia
danzaterapia
fiducia di base
genitore omologo
gioco-fiaba
identificazione
oggetto d'amore
rapporto primario
rapporto simbiotico
relazione genitori figli
teoria dell'attaccamento
terapia corporea
vittorio volpi

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