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Anny Duperey, Le Voile noir: entre ''récit de soi'' et photographie

Il fallimento della memorazione tramite le fotografie

Se nei paragrafi precedenti si è discusso del peso delle fotografie all'interno delle autobiografie e, in particolare, di quanto queste ne Le Voile Noir siano l'elemento costitutivo, è doveroso insistere sul carattere ambiguo che assumono nel romanzo.
Nel caso di Duperey, il lavoro che ha preceduto e accompagnato la realizzazione del testo, è talmente intenso sul piano psico-emotivo che, l'autrice stessa, ha riscontrato un cambiamento radicale nella sua persona, una trasformzione tangibile causata proprio dal passaggio dai fatti alla parola scritta.
Tuttavia, il processo autobiografico che viene intrapreso, è stato spronato e messo in atto proprio grazie al materiale fotografico. Come si è più volte spiegato, le fotografie che fanno parte de Le Voile noir non hanno lo stesso valore che d'abitudine posseggono questo tipo di immagini, infatti secondo Julie Leblanc, non possono essere percepite come una rappresentazione della storia familiare, poiché esse «n'apportent aucune représentation ontologique du passé».567

Il processo che avrebbero dovuto scaturire, almeno in una certa misura, ossia contribuire alla ricostruzione dell'effettiva genealogia della famiglia di Duperey, suggerisce un esito negativo, poiché la memorazione è assente; tuttavia, i frammenti rimasti sono « 'rianimati' dalla finizione».568 L'autrice non riesce a ricostruire il suo passato, in questo modo non consegue la ricostruzione del suo albero genealogico attraverso il materiale visivo. Tuttavia, è necessario insistere sul termine "ri- costruzione" che indica l'idea che sebbene i ricordi vengano recuperati, questi non avranno la loro forma originaria, pura e bruta, poiché, come sostiene Paul Ricoeur, la memoria è « fondamentalement réflexive ».569
Pertanto, si può affermare che ciò che Duperey compie è un processo che la conduce ad appropriarsi di una determinata idea che si è fatta del suo passato, che si basa certamente sulle fotografie, ma di cui il motore principale è la sua immaginazione, o nella più precisa definizione di Julie Leblanc: « [s]a conscience autoréflexive».570

La fotografia in questo caso, agisce in maniera parziale, illustra ma non parla, non racconta, Duperey non vede che solo alcuni aspetti della sua vita d' 'avant', quelli che possono essere desunti anche attraverso un'immagine statica, stampata, e incapace di comunicarle qualcosa. Tutto ciò che lei aggiunge alla prima impressione visiva sono degli elementi reinventati, difatti, la veridicità di ciò che l'autrice pone su carta non potrà mai essere confermata, è impossibile verificare se i ricordi siano affidabili e incontestabili.
 
Tuttavia, è pur vero che, a partire dai pochi frammenti accessibili, tramite le tracce del suo passato, riesce a costruire la sua storia, sebbene in maniera lacunaria e ipotetica, riuscendo a ristabilire i legami che la uniscono ai suoi genitori e a riempire il vuoto che hanno lasciato. Inoltre, se tutte queste iniziative sembrano mancare di validità o di autenticità, per Véronique Montémont, permettono comunque all'autrice di«reconstruire et de réaffirmer cette filiation».571 In breve, malgrado tutte le limitazioni, l'autrice riesce a rappresentare questi legami che hanno avuto un forte impatto sul suo processo di guarigione e superamento del lutto.

Non si può negare l'utilità dei suoi sforzi, anche perché spesso, si pensa all'autobiografia come interamente dipendente dall'esistenza da cui deriva, ma questo processo può essere facilmente capovolto: poiché può variare «la gamme des événements qui ont semblé pertinents à l'autobiographe».572

Effettivamente, nel caso de Le Voile noir, si ha l'impressione che siano il testo, e più in generale il processo di scrittura ad avere un effetto positivo sull'autrice.
Nel momento in cui la missione delle fotografie fallisce, è il testo che dalla loro osservazione nasce, ad essere prevalente. Tuttavia, il ruolo delle fotografie resta una parte fondamentale, poiché se non innescano la memorazione, attivano il cammino terapeutico. D'altro canto, non è possibile negare che il loro lato oscuro sia un 'memento mori': «all photographs are memento mori. To take a photograph is to participate in another person's (or thing's) mortality, vulnerability, mutability. Precisely by slicing out this moment and freezing it, all photographs testify to time's relentless melt».573

Tuttavia, per Duperey, questo aspetto non è quello principale, poiché le immagini che ha ereditato da suo padre, rappresentano chi ha cessato di esistere, raffigurano il «symbole en noir et blanc de ce qui n'était plus»574 testimoniano la fugacità della vita e l'irrevocabilità della morte: « [c]e qui a été n'est plus et ne sera jamais».575 Nella misura in cui Duperey non possiede nessun ricordo dei primi otto anni della sua vita, le fotografie di suo padre «jouent pleinement de la distinction entre sens et existence»576 : confermano l'esistenza di ciò che è stato ma non forniscono nessuna informazione sulla sua rappresentazione. L'amnesia di cui soffre l'autrice, asporta il valore referenziale alle fotografie, nonché la loro facoltà di soddisfare il bisogno del «voir pour croire».577

Alla luce di queste riflessioni, si può affermare che, su un piano superficiale Duperey utilizzi le fotografie come «miroir de la réalité» 578 poiché vengono descritti sia i personaggi rappresentati sia il contesto spazio-temporale in cui sono ritratti. Difatti, a primo impatto le fotografie sembrano essere subordinate al testo nella misura in cui esse partecipano alla costruzione dell'identità dei membri della famiglia Duperey/Legras. [...]

567 Julie, LEBLANC, op. cit., p.85.
568 Valeria, SPERTI, Il romanzo contemporaneo francese e l’obiettivo fotografico, cit., p.208.
569 Paul, RICOEUR, op. cit., p. 3.
570 Julie, LEBLANC, op. cit., p.85.
571Véronique, MONTEMONT, Anny Duperey-Le Voile noir, « ITEM », 2017, http://www.item.ens.fr/articles-en-ligne/anny-duperey-le-voile-noir/ .
572 Philippe, LEJEUNE, op. cit., p. 42.
573 Susan, SONTAG, op. cit., p. 14.
574 Anny, DUPEREY, Le Voile noir, cit., p.14.
575 Ibid., p.20.
576 Julie, LEBLANC, op.cit., p.85.
577 Philippe, DUBOIS, L’acte photographique, Bruxelles, Éditions Labor, 1988, p. 19.
578 Ibid., p.21.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Anny Duperey, Le Voile noir: entre ''récit de soi'' et photographie

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Informazioni tesi

  Autore: Mariateresa Vanacore
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere Moderne
  Corso: Lingue e letterature moderne euroamericane
  Relatore: Valeria Sperti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 175

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