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Psicoanalisi e Femminismo: Un’analisi della letteratura psicoanalitica di autrici femministe

Il femminismo dell’uguaglianza, ed oltre

Per il femminismo dell’uguaglianza avere gli stessi diritti non ma non essere trattati allo stesso modo è la formula di un paradosso.
Ma quando si parla di uguaglianza a cosa ci si riferisce? Oltre ai diritti, può esistere altro che può o debba rendere uguali gli esseri umani?
Certo è che l’uguaglianza concreta non esiste, o meglio esistono donne che sono simili tra loro sul piano del genere (così uomini simili tra loro), poiché, sul piano del genere, le donne non solo sono diverse dagli uomini, ma lo sono anche tra loro, così come gli uomini sono diversi tra loro e dalle donne. L'uguaglianza quindi può dunque essere riferita solo a un concetto teorico, ed è quindi solo la condizione concreta che scaturisce dalla femminilità della donna ad essere posta in stretto rapporto con il diritto all'uguaglianza, cosa, tra le altre, che fa sì che le donne continuino ad essere identificate col loro corpo.
In altri termini, le due posizioni argomentano su piani semantici distinti: le femministe dell'uguaglianza continuano a ragionare solo da un punto di vista astratto, teorizzando un’uguaglianza concettuale, visto che l'uguaglianza di tutti resta immaginaria, mentre le femministe della differenza analizzano e parlano di differenze concrete.
Ma è ovvio che uguaglianza e differenza non possono certo essere pensate come indipendenti: l’una è niente senza l’altra.
L'obiettivo delle teoriche della differenza è quello di decostruire le gerarchie sessuali basate sulla differenza concreta, che è quella posta dalla differenza di genere, ma solo se esiste il principio di uguaglianza si possono difendere i diritti all'uguaglianza delle diverse persone, e anche il loro diritto ad essere diversi: un pasticcio, insomma.
Si innesta qui, su questo punto focale, l’idea che il Femminismo dell’uguaglianza possa andare oltre ed essere l’ariete che apre il varco non solo ai diritti femminili, ma a quelli di gender, ed oltre.
Vale a dire che le differenze concrete, quelle legate ai dati di realtà, possono essere ordinate attraverso concetti, e che la realtà stessa potrebbe già essere ordinata da concetti più o meno invisibili.
La pressione che la società ha esercitato sulla costruzione dei ruoli sessuali è divenuta un dato comunemente accettato, e se il corpo viene liberato da un'esperienza legata ad un'opposizione binaria, le esperienze del sesso non polarizzano più soltanto in maschio/femmina ma piuttosto tendono a costellare, a divenire multiple, plastiche, variabili e flessibili.
Da un certo punto in poi, tutti pensano che la produzione di differenza, nel sé e nella società, sia il tratto dominante della storia moderna, e tutti tentano di rifiutare il pensiero forte ed il concetto di verità assoluta: psicologi, studiosi, filosofi anti-illuministi, mass-media, scienziati politici, antropologi e sociologi, fuggono ogni spaccatura dicotomica e tentano di allargare la prospettiva ad un'ottica pluridimensionale, ed in quest’ottica, intanto, dall’ultimo ventennio del secolo scorso iniziano ad affaccendarsi intorno al concetto di gender, preciso ma mutevole.
Alla differenza assoluta se ne aggiungano altre di nuovo tipo, multiple e mai binarie. Offrire una semplice lettura dei problemi e delle questioni che pone la definizione del soggetto donna, non basta più, e il Femminismo della differenza pare adesso doversi scontrarsi con un problema ben più grosso: l’accusa di avere la pretesa di tracciare confini tra natura e cultura.
Per il soggetto nomade dell'epoca postmoderna, aumentano la possibilità e la capacità di scelta, le parole chiave sono parzialità e flessibilità. Il forte richiamo delle nuove identità nazionali ed etniche da una parte, l'influsso dell'esplosione telematica, che crea continuamente nuove forme di identità, minano le basi della società patriarcale ed aprono nuove frontiere possibili e dissoluzioni dell'identità binaria (De Lauretis 1999).
A mettere in discussione il paradigma eterosessuale, e rendere evidente l’assenza di un confine tra natura e cultura così come di una naturalità delle relazioni tra i sessi, ci prova, fra le altre, Judith Butler: vediamo come.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Psicoanalisi e Femminismo: Un’analisi della letteratura psicoanalitica di autrici femministe

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Informazioni tesi

  Autore: Donatella Buti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia Dinamica e Clinica della Persona, delle Organizzazioni e della Comunità
  Corso: Psicologia Dinamica e Clinica della Persona, delle Organizzazioni e della Comunità
  Relatore: Francesca  Ortu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 155

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