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Tra Hermann Nitsch e Marina Abramovic. Produzione, mediazione e ricezione attraverso un'analisi empirica dei micro-rituali

Il Metodo Abramovic

Il pubblico ha bisogno di esperienze che non sono solo voyeuristiche. La nostra società corre il rischio di perdere il suo centro spirituale. Gli artisti devono essere l’ossigeno della società. La funzione dell’artista in una società disturbata è quella di dare consapevolezza dell’universo, di porre le domande giuste, di aprire la coscienza e di elevare la mente.
(M. Abramovic in Thornton, 2015, p. 297)

Il Metodo Abramovic si delinea come un processo di preparazione fisica e mentale, svolto con un particolare intento meditativo e spirituale. Inizialmente, viene elaborato e utilizzato dalla stessa artista al fine di allenarsi a sopportare i ritmi delle sue performance, soprattutto in vista di The Artist is Present, svolta a New York nel 2010. In occasione di tale evento, che si rivelerà l’opera cardine che permetterà ad Abramovic di consolidarsi come icona dell’arte performativa, il Metodo subentra anche nel percorso preparativo degli artisti scelti da Marina Abramovic stessa, affidati alla riproduzione delle retrospettive artistiche nei piani superiori del MoMa.
Successivamente, in particolare nel 2012, il Metodo Abramovic diventa una vera e propria performance art che entrerà a far parte del palinsesto artistico della performer.

Diversamente da come era stato concepito il corpo nella pratica artistica degli anni precedenti, quindi dalle provocazioni teatrali dei dadaisti durante la prima guerra mondiale fino alle azioni volutamente banali, assurde e comiche dei Fluxus, uno degli esiti più interessanti della riflessione di Marina Abramovic risiede nell'attribuzione al corpo di un allargamento della conoscenza tramite saperi autonomi iscritti nella carne, che sono tali da permettere di riferire al corpo il formarsi di complessi inconsci. In altre parole, il corpo ci pone di fronte a un ordine di conoscenza altro. Accanto alla sua data forma di sapere della conoscenza manifesta, che scaturisce dall'innesco del processo conosciuto dei sensi tramite la percezione o tramite i comportamenti […], Marina svela nell'uomo un sapere latente, precedente la sua stessa nascita, che proviene da un contratto stabilito attraverso un patto originario tra l'uomo e il mondo, di cui bisogna riappropriarsi. (Diego Sileo in Sileo, Viola, vol. 1, 2012, p. 16-17)

Nonostante The Abramovic Method venga attuata all’interno di un’istituzione appartenente ai mondi dell’arte e, di conseguenza, prevede una serie di meticolosi accorgimenti organizzativi e burocratici, ciò che scaturisce dall’opera e l’esito dell’esperienza per chi vi partecipa si propone come assolutamente soggettivo e personale, al di fuori di ogni schema e previsione formale.
Come in molti performer, anche in Marina si percepisce un certo timore per l'eccesso di formalizzazione, specialmente nei suoi pezzi più teatrali o in quelli dove sono impiegati i suoi “oggetti transitori”. La deriva verso il formalismo è un male piuttosto comune nell'arte contemporanea, specialmente nel suo versante più fondamentalista. [Moure, 2010]. (Diego Sileo in Sileo, Viola, vol. 1, 2012, p. 17)

Al contrario del rigido impianto progettuale che caratterizzava le aktion di Hermann Nitsch, in Marina Abramovic si ritrova la volontà di evitare l’eccesso di formalismo, mantenendo esclusivamente quello necessario alla realizzazione pratica della performance, per poi lasciar spazio ai risultati, talvolta inaspettati, scaturiti dagli intensi flussi di energia prodotti, poiché lo scopo del lavoro di Abramovic non è tanto la liberazione dello spirito attraverso la riproduzione sequenziale di rituali prestabiliti, bensì tramite la connessione interpersonale con alter, il cui effetto conclusivo rimane non scritto.
I rituali che danno forma al Metodo combaciano con pratiche ascetiche e meditative, proprie delle culture orientali e indigene di cui Marina Abramovic fece esperienza nel corso del suo vissuto.

Marina puntava a rimuovere il conflitto tra il corpo e lo spirito generato dalla cultura e dalla scienza occidentali, e lo faceva utilizzando idee orientali di connessione e contemplazione. (Diego Sileo in Sileo, Viola, vol. 1, 2012, p. 17)
Vengono attuati una serie di esercizi volti a rallentare i movimenti del corpo e della mente, al fine di svuotarsi dalle condizioni prettamente materiali e terrene che caratterizzano il corpo occidentale e di ricavare le potenzialità scaturite dalla propria energia interiore. Tali rituali prevedono una consapevole concentrazione sul presente, sul qui ed ora circoscritto all’atto, e la creazione di un personale spazio carismatico ove il corpo ha la possibilità di ascendere e giungere ad una certa apertura emotiva.
Prendere il cammino dell’universo interiore, rompere il contatto con l’ambiente per raccogliersi in se stesso, concentrarsi per abbandonare le spiagge della vita inautentica, la superficie immediata dell’esistenza: tutto ciò è stato sempre inteso come l’essenza del processo meditativo. (Spinsanti, 1983, p. 91)
È possibile associare parte delle pratiche svolte durante il Metodo ad atti sciamanici che seguono i medesimi principi, tra cui l’elevazione dello spirito dalla carne, pur mantenendo saldo il rapporto con il corpo, in quanto veicolo dell’essere e dell’animo.
Nel rituale sciamanico, il corpo assume un valore altissimo non solo come medium ma anche come elemento sociale e politico. Il corpo dello sciamano è borderline tra la sanità e la visione estatica, ma è anche elemento su cui si esplicano le sofferenze provenienti da agenti esterni in una sorta di transfert e trasmissione dei significati.
Il corpo è proprio uno degli elementi più indagati nell’arte contemporanea che si interseca con lo sciamanesimo. (Biagini, 2015)
Al PAC di Milano, la performance viene organizzata fornendo la possibilità al pubblico di partecipare in prima persona all’esperienza. L’artista, accompagnata dalle due assistenti Lynsey Peisinger e Rebecca Davis, esplica le istruzioni ai partecipanti volontari, per poi proseguire con un’iniziale preparazione psico-fisica finalizzata ad affrontare il percorso in maniera adeguata.

Marina Abramovic: […] Abbiamo costruito tre oggetti essenziali, per creare le tre posizioni principali del corpo umano: in piedi, seduti, sdraiati. Gli oggetti sono fatti di materiale naturale: rame, legno, magneti, quarzi bianchi e neri. Lo scopo di questi oggetti è di interagire e creare esperienze per ognuno di voi. (Sileo, Viola, vol. 2, 2012, p. 32)

Lynsey Peisinger: […] Iniziamo unendo le mani, allungandoci verso il soffitto e stirando bene i muscoli. Inspirate aprendo bene i polmoni. ed espirate. Rilasciate tutto. Facciamolo un'altra volta. […] Ora girate la testa da destra a sinistra. Rilassate il collo. Sentite le spalle “cadere” verso il pavimento. Ora ricentratevi. È molto importante che tutti i sensi siano aperti e pronti a ricevere tutte le informazioni.
Adesso creiamo calore ed energia con le mani. […] Aprite la fronte. Sentite come i muscoli della testa si rilassano sotto le vostre mani.
Iniziate a concentrarvi sul vostro respiro. Sgombrate completamente la mente. Creiamo di nuovo energia. Respirate profondamente.
Ora prendiamo questa energia e apriamo bene agli occhi. […] Massaggiate intorno agli occhi e alle sopracciglia. Sbattete le palpebre molto velocemente. Nel farlo, guardatevi intorno e osservate tutto ciò che vedete. ora spalancate gli occhi fissando un punto davanti a voi.

Creiamo di nuovo energia. Ora prendete questa energia e massaggiate il naso. Aprite il naso quanto più potete. Appoggiate bene le dita ai lati del naso. Fate un respiro profondo dal naso. ed espirate. […]
Ora la bocca. Massaggiate i denti. E le labbra. Massaggiati i muscoli che usate per sorridere. Aprite bene la bocca. Tirate fuori la lingua. Dite “Aaaaaa…”.
Unite le vostre mani. Stringetele insieme e sentite che create tanto calore ed energia. Prendete quell’energia e concentratela sulle vostre orecchie. Aprite e rimettete le mani sulle orecchie. Ora mettetevi le dita nelle orecchie e apritele più che potete. Tiratevi le orecchie. Apritele in modo che tutti i suoni possano entrare fluidamente.
Ora con i sensi attivati entrate in contatto con il vostro respiro. Unite ancora le mani e iniziate ad aprire il petto. […]
Ora diamoci una bella lavata con l’energia. Tutto questo ha aperto i vostri sensi. Potete vedere meglio, odorare meglio, gustare meglio, ascoltare meglio, la vostra mente è pulita. Ora quell’energia fatela scorrere lungo le braccia, il petto e lo sterno, la pancia, la parte lombare, lungo le gambe, giù fino ai piedi. E poi raccogliete tutta questa energia. Alzate le mani al soffitto. Tenetele alte e sentite l’energia confluire nelle vostre mani. […] (Sileo, Viola, vol. 2, 2012, p. 33-34)

Rebecca Davis: Spostate il vostro peso in avanti sulla punta dei piedi. E ora indietro sui talloni, ora cercate il baricentro piegando leggermente le ginocchia.
Chiudete gli occhi. Lasciate che i vostri occhi si ammorbidiscano. Concentratevi sulla lingua. […]
Mettete le mani sulla pancia e sentite il movimento in avanti del vostro respiro. Mettete le mani sulle costole e lasciate che il respiro muova le vostre mani. […]
Ogni fila di sedie formerà un gruppo. La persona in piedi all’estremità della vostra fila vi guiderà attraverso l’intera installazione, per le tre fasi. Questa persona vi accompagnerà per l’intera durata dell’esperienza; quindi, se avete qualcosa da chiedere, potrete rivolgervi a lei.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tra Hermann Nitsch e Marina Abramovic. Produzione, mediazione e ricezione attraverso un'analisi empirica dei micro-rituali

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Grivellaro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Sociali
  Corso: Sociologia
  Relatore: Luca Martignani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 173

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hermann nitsch
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