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L'armonizzazione del diritto dei consumatori: l'armonizzazione minimale e massimale, due tesi a confronto

Il "nuovo inizio"

Gli interventi dell'UE in materia di tutela dei consumatori sono stati realizzati attraverso la legislazione secondaria, ovvero attraverso l'utilizzo delle direttive. A differenza di altri strumenti comunitari, la direttiva risulta molto flessibile perché prescrive un obbligo sull'obiettivo da raggiungere, ma lascia agli Stati membri la facoltà di scegliere lo strumento più idoneo per conseguire il risultato, quindi in un settore come quello dei consumatori in cui, fino al Trattato di Maastricht la Comunità non aveva competenza a legiferare, la direttiva appariva come lo strumento più congruo per armonizzare le discipline dei vari Stati membri.

Dal 1975 gli interventi della CEE sono stati numerosi e gli effetti innovatori nei sistemi giuridici nazionali non possono di certo essere trascurati. Se da un lato è giusto riconoscere quindi il merito dell'attività europea, che ha spinto molti Stati ad adottare misure a tutela dei consumatori, dall'altro bisogna prendere atto degli aspetti non del tutto positivi dell'intervento comunitario.

Le iniziative europee non hanno seguito un piano sistematico e metodico, ma sono progredite in modo empirico intervenendo nei settori più disparati e seguendo un approccio di tipo funzionale: si è intervenuti laddove era maggiormente necessario e laddove erano già presenti discipline nazionali da prendere come modello. Il caso della direttiva in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi può servire da esempio: questo tema era all'ordine del giorno in tutti gli Stati membri, che avevano sviluppato modelli differenti per ampliare la responsabilità dei produttori nel caso di prodotti difettosi, così si decise di intervenire a livello europeo visto che il tema era di interesse generale. Questa logica ha reso l'intervento comunitario estremamente frammentato: incongruenze, lacune e arretramenti rispetto ai progetti iniziali sono stati molto frequenti, inoltre le direttive sono sempre il risultato di lunghi e difficili negoziati e la necessità di raggiungere un compromesso spesso non ha giovato alla coerenza interna. Negli anni Ottanta quando la tutela dei consumatori non trovava un riferimento giuridico nel Trattato di Roma, l'espediente che ha consentito ad alcuni Stati membri di superare le reticenze e convincerli a trasferire alla CEE la competenza in materia di consumatori, è stata la c.d. armonizzazione minimale, vale a dire la facoltà riconosciuta ai Paesi membri di adottare misure più rigorose a tutela dei consumatori rispetto a quelle previste nelle direttive europee.
L'armonizzazione minimale è stata quindi la filosofia dominante della politica europea dei consumatori sin dalle origini. La stessa Commissione ha incoraggiato i Paesi membri a sviluppare norme più protettive affinché gli altri Stati potessero beneficiare delle esperienze dei loro vicini. Secondo questa logica il diritto europeo dei consumatori sarebbe stato progressivamente migliorato sulla base delle migliori esperienze provenienti dagli Stati membri.

In virtù della sua funzionalità, l'approccio minimale, dopo essere stato costituzionalizzato dal Trattato di Maastricht e riaffermato dal Trattato di Amsterdam, non è mai stato messo in discussione almeno fino al 2001 quando la Commissione ha reso nota la nuova direzione che intende seguire per il diritto europeo dei consumatori.

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L'armonizzazione del diritto dei consumatori: l'armonizzazione minimale e massimale, due tesi a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Flora Moriconi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Raffaele Torino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 85

FAQ

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Parole chiave

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consumatori
armonizzazione
trattato di maastricht
tutela del consumatore
acquis
diritto consumatori
armonizzazione minima
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