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Antropologia dei disastri e del territorio: il caso aquilano

Il paesaggio come prodotto sociale e culturale

Non esiste un paesaggio in senso oggettivo e indipendente da un osservatore, solo l’ambiente naturale si configura come un frammento di realtà esterna indipendente dall’azione esercitata dall’uomo, il paesaggio invece è sempre un prodotto dell’intervento degli individui e delle comunità, che non si limitano a modificare l’ambiente in senso fisico attraverso la trasformazione del territorio, ma anche attraverso la costruzione di rappresentazioni simboliche complesse.

Per analizzare il rapporto tra spazio e società bisogna prendere in considerazione il concetto di morfologia sociale formulato da Durkheim e Mauss19, per morfologia sociale si intende lo studio delle dinamiche di distribuzione territoriale dei fenomeni sociali che non riguardano unicamente le forme di insediamento e di configurazione territoriale dello spazio, ma anche le attività economiche, politiche e culturali. Gli studi antropologici hanno concepito come lo spazio non sia solo un contenitore fisico dove si struttura un sistema sociale, ma anche un area di sistemi relazionali e culturali. Gli elementi che concorrono alla strutturazione di uno spazio riguardano: le relazioni con l’ambiente, la relazioni di scambi di beni, le relazioni di parentela e di vicinanza e le relazioni di comunicazione come la diffusione di lingue e scritture.

Lo spazio si definisce come prodotto sociale perché subisce un processo di trasformazione causato dall’agente culturale, dove la natura si caratterizza come un mezzo, la cultura come un agente di trasformazione e il paesaggio culturale come il prodotto finale.
Francesco Remotti definisce lo spazio sociale come mai neutro ed uniforme, ma variegato, fatto di luoghi che si differenziano in modo notevole dove la cultura “è segno impresso: è l’azione o meglio la serie di azioni mediante cui si imprimono segni sui luoghi, corpi e manifestazioni”.

Ogni società si distende in uno spazio, lo articola e lo organizza in certi luoghi eleggendo o ritagliando certi ambiti specifici; secondo F. Remotti i concetti di luogo e corpo sono delle metafore sociali strettamente legate tra loro che definiscono attraverso un rapporto relazionale il concetto stesso di cultura. In quanto elemento che interviene, modifica, ed imprime i suoi segni sulle realtà naturali, la cultura si configura come una manifestazione di forza che instaura un rapporto di potere con la natura circostante, e si definisce come potere attraverso un processo di trasformazione che incide e trasforma il paesaggio circostante. F. Remotti propone un analisi semantica della popolazione dei Nande dello Zaire secondo cui l’abitare e l’insediarsi sono processi interpretati come il prodotto di un tagliare il territorio [...].

La cultura quindi è un agente di trasformazione che incide sul paesaggio trasformandolo e connotandolo di elementi simbolici che costituiscono l’identità di
un determinato gruppo sociale. Un ambiente naturale viene sempre ricostruito culturalmente attraverso opere di manipolazione che producono caratteristiche tali da trasformare i luoghi in paesaggi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Antropologia dei disastri e del territorio: il caso aquilano

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Minciaroni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Teorie e Pratiche dell'Antropologia
  Relatore: Alessandro Simonicca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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